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Strane alchimie che non si possono spiegare.

13 Giugno 2007

Sera di inizio estate, o fine primavera, fate voi, molti anni fa. Caldo, tensione, Sky che allora si chiamava D+ e io e mio fratello e Diego che inspiravamo ed espiravamo al ritmo dei punti che si accumulavano sul tabellone. Sera di inizio estate, o fine primavera, fate voi, molti anni fa, quando non ci si credeva ancora ma si era già tutti lì, tutti in centro, di corsa lasciare la macchina nel primo buco che capita e speriamo che non abbiano transennato il Nettuno, che ci buttiamo dentro, che una multa cosa vuoi che sia. Sabato di inizio estate, molti, troppi anni fa, e la vittoria aveva un sapore strano e Il Tiro, quello di Danilovic, quello che fai forse una volta nella vita, insomma Il Tiro che ogni tifoso della Virtus quando gli dici Il Tiro sa di cosa state parlando, era una sensazione di incredulità ancora a fior di pelle, che avranno mandato il replay mille volte e ogni volta a chiedersi se era un film. No, non era un film, non era uno scherzo, avevamo vinto. Mi ricordo il sapore di quella sera, più degli odori, più dei rumori. Che io una vittoria così non l’avevo mai vissuta, quella sensazione che provi e che ti sembra di provarla solo tu così intensa, quel gusto che ti ripaga di tante scelte, sacrifici. Che ti ricompensa come a dirti grazie per averci creduto.

 

Sera di inizio estate, o fine primavera, fate voi, sabato scorso. Caldo, ubriachezza, io e migliaia di persone a San Giorgio di Piano. Garofano a te, garofano a te, garofano a te. Chi crede al colpo di fulmine non smette mai di guardare: ho sempre agito così, che viviamo in un mondo in cui le vie d’uscita sono una possibilità costante, che possiamo dire sempre voglio scendere in qualsiasi momento. Chi crede al colpo di fulmine non smette mai di guardare e intraprende le strade che lo incuriosiscono senza pensare alle conseguenze. Chi crede al colpo di fulmine non smette mai di guardare e si specializza negli inizi, che non resterà a lungo immune alla prossima spinta del desiderio di conoscere. Sembra strano ma in questo sabato di inizio estate, sabato scorso, fra caldo, ubriachezza e migliaia di persone erano i miei pensieri mentre distribuivo fiori. Garofano a te, garofano a te, garofano a te. Accanto ad un ragazzotto mai visto prima, gentile, carino, simpatico e senz’altro desideroso di sperimentare il famoso proverbio che dice che tutto ciò che accade sul carro resta sul carro. Desideroso di sperimentarlo, a quanto ho potuto intendere, con me. E sempre mentre distribuivo i fiori, garofano a te, garofano a te, garofano a te e così via, realizzavo quante poche mosse sarebbero bastate, forse solo un paio di occhiate soffermando lo sguardo quell’istante in più, quell’istante prezioso che differenzia la semplice occhiata da quella che noi bolognesi chiamiamo la slumata.

 

E ci ho ballato, con quel ragazzotto mai visto prima. Che era un amico di un amico di un amico e sul carro era la prima volta che ci saliva e sia mai detto che non faccio sentire a proprio agio l’amico di un amico di un amico al suo primo giro sul carro. E si è divertito, ve lo garantisco. Che io a coinvolgere la gente ci metto mezzo minuto, si sa. Siamo scesi, chi più chi meno ubriaco, ci siamo un attimo persi di vista: io sono andata dai miei amici, lui molto probabilmente dai suoi. Ma non è questo il punto. Ora ci arrivo al punto, che devo anche collegarlo con Il Tiro di Danilovic e stavolta non è mica facile perché l’ho presa bella larga. Insomma mentre ci radunavamo un po’ alla volta in piazza è successo quello che normalmente dà il via al trito e ritrito minuetto: lui, da solo, in un angolo, a portata di mano. Bastava allungarla e prenderselo, sarebbe stato facilissimo. Sapevo come sarebbe andata a finire ancora prima che cominciasse. Lo sapevo perché chi crede al colpo di fulmine non smette mai di guardare.

 

Lo so che volete sapere se l’ho raggiunto.

