C’è questo modo di dire, che risale all’infanzia del mio ex, che abbiamo per lungo tempo usato per definire i luoghi, in casa e fuori casa, verso il cui accesso i nostri gatti hanno sempre avuto la tendenza ad aspirare, luoghi ovviamente proibiti, irraggiungibili o caldamente sconsigliati per dei felini grassocci ma curiosi e spericolati.
Il “giardino delle curiosità”, nel passato, altro non era che un giardino davanti a cui passavano sempre due ragazzini di ritorno da scuola: un luogo il cui accesso era negato attraverso un robusto cancello e, per questo, oggetto di fantasiose supposizioni da parte dei due, al punto da ribattezzarlo così e da tramandarne l’uso anche alle persone di contorno, così come con me, che non ne facevo parte allora né faccio più parte oggi.
Ma i modi di dire diventano di chi li usa, fanno parte del lessico famigliare e così, ogni proibito luogo di casa è tuttora nominato con il suffisso “delle curiosità”, se i gatti hanno particolare desiderio di accedervi, a volte usando l’astuzia, a volte la forza, a volte protestando con scatologiche manifestazioni. C’è quindi la stanza delle curiosità, la scala delle curiosità, il balcone delle curiosità e, ovviamente, l’armadio delle curiosità.
Non so cosa spinga un gatto ad infilarsi in un armadio, è un istinto primordiale che lascio volentieri spiegare a chi è più esperto di me, sarà questione di territorialità ma anche curiosità, perché amano provare il senso di protezione di un luogo chiuso, ma anche per il gusto di accedere al proibito o forse, più semplicemente, di non voler accettare un no come risposta, sta di fatto che ogni volta che il rumore dell’anta viene percepito durante qualsiasi momento del giorno e della notte, durante la veglia e il sonno, durante la siesta o durante il pasto, da qualunque punto della casa, è possibile vedere letteralmente due proiettili di pelo che vi schizzano dentro a velocità supersonica.
Per fare cosa, poi, vi chiederete? Sonnecchiare, ovvio.
Non toccano il contenuto dell’armadio, né ci giocano, né tentano di rovinarlo con unghie e morsi, semplicemente vi si adagiano e continuano a fare indisturbati quello che stavano già facendo.
In teoria, potrei smettere di supervisionare e lasciare gli armadi aperti tutto il giorno, tutti i giorni, e sono certa che non succederebbe niente ma, da soggetto ansioso, non riesco ad avere fiducia e a non controllare e temo sempre di ritrovarmi un abito rovinato, oppure che succeda qualcosa a loro per una mossa incauta, così continuo ad allontanarli, ad impedirgli di rimanere troppo a lungo in quel luogo tanto banale ma allo stesso tempo speciale, perché proibito.
Un giorno, invece, è successo: sono uscita di casa e mi sono dimenticata l’armadio aperto. Non ci ho pensato tutto il giorno perché ero convinta di averlo chiuso come sempre, quindi neanche minimamente in allarme né di fretta sono tornata a casa e -stupore, agitazione, ansia- entrambe le ante erano spalancate.
Erano trascorse ore.
Ore di libero accesso ad un luogo proibito.
L’armadio delle curiosità, irrimediabilmente profanato.
In una frazione di secondo ho visualizzato gatti feriti, veterinari d’urgenza, maglioni fatti a coriandoli, terremoti e tragedie.
Vi chiederete: ma dov’erano i gatti?
Molto semplice, erano sul letto a dormire ed erano anche particolarmente indispettiti dal fatto che stessi facendo tutto quel casino per un banale armadio lasciato aperto. Avranno fatto un giro, forse ci avranno anche schiacciato un pisolino, ma sono rimasti il tempo sufficiente per capire che non c’era niente di davvero accattivante e misterioso così come avrebbero creduto.
E sono tornati al proprio comodo, caldo, rassicurante, solito posto. E, almeno per qualche giorno, hanno smesso di rompere i maroni.
Tutti noi abbiamo un giardino, un armadio, una scatola delle curiosità ed è il posto dove crediamo di poter custodire una parte di noi che vogliamo tenere lontana dagli altri o, in caso contrario, a cui desideriamo accedere perché pensiamo di trovare chissà quale mistero dell’esistenza. A parte che quasi sempre queste cose sono celate altrove, ignoriamo che un luogo “delle curiosità”, aperto o chiuso, può diventare famigliare -e piacevole- con uno sforzo minimo di fiducia.
E un paio di gatti che ci dormono dentro.
LdC