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Uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pure farlo.

21 Giugno 2007

Io non lo ritenevo nemmeno ipotizzabile, che una dice al suo collega preferito vai in ferie, vai a divertirti, che pure io sono stata a Roseto, vai a prendere un po’ di sole che sei lì che fai luce, me la caverò una settimana senza di te, non cascherà mica il mondo.

 

E in effetti non è che caschi il mondo (e non finisce mica il cielo). Però, caspita, di tutto mi aspettavo tranne che di dover lavorare. Ma il lavoro quello serio, quello che si arriva alla fine della giornata e si dice finalmente mi riposo mente e corpo, quello che se fosse sempre così arriverei stremata al fine settimana e non so se arriverei alla pensione. Che, diciamocelo, io sono qui tutti i giorni ma non è che mi faccia mai il didietro a strisce dalla fatica: la mia figura, dopo tredici anni, è trasversalmente strategica, ne sono perfettamente conscia e su questo ci marcio. Svolgo tutti i miei compiti, sia mai che vada a casa che non ho fatto tutto, però li svolgo nell’ordine che preferisco, cioè prima il piacere e poi il dovere, leggasi anche prima la mia pseudo-vita di blogger, aspirante scrittrice, amica, corrispondente, Sorella Speranza Una Mano Tesa, consulente dei sentimenti e del mondo del lavoro passando per il campo immobiliare, segretaria di mio fratello e successivamente, quando avanzano quelle due ore, commerciale per questa splendida azienda di informatica.

 

Che io, a questi qui dentro, gli darei dei ceffoni a due a due finché diventano dispari, ma poi alla fine gli voglio bene. Ok da fuori non si capisce e lo ammetto, che da quando il Dadi è in vacanza parlo praticamente solo a monosillabi e mi trincero dietro il Carlino, in sala mensa. Ma sono fatta così: durante le ore di lavoro divento poco socievole. Trifola a parte, che quella approfitta della mia temporanea vulnerabilità per imperversare con tutto lo scibile delle domande più idiote, ma meglio non scoperchiare il vaso di Pandora finchè riesco a limitare i miei sfoghi su Twitter o via sms con frasi essenziali del tipo sulla lapide meglio crisantemi o gigli bianchi? dicevo Trifola a parte non va poi così male: basta tenermi lontano con un bastone tipo biscia velenosa e tutto fila liscio.

 

E quindi non ho tanto tempo da dedicare al blog, credevo non sarebbe mai venuto il momento di dire una cosa così terrificante, ma sul serio. E non è che non ho tempo per scrivere, semplicemente vengo continuamente interrotta ma soprattutto ho la testa completamente occupata da tutte quelle cose di lavoro che dividerle anche solo a metà rendono la vita sopportabile, ma tenerle tutte in testa io, giostrarmele e incastrarmele e – cosa che sembra banale ma non lo è perché il Dadi è sì il mio collega preferito, ma è anche un gran stracciamaroni – rendicontarle nel dettaglio al telefono, con una media di circa dieci/quindici contatti quotidiani mi diventa un lavoro nel lavoro. Insomma, è poi tutto qua.

 

E allora vogliate scusarmi se tiro un po’ via, che poi alla fine senza il volere anche questo è diventato un post carino, almeno mi sembra, è uno spaccato di vita quotidiana da ufficio, è comunque un pezzo di me.

 

Da lunedì sarò migliore, prometto.

LdC

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  1. Deb, la Trifola mi ha ucciso e sta infierendo sul mio cadavere.

    Steve, sono una maniaca dell’ordine. Ora tu penserai che la scrivania è stata resa perfetta in funzione della foto istituzionale per il sito aziendale. Ebbene no, io sono sempre così ordinata.

  2. Dopo aver visto l’ordine del tuo ufficio HO DECISO che domani sistema la scrivania

    Per quanto riguarda te …a sto punto che dire? Buon lavoro?

  3. Ah, ecco perchè ti hanno fotografata! Stavi lavorando :-)))

    La foto fa veramente ridere, è molto buffa. Buon lavoro!

    Ste (Splindero continua a rifiutarsi di loggarmi)

  4. Cuginetta…

    credevo di essere una persona ordinata… ma tu mi batti di gran lunga! :-))

    Buon lavoro… e, mi raccomando, non infierire sulla Trifola…

    Paola

  5. Steve, posso venire in ufficio da te a mettere a posto? Ti prego, ne sento il bisogno fisico e morale!

    Cugi, non temere che la Trifola è come l’erba cattiva.

    Massimo, sono un essere umano perchè lavoro? Mo’ insàmma, un po’ dissento. Ricordati chi diceva arbeit macht frei: lasciamo ben perdere ;o)

  6. Mettere a posto il mio ufficio?

    Certo che no!

    Dopo non troverei più nulla!

    Ho aggiunto la foto di quello che ho dietro le spalle…

  7. intendevo che anche tu sei umana perché pure tu ogni tanto senti la necessità di tirare il fiato 5 minuti!

    (i miei 5 minuti in realtà durano anche 5 anni, questa però è un’altra storia)

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