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Ciao, Pavia.

28 Dicembre 2006

A causa di spiacevoli trascorsi con la compagnia di ipocriti cerebrolesi che frequentavo quando ero una teen-ager il mio più grande sogno era diventare maggiorenne e prendere la patente. È sempre stato un desiderio fortissimo, un’impellente necessità, poter essere indipendente al più presto possibile (anche perché i coprifuoco di mio padre non sono mai stati storicamente elastici) per poter andare e venire a mio piacimento senza dipendere dall’accompagnatore di turno che la maggior parte delle volte mi faceva cascare dall’alto il fatto di scortarmi da e per i ritrovi della balotta. E fu così che il 2 gennaio 1994 arrivarono i tanto sospirati 18 anni. Il giorno successivo ero già all’Aci Guida 2000 a compilare il modulo per l’iscrizione.

 

Ancora prima di conseguire effettivamente la licenza di guida (che mi vide protagonista di tre performances anziché due perché al primo esame pratico mi fumai con nonchalance un dare la precedenza in via Jussi) come ogni ragazza viziata che si rispetti cominciai a fare la gnola con i miei genitori perché mi dessero il permesso di comprarmi subito la macchina. Nota bene, non ho detto affinché mi comprassero la macchina, ché io le cose importanti me le sono sempre acquistate grazie ai miei risparmi (farà brutto sottolinearlo, ma è motivo di vanto e orgoglio). Alla fine, spingi che ti spingi, dopo pianti e liti i miei acconsentirono ad accompagnarmi a vedere qualche utilitaria.

 

Ne passarono varie sotto l’occhio esperto di mio padre e, francamente, la maggior parte delle volte mi trovai a concordare con lui sul mediocre rapporto qualità/prezzo proposto da venditori privati e da concessionari. Mi ricordo una Uno grigio-verde, un paio di Y10… le altre sono finite nell’abisso dei ricordi non importanti. Poi un giorno – come sempre mi capita – stavo pensando a tutt’altro quando mia madre mi passò un annuncio: Citroen AX Halley, immatricolata 1990, pochi km, vetri elettrici, chiusura centralizzata, impianto stereo.

 

Cinque milioni di lire.

 

Che all’epoca ammontavano a tutto il gruzzolo a mia disposizione, ma quando telefonai per fissare l’appuntamento e il proprietario si palesò, capii al volo che quella somma non era che un piccolo sacrificio per entrare in possesso di ciò che avevo già percepito a sensazione sarebbe stata la mia prima macchina (la 126 color puffo di mio nonno alla quale feci fondere il motore non fa testo, abbiate pazienza). Dopo altri mille pianti e mille liti convinsi mio padre – che in ‘ste cose è l’eterno brontolone – a dare il nulla osta e a pagarmi il passaggio di proprietà. Erano i primi di marzo del 1994 quando La Pavia (soprannome dato per via della targa) divenne parte integrante del parco macchine della famiglia.

 

Su di lei ho imparato a guidare, sono andata a scuola a vedere i risultati della maturità, sono sgattaiolata in montagna da Mirko all’insaputa dei miei guidando in autostrada da sola per la prima volta. Con lei sono andata mille volte in ufficio, in giro di notte, di giorno, in vacanza in Corsica, a Milano di nascosto sparata ai 150, velocità massima raggiunta nella sua (e nella mia) vita fino a quel momento. L’ho usata come alcova, come salotto, ci ho mangiato, fumato, dormito, le ho pianto sul volante, l’ho riempita con la mia voce a far da coro a qualche canzone. Con lei ho fatto vari incidenti fra cui lo storico frontale in via Leandro Alberti con la deficiente che credeva fosse senso unico: era praticamente distrutta ma io l’ho voluta riparare e mai, dico mai, sottolineo mai, in sedici anni pieni di onorata carriera, le ho dovuto fare dei lavori pesanti salvo i normali controlli di routine. Le mie amiche compravano auto usate a cui dovevano sostituire testata, carburatore, freni e altre simpatiche sorprese mentre lei, d’inverno e d’estate, è sempre andata in moto al primo colpo.

 

Poi sono passati gli anni, io mi sono evoluta economicamente e ho cominciato ad avere voglia di un’auto con più optional, con il climatizzatore, con la linea più moderna. Ed è così che ho comprato la nuova Opel Corsa, cinque anni fa. Ma La Pavia ha capito, non si è offesa, si è docilmente abituata alla sua nuova proprietaria (mia mamma) e le ha regalato con precisione, affidabilità ed altruismo, altrettanto tempo. Portando con onore gli adesivi di sempre, quello con il ragno di Sasha Danilovic e il bellissimo “Protected by Smith & Wesson, do not touch” che mia mamma non ha avuto il cuore di toglierle. Si è lasciata accessoriare con il seggiolino di mio nipote e l’ha amorevolmente accompagnato dai primi giorni di vita fino a ieri nei suoi tragitti mamma-nonna-nonna-mamma.