 

Ho finito di mangiare la pasta al forno a mezzi con Luca e sono entrata al bar a prendere i bicchieri per tutti, che altrimenti la birra alla spina come la bevevamo? Mentre aspettavo mi guardavo intorno ed è per quello che ho iniziato il post parlandovi della famosa finale, perché in quel bar c’era un ingrandimento largo quasi come tutta una parete, con Danilovic in volo che la mette dentro e il Palazzo che viene giù. E io, sotto quella foto, che in proporzione ero minuscola, mi sentivo bene, mi sentivo felice e sorridevo. E voi adesso credete che io tutta questa storia ve l’ho raccontata per la mia fede bianconera, invece no. Ve l’ho raccontata perché dopo aver guardato quella foto sono tornata fuori a portare i bicchieri, ho bevuto, ho salutato, ho ringraziato e a quel ragazzotto, quello che poteva essere un gioco divertente per quella e poche altre sere a venire, ho fatto ciao ciao con la manina. Per la prima volta da tantissimo tempo non mi sono lasciata nemmeno accarezzare dall’idea di raccogliere l’ennesima conferma. Mentre me ne andavo a piedi e già componevo il numero che non vedevo l’ora di comporre, mentre lui diventava una faccia che fra due giorni mi sarò già dimenticata che tanto queste cose so come farle cominciare e so altrettanto bene come farle finire, pensavo al Tiro. Alla vittoria. Al gusto di vincere. Che sabato sera Il Tiro, forse non bello come quello di Danilovic, forse non quello che fai una volta nella vita, dicevo sabato sera un bel tiro da quattro l’ho fatto anche io. E non lo so mica dove mi porterà questa scelta e non lo so mica come andrà questa volta, ma può anche darsi che un giorno io ripensi a sabato scorso e mi dica grazie per averci creduto. 

LdC

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  1. Vincere è straordinario, è una sensazione che possiamo rovinarci solo per il puro gusto di stravincere.

    Vincere è fare un passo indietro giusto in tempo!

  2. Deb, sante parole. Avrei cambiato il titolo usando il tuo commento, ma trattasi di una citazione e quindi lo lascerò così com’è. Sappi comunque che moralmente il titolo di oggi è il tuo.

    Hidra, grazie :o)

    Steve, ottimo link, ho aggiornato il post. E sempre e solo V nere!

    Stefi, leggilo che non parla solo di basket, anzi. L’argomento è stato utilizzato solo a livello di allegoria.

  3. io ti conosco troppo poco per poter capire a fondo tutto quello che sta dietro questo racconto, però, per il niente che vale, mi sento di dirti brava, che hai fatto la scelta migliore, e che (sempre per il niente che vale) sono orgoglioso di te

  4. A parer mio è stata la scelta giusta e forse dopo tante altre occasioni prese al volo anche per poco questa volta chissà forse eri diversa o forse doveva andare semplicemente così….

  5. Io pensavo che: “entro nel bar e vedo il poster gigante con Danilovic, esco e noto una certa somiglianza tra il ragazzo e Danilovic, lo guardo meglio, ci assomiglia tanto, ma tanto tanto tanto… non è che è Danilovic???” più ci si avvicina al finale e più mi aspettavo un finale così :-p

    Ste

  6. Stefi, allora, al di là dell’orticaria cosa ne pensi del post? ;o)

    Cugi, per parafrasare Radiofreccia: credo che una Virtus come quella di Danilovic non ci sarà più, ma non è detto che non ce ne siano altre, belle in maniera diversa…

    Massimo, anche io sono orgogliosa di te, per il niente che può valere. E non sono orgogliosa di me, invece, quando mi trovo una tua mail e non ti rispondo al volo (scusa, ieri ero abbastanza incartata). Oggi ti rispondo, giurin giuretta.

    Anonimo/a, diciamo che ultimamente ho notato che non è tanto la quantità ma la qualità a far stare meglio? Poi da qui a voltarmi indietro dicendo complimenti, bel tiro da quattro in mezzo ci sta tutta una vita, è ovvio.

    Ste, ripensandoci quel ragazzo assomigliava abbastanza a Danilovic, sai? Non proprio gemelli ma stesso genere. Non era comunque questa la “morale” che volevo trasmettere nel post, casomai ce ne fosse una. (c’era, c’era).

    Sw4n, ci hai preso gusto oppure quello di ieri era un impostore? :o) Comunque grazie!

  7. (completezza dell’informazione: t’avrei scritto la stessa cosa anche se ti fossi comportata in modo opposto. Quando uno è ruffiano dev’esserlo fino in fondo! Oh).

  8. Post rivelatore. “Chi crede al colpo di fulmine non smette mai di guardare”: in un istante ho capito perché la vita di chi crede al colpo di fulmine mi è sempre parsa troppo faticosa. In genere ho avuto tempi di innamoramento saldamente attestati sui 4-9 mesi dal momento dei primi connubi carnali.

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