Senza categoria

Il vaccino dell’amore.

22 Agosto 2007

Io, quando non ero fidanzata e andavo in vacanza in Sardegna e vedevo le coppie che passeggiavano mano nella mano, che prendevano il sole e ogni tanto si sporgevano per baciarsi, che si spalmavano la crema l’un l’altro, che dopo una giornata li ritrovavi la sera vestiti bene seduti a un ristorante all’aperto, dicevo io quando non ero fidanzata e andavo in vacanza in Sardegna e invece cazzeggiavo con gli amici, andavo a nuotare con la tavoletta, spettegolavo e leggevo, dormivo e leggevo, prendevo il sole e leggevo, insomma leggevo tantissimo e mi dicevo, intanto che facevo tutte queste cose e osservavo le coppie fidanzate: oibò, non che mi senta sola che ho la fortuna di essere in un posto splendido con i miei amici, però se fossi fidanzata farei tutte quelle cose lì che non so se ho voglia di farle ma se le facessi molti dei problemi che ho come sentirmi sola, ogni tanto, aver voglia di innamorarmi, ogni tanto, farmi fare le coccole, ogni tanto, forse non li avrei. E in effetti è così: io, oggi, non mi sento più sola, non ho più carenze affettive. E tutte le volte che, compatibilmente agli impegni del quotidiano, ho voglia di coccole, c’è sempre qualcuno ben felice di farmene. Tutto questo è bellissimo, ma mi sono accorta che non è risolutivo. Nel senso che è vero che quando si è finalmente innamorati e ricambiati vengono fisiologicamente meno tutti quei problemi o mancanze o qualcuno potrebbe chiamarle frivolezze che non sono questi i problemi e l’importante è sapersi voler bene da soli (d’accordissimo), dicevo si eliminano tutti quelli che convenzionalmente chiamerò problemi. L’altra faccia della medaglia è che si azzerano per far posto a nuovi problemi (che problemi non sono, ho capito, non sono mancanze, non sono frivolezze) che chiameremo convenzionalmente così, anche se in realtà la forma più adatta potrebbe essere situazioni da gestire.

 

Per esempio quando ci si fidanza, prima non me ne rendevo conto perché non c’era un’altra persona di cui occuparmi oltre me stessa invece ora c’è ed è una parte di me, una parte talmente integrante e integrata che lo guardo e penso thò non sono mai stata mancina e ora lo sono, oppure thò è come se sapessi suonare la chitarra, insomma comincia ad esserci questa persona che diventa sì parte integrante, ma che ha un cervello pensante autonomamente, un cuore pulsante e attività e aspirazioni e pensieri differenti. Che possono essere difficoltosi da comprendere per chi, fino a quel punto, aveva pensato sempre e solo a sé e che si trova ora condonati dei pezzi che in realtà appartengono a un’altra persona che per amore li vuole condividere. Lo so che è un discorso complesso, ma il ragionare per due è una faccenda, mi sono accorta, piuttosto intricata.

 

Anzi, diciamocelo senza grossi giri di parole: stare in coppia seriamente, cioè mettere in gioco del proprio, è un’impresa davvero difficile.

 

Quello che mi aspetto, per come sono fatta e per le esperienze che ho sotto al naso da sempre, è l’arrivare ad essere più di una cosa sola, una specie di roccia granitica formata da due persone, che i miei genitori sono sempre stati così e per me è così che deve andare: a tratti più cedevoli da un lato che dall’altro ma mai avversari, anche quando mi spalleggiavano a turno per qualche avventura, disavventura o richiesta particolare. Sempre come una specie di mostro a due teste schierato in modo compatto contro di me. Per amor del cielo, tutto in perfect armony come ebony and ivory però duri e puri, mai la parola di uno senza aver prima consultato l’altro. Prima un brainstorming e successivamente la comunicazione al mondo esterno alla coppia. Compresa me. Ecco, i miei genitori rappresentano l’ideale a cui aspiro, niente di più, niente di meno. Ma, checché se ne possa pensare, diventare questa specie di creatura perfetta non è così semplice: è un movimento di impercettibili