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Che non sarebbero state festività se non ci fosse andata di mezzo una gita alla guardia medica.

27 Dicembre 2006

Come al solito le parti più interessanti di un evento sono la progettazione, il concepimento, la realizzazione e il lancio. Il bello del Natale sono i giorni che lo precedono ma, diciamocelo, il 25 dicembre in sé per sé non è tanto differente da una qualsiasi domenica. Ovviamente la mia è un’opinione del tutto agnostica, è normale che i credenti ci vedano tutt’altro significato.

 

Tant’è, a casa della sottoscritta, il Natale è principalmente una giornata in cui si sta insieme e si mangia, penso come più o meno in tutto il resto del mondo. Ho difatti cominciato la lunga maratona (senza contare il calendario dell’Avvento che trovate qualche post sotto) con il pranzo della Vigilia, composto da un quartetto talmente ben assortito da poter essere ribattezzato i Beatles della fauna ittica: antipasto di mare, zuppa di crostacei, grigliata mista e capesante. Alè. Il tutto annaffiato da un bianco scelto dal mio papà che sul momento non vi saprei dire cosa fosse, ma che vi garantisco si è lasciato bere. Tutto. Pomeriggio in giro in centro al cazzeggio più puro con mia mamma in quanto entrambe siamo sostenitrici del regalo sentito e partecipe, non last minute, pertanto i nostri doni erano già stati scelti ed accuratamente impacchettati almeno due mesi fa. Sera aperitivo con i soliti irrisolti gentilmente offerto da Sandrone poi, borsa di regali a tracolla, via per nuove avventure ad attendere la mezzanotte a casa dei miei.

 

Apertura regali (bellissimi e graditissimi anche se numericamente inferiori al solito in quanto avevo chiesto espressamente la poco fantasiosa ma utile colletta pro-notebook) e dormitona nel mio letto di adolescente (remember resosi necessario in quanto non mi sentivo particolarmente bene). Risveglio perfetto con caffèlatte, pandoro, coccole della mamma e tortellini nel piatto circa mezz’ora dopo. E stinco, per secondo. E il famoso lesso, specialità tipica di casa mia per il quale se ci fossero le olimpiadi del lesso mia mamma avrebbe un medagliere che nemmeno l’Unione Sovietica nei suoi anni migliori. E di nuovo pandoro. E un assaggino di panone della Betta. E i tartufi al cioccolato che ha portato Fabio. Poi non è che vuoi un po’ di certosino?

 

No, basta. Grazie.

 

E difatti ho semi-digiunato tutto il 26. A parte quella torta al cioccolato che avevo preparato e che, con i miei amici, ci siamo spazzolati a casa mia la sera. Assieme allo strudel che aveva portato la Sandra. E le fette biscottate (unica cosa commestibile salata rimasta nella mia dispensa). Il tutto annaffiato da crema al limoncello, caffè e tisane miste (che lavano le coscienze sporche) mentre decidevamo il menu di San Silvestro… Quello poi ve lo racconto al prossimo giro, che è un tantinello imbarazzante.

 

Alla fine il mio trentesimo Natale è consistito poi in queste poche, semplici, attività… unico svago (molto poco) mondano è stato il cinema che ci siamo concessi la sera del 25 con una prima visione da cui onestamente mi aspettavo di meno: CommediaSexi. La recensione non penso di scriverla, non è che ci sia tanto da dire, però se volete un consiglio preferitelo agli altri film natalizi (è leggerissimamente più intelligente), che tanto un Vacanze di Natale come quello dell’83 non lo fanno più.

 

Dunque la prima fase è andata.

 

Ora non mi resta che preparare la mia parte di cenone, ascoltare le cazzate di Paolo Fox, aspettare un’altra mezzanotte, festeggiare, baciarmi sotto al vischio, pensare ad un locale dove festeggiare il mio compleanno (credo di averlo individuato, resta da capire se non sarà chiuso per ferie), attendere il fatidico giorno, immalinconirmi perché sto invecchiando ad una velocità supersonica, beccarmi gli sms con le gag sulla Befana, la notte dei saldi Ikea e… basta.

 

Ce la posso fare.


Stay tuned.

 

LdC

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