 

Senza rancore, perché non è il post giusto per recriminare, una brutta mattina il Comune di Bologna ha deciso che le auto immatricolate prima del 1993 erano troppo inquinanti e pertanto sarebbero dovute restare ferme tutta la settimana in nome dei sacrosanti provvedimenti sulla qualità dell’aria. In tutta franchezza di cognome non facciamo Onassis e pertanto, seppur a malincuore, abbiamo dovuto arrenderci al fatto che mantenere bollo e assicurazione di un’auto per usarla solo nei week end non era una scelta particolarmente intelligente e quindi La Pavia ha dovuto giocoforza prendere la strada della rottamazione.

 

Stasera sono stata a cena dai miei, ho parcheggiato la Corsa (che spero non me ne voglia: anche lei è un’ottima macchina!) e mi sono avvicinata per l’ultima volta. Mia mamma ci ha scattato questa foto, poi l’ho accarezzata e le ho mandato un bacio, fregandomene della gente che mi guardava.

 

Non avrei retto emotivamente all’ultimo tragitto casa-rottamazione, ma ti dovevo questo post.

 

Ciao Pavia, amica preziosa e sincera. Spero che tu possa correre felice per le autostrade del paradiso delle macchine da qui all’eternità, sgasando in faccia a tutti gli assessori alla mobilità che incontrerai.

 

LdC

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  1. ehm ehm..

    la mia prima macchina e’ stata una opel corsa 1.4 color grigio topo che poi era quella dei miei. poi mi sono comprata la smart che ancora sto pagando ma da SOLA!!!

    non vorrei deluderti ma non verra’ rottamata ma verra’ mandata in albania dove verra’ considerata pari a una ferrari testa rossa.

    Bacioooo bella biondona!

  2. La mia prima macchina fu una Punto, fracassata da un ubriaco che mi è venuto addosso alle tre di notte. Non mi ci ero affezionata tanto, di sicuro ho amato di più la mia meravigliosa piccola Polo SDI 1900 nera. Se potesse parlare!!!!!!

  3. Ho provato la sensazione di averla tradita e, ancora oggi, non sento Eugenia come mia, com’era stata la mia Verdiana (sì, lo so, i nomi delle mie auto sono ridicoli, ma tant’è!) … il giorno che l’ho vista andar via sulla bisarca diretta alla rottamazione ho pianto e piango ancora quando parlo di lei, che mi ha seguito nell’avventura padana! Mi rimane il dubbio su quanto detto dalla Cris: la mia esperienza in Fiat mi ha lasciato più di una perplessità in proposito!

  4. Io sarò solo felice se la Pavia andrà a fare la goia di qualche altro automobilista: non l’abbiamo rottamata perchè non funzionava, anzi… purtroppo siamo stati costretti per via dei provvedimenti anti-inquinamento… sigh.

  5. Mamma mia, che lacrime…. Ok, gli uomini non piangono (quasi mai). Mi rimembri la mia piccolina (si fa per dire .. 22 quintali abbondanti!) che io avevo battezzato “Rumagna” (per il medesimo tuo motivo) e che è stata mia (quasi sempre) fedele compagna per una buona decina d’anni, dal giorno della patente in poi. Finchè un giorno non è finita parcheggiata per un mese (testata fusa) in una laterale di Via Po. Ci ho fatto proprio di tutto sopra (incluso svariati spuntini in qualche valletta delle Dolomiti) e mia madre la ha pure ribaltata nella scarpata dietro casa. Ma, visto che era nata sotto una buona stella e le belle signore non invecchiano mai, non voleva lasciarsi morire, e, una sera, nella laterale nella quale era parcheggiata, ha fatto un po’ la civetta con un mio cliente che il giorno dopo si è presentato in ufficio e mi ha detto che a tutti i costi la voleva. Anche fusa. Quando è un colpo di fulmine al cuor non si comanda. Così , nei mesi a venire, mi passava ogni tanto a salutare in ufficio. Poi, in un triste giorno di novembre, ho ricevuto una telefonata. Il mio cliente mi annunciava che, a seguito di un triplo carpiato con avvlgimento mezzo rovesciato, Rumagna era deceduta. Ma lei vive ancora, nella password che uso di solito….

    Buon anno a tutti, anche a Rumagna, che, lo so, continua ballonzolando a scoppiettare, anche nel paradiso dei Diesel.

    OT

  6. Allora non sono l’unica ad affezionarsi alle auto, la mia prima auto è stata una punto grigia metallizzata, poi sono passata ad una polo a malincuore…. era venuto il momento di cambiarla…. cmq una foto con le mie macchinine l’ ho fatta, sono sempre ricordi della ns vita, ne hanno viste di cose….

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