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Rincasando pensavo alle relazioni e ad una maledizione di 15 anni fa.

21 Dicembre 2006

Non paga di aver tediato Italo per una mezz’ora abbondante con i miei sproloqui sui fragili rapporti tra uomini e donne, con non rari riferimenti al cavallo di battaglia di tutte le mie esperienze più inverosimili e deludenti, ho continuato a ribollire di pensieri anche nel tragitto tennis-casa. Che una che si mette in sottofondo Baglioni che canta quelle degli altri, diciamocelo onestamente, non merita di meglio che affogare nel suo mare di melassa e seghe mentali.

 

Rincasando, dicevo, pensavo alle relazioni. Ci sono quelle che ti aprono a qualcosa di nuovo ed esotico, quelle che sono vecchie e familiari, quelle che ti portano tante domande, quelle che ti portano da qualche parte inattesa, quelle che ti portano lontano da dove avevi iniziato e quelle che ti riportano indietro. Ma la più eccitante, stimolante e significante di tutte è quella che hai con te stesso. E se riesci a trovare qualcuno che ama l’io che tu ami, beh, è favoloso… diceva Carrie Bradshaw nell’ultima puntata di S&TC. Filosofia che mi ha portato fin qui e dalla quale, onestamente, ho tratto molto poco. Discorsi enfatici ma fini a sè stessi e soprattutto sterili, quelli inneggianti al fatto che siccome si sta tanto bene per i fatti propri mai, dico mai scendere dalla torre d’avorio, perché tanto è questione di ore. Il Principe Azzurro (da non confondere con quello di San Marino, per l’amor del cielo!) comunque arriverà e sarà preciso, perfetto, puntuale e soprattutto non inferiore alle tue aspettative – da far invidia perfino a quella granculo di Cenerentola.

 

Devi solo aspettare perché, per esistere, esiste.

 

Lo so che esiste qualcuno che rientra nei miei canoni di minimo sindacale: non troppo vecchio ma nemmeno troppo giovane, che non abbia strascichi di famiglie precedenti alle spalle e/o situazioni famigliari critiche, che abbia un ruolo di un certo spessore nella società, che non sia più basso di me, che sia geograficamente comodo e potrei andare avanti per ore. Esiste, nel senso che respira, vive. Nel mio caso ne sono esistiti più d’uno… tutte le GF più qualche omissione. Comune denominatore? Credenziali pressoché perfette ma poi, nella quotidianità, mi hanno fatto venire la gastrite. Ovviamente il discorso è a doppio senso: anche io per molti sono stata perfetta sulla carta ma sono stata fondamentalmente solo una parentesi limitata nel tempo.

 

Mi è venuto allora in mente un pomeriggio di un bel po’ di anni fa: mi vantavo con la Venturi del mio moroso perfetto, con la Vespa perfetta, i RayBan perfetti, le paglie perfette, la scuola perfetta e bla bla bla, sottolineando continuamente quanto avesse invece a mano una situazione completamente opposta… lei, che era già molto più saggia di me a 16 anni, mi lanciò una specie di anatema e mi disse (chi la conosce è libero di  immaginarsela) “ti auguro di innamorarti di un cassaintegrato, meridionale, più basso di te e con la licenza elementare, di rimanere incinta di tre gemelli e di doverti sposare in chiesa” concludendo poi con “e il bello è che sarai felice di tutto ciò”. E così, ieri sera, mentre Baglioni finiva di sgolarsi su un successo degli anni 60, mi sono detta oibò, ma tu non sei quella favorevole a PACS, adozioni da coppie gay, matrimoni omosessuali e tutto il cucuzzaro perché dici sempre che non importa chi ti ama, ma l’importante è il sentimento? Non sei quella che dice che coi tempi che corrono sia anche un matrimonio fra due comodini, ma se ci vuole bene che male ci dovrebbe essere? La questione temo, e sottolineo temo, non sta in quanto una persona aderisca alle nostre aspettative, ma come ci fa sentire. Soprattutto come ci riesca senza sforzi, a dispetto di tutte le altre. Trovarsi accanto a qualcuno e appassionarsi a quello che ha da dare non solo perché è adatto, affezionarcisi non solo perché sembra costruito apposta per il ruolo, credo contenga in sé la ragion d’essere di un rapporto.

 

Ed ecco forse il motivo per cui mi sento così spaiata da un po’ di tempo. Così incontentabile da essere arrivata a credere che le mie “conditio sine qua non” si fossero talmente ingigantite da non permettermi più di conoscere qualcuno all’altezza. Probabilmente la natura del malcontento è decisamente opposta, ossia che non sento più affine il metodo di (valutazione fa brutto) percezione delle altrui potenzialità. Crescendo, provando, sbagliando (riprovando e risbagliando) forse alla fine si arriva a capire che le nostre auto-restrizioni mentali ci fanno scivolare in una serie di atteggiamenti che permeano anche all’esterno, ci fanno apparire differenti da come siamo veramente e quindi ci fanno avvicinare da un target sbagliato.

 

E siccome a me piace vedere segni un po’ ovunque, stamattina mi hanno inaspettatamente regalato un libro dove, nella seconda di copertina, c’è questa frase particolarmente ispirata ed ispirante: per fortuna la vita dà un posto alle cose. Quando sembra che non ce ne sia uno per sé, guardarsi attorno aiuta. Le storie raccontate (…) parlano proprio di questo: di come ci sia un posto per tutto, a saperglielo dare.

 

L’anatema della Venturi aveva il suo senso.

 

LdC

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  1. Quanta ragione hai… A volte le persone sulla carta sono perfette, poi, in realtà…

    Io in fondo non chiedo molto: che sia alta quanto vuole, bella quanto spera di essere, magra come crede che sia e, soprattutto, sufficientemente colta da azzeccare le citazioni latine.

    CiaoCiao

    OT

  2. Che memoria che hai!! a 16 anni io non mi ricordo quasi nulla…

    il libro è un regalo di Natale? uomo o donna?

    ricordati sempre che le persone hanno due facce nella maggior parte dei casi!! ciao

  3. Io in questo periodo di festa mi sento molto malinconica e triste e essere sola non aiuta molto,ma mai e poi mai ascoltare baglioni!!

  4. Allora la domanda del secolo è:” Un rapporto di coppia, per rendermi felice deve basarsi maggiormente su ciò che sento io o su come il mio partner mi fa sentire?”. Ovvio che, in un mondo perfetto, le due cose andrebbero a coincidere incontrandosi al culmine, ma si sa… la perfezione non è di questo mondo :o)

    Un saluto,

    Claudia

  5. L’augurio antianatema è di trovare qualcuno che ti apprezzi (e accetti) per ciò che sei e non ti faccia pesare quando “come sei” non è “come vorrebbe” … e viceversa!

  6. @Vale, chissà. Incinta per ora no, credo. Te lo so dire tra un paio di giorni…

    @Anonima/o 4, il regalo è di un uomo: il mio capo. Inaspettato e molto gradito, peraltro.

    @Claudia, in un mondo perfetto e molto teorico questa domanda non dovrebbe nemmeno porsi. Poi tra quello e ciò che mi son sempre ritrovata a mano io ti garantisco che c’è un mondo di sfumature che vale la pena approfondire.

    @Deb, l’anatema in realtà era positivo… la Simo mi ha augurato la felicità vera, quella per la quale non servono sovrastrutture e paletti.

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