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Giorgia Cantini rules.

9 Novembre 2006

Lo guardo. È ancora bello alla sua maniera sensuale e trascurata. Ma la scena di me nuda nel suo letto che premo i polpacci sui suoi fianchi per sentirlo spingere più a fondo l’hanno già girata. Quello che mangia al mio tavolo non è Andrea Berti, è il mio ricordo di lui.

 

(…)

 

Eccoci qui, intimi ed estranei, coi nostri stentati monosillabi tra un morso di pane e l’altro: la sua curiosità, la mia diffidenza. Tutto suona assurdo. E assurde, forse, sono le cose migliori o il modo in cui dobbiamo viverle per non restare fregati. Assurdo che io gli chieda dove è stato in ferie o se ha ancora quel gatto tigrato che scatenava la mia allergia, e che lui si interessi ai miei casi investigativi quando l’unica domanda che vorrebbe farmi è “stai con qualcuno?”. Ma via, professore, siamo o non siamo due professionisti della solitudine? Ovvio che sono sola, come lo sei tu, anche se di sicuro hai qualche fidanzata…

 

No che non è semplice fingere di non essermi mai stretta contro il suo bacino o di non avere mai sentito la sua lingua esplorare le mie cavità. La tossicità dell’amore comincia sempre così: incontri qualcuno, ci vai a letto e in quattro e quattr’otto sei già pronta a chiamare il sesso in un altro modo. Come se bastasse un organo in un altro per costruirci sopra un romanzo. Come se non potessimo resistere alla tentazione di arredare il silenzio con la vacua mobilia delle parole.

 

(…)

 

Basta. Non abbiamo più niente da dire. C’è un vaccino contro l’amore che la scienza non ha ancora inventato ma di cui noi stiamo testando il brevetto. Il caso è chiuso. Ho studiato a lungo le sue tracce, ho ricostruito i movimenti del nemico. In gergo tecnico si chiama “anestesia etica”. Significa che non lo vedo e non lo sento. Non mi immedesimo in lui. Non mi fa più male. Non è pericoloso. Mi verrebbe quasi voglia di dirglielo, che gli voglio bene. Se promettesse di girarmi al largo, forse glielo direi.

 

“Vuoi un caffè?”

“Sì.”

Si alza prontamente. “Vado dentro a ordinare.”

Dalla camicia aperta intravedo il suo petto glabro e abbronzato. Certo che tornerei a scambiare i miei fluidi corporei coi suoi come gomme da masticare finchè non finisce lo zucchero, finchè il palato non si insabbia e viene da sputare. Certo. E gli direi anche “grazie” alla fine.

 

(…)

 

“Fatti viva.”

Annuisco come una che non lo farà.

“Buona giornata.”

“Anche a te.”

Aspetto che esca dal cancellino del bar e accendo un’altra Camel. Il Magro si avvicina per sparecchiare il tavolo. “Sei più andata a mangiare al Rococò? Lì il branzino lo fanno proprio buono…”

(Bentornato, tempo reale.)

 

Grazia Verasani – Velocemente da nessuna parte

Ed. Colorado Noir

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  1. A me non è piaciuto, specialmente gli interludi romantici col pischello della libreria erano insopportabili. Se t’interessa il noir, ti convien leggere i caposaldi. Partendo da James M. Cain, e poi via con gli altri Grandi.

  2. Nel primo libro la Cantini era più noir, in questo si è ammorbidita… Grazia è anche e soprattutto un’amica, non potevo non leggerla ;o) Comunque grazie del consiglio, sai che io sono sempre golosa di nuovi spunti letterari!

  3. Voglio assolutamente leggere Quo vadis baby, ho adorato il film…e, da quello che leggo, l’atmosfera è quella a tutti gli effetti!

  4. WOW è bellissimo!!!

    scusa DANI s eno sono molto presente (credimi vorrei poterlo essere molto di più sul tuo blog, che apprezzo tantissimo). Spero fi tornare in pausa pranzo e dedicar più tempo! pero’ il BUON AGIORNATA era d’obbligo!!!

    Ahhh l’altro giorno ti ho troppo pensata. Ero da IKEA e ho visto un quandro del tuo avantar! E’ stato automatico associare il quadro a te!

    Un bacio bella. a presto

  5. @Deb a me son piaciuti entrambi, poi sai il campanilismo fa la sua parte.. vedere i film ambientati nella propria città – almeno a me – fa sempre un gran effetto.

    @Pozzerus quale parte trovi più vera di questo brano? Così, per curiosità.. poi ti dico quella che preferisco io.

    @Lorelay non preoccuparti, passa quando vuoi! Sto valutando l’acquisto del quadro Ikea da mettere sul letto, tanto per la cronaca, anche se portarmi l’icona del blog fino a casa… mah… diciamo che finora mi è sembrato un po’ emotivamente gravoso.

  6. A proposito di spunti librari, me ne è venuto in mente uno ripensando al titolo del libro di Grazia ed ad un po’di sano campanilismo.

    Un amico comune mi ha regalato, sei mesi fa, “lentamente prima di morire” di Patrick Fogli.

    A me è piaciuto molto. Era da tempo che non mi attaccavo ad un libro che mi prendeva al punto da farmi “fare le corna” agli altrei quattro-cinque che di solito alterno sul comodino. Non sono stato felice finchè non sono arrivato in fondo.

    Buona l’atmosfera, la tecnica (importantissimo!), l’ambientazione, le idee, gli spunti e certe divagazioni “poetiche” che a me ricordano Stefano Benni.

    In più un suo grande punto a favore: io spesso valuto un autore, soprattutto se di gialli o noir, da come riesce a trattare l’immancabile momento di erotismo.

    Fogli pare ci riesca molto bene, come Lucarelli (leggere “l’isola dell’angelo caduto” per credere), mentre, purtroppo, il mio idolo Loriano Macchiavelli, su quello, secondo me, pecca un pò (vedi “Sarti Antonio e il malato immaginario”).

    Ciao

    OT.

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