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She's got a way.

3 Gennaio 2007

Ferma al semaforo. L’automobile carica di vino, dolci, torte salate e tutto l’occorrente per il veglione a casa di Betta. Sono quasi le otto di sera, per strada c’è ormai poco traffico. Tutti i bolognesi, piccoli vagoni di trenini che da qui a qualche ora prenderanno vita, si sono diretti ormai verso i rispettivi ritrovi, colmi di speranza e aspettativa per un ennesimo conto alla rovescia che scandirà un ennesimo ingresso in un ennesimo anno nuovo.

 

Ieri come oggi, come sempre.

 

Concentrata sui miei mille pensieri mi ritrovo a lanciare occhiate, senza in realtà guardare veramente, agli automobilisti nei veicoli che mi affiancano. Alla mia sinistra c’è una macchina scura e lucida dentro alla quale scorgo due coppie mature che, immagino, si staranno dirigendo verso qualche festa, cena o ritrovo: le signore, relegate nei sedili posteriori, sono palesemente fresche di parrucchiera e ostentano il cappotto buono mentre i rispettivi mariti conversano animatamente tra loro. Nell’altra auto c’è invece una giovane donna. È sola e sta trafficando con qualcosa che scopro essere la borsa, da cui estrae un rossetto. Accende la luce, che mi permette di osservarla meglio: è bionda, indossa una stola di pelliccia bianca e dei guanti di pelle nera. Si passa il rossetto sulle labbra, schiocca un bacio e si sorride nello specchietto.

 

Dolce, ma nello stesso tempo misteriosa e affascinante.

 

Com’è bella, penso, quanto deve essere felice. Le brillano gli occhi, si capisce perfettamente che si sta recando in qualche posto incantevole, da qualcuno che la ama e che la sta aspettando. E in un attimo immagino la sua serata: probabilmente c’è un lui altrettanto elegante e felice che non vede l’ora di abbracciarla. Non può non esistere un uomo felice di abbracciare una così. La invidio, nell’accezione migliore del termine, perché dopotutto è una favola alla quale anch’io aspiro.

 

Alla quale tutti aspiriamo.

 

Concentrata a figurarmi il suo ipotetico veglione, non mi accorgo che è da un po’ che mi sta fissando a sua volta. Repentinamente abbasso gli occhi: chissà cosa penserà di me, con quest’auto carica di libagioni, sempre troppo tirata, in perenne rincorsa del tempo e troppo concentrata a desiderare solo quello che non ho. Tutto il contrario di questa donna, che sembra avere nello sguardo un appagamento, una consapevolezza che vorrei carpirle: quella del godere pienamente del momento, nel momento.

                       

Certo! Se fossi lei riuscirei senz’altro a non essere l’eterna scontenta, cosa mai potrà mancare ad una così? Polemizzo tra me e me, inserendo la prima. Poi viene il verde e ripartiamo.

 

La cerco in uno sguardo, come a rubarle un ultimo pizzico di charme a cui ispirarmi, ma scopro che non c’è più: non mi ha superato né viceversa, non è più lì e non capisco come possa essere.

 

Poi realizzo lo strano scherzo che il riflesso di una vetrina è in grado di fare.

 

LdC

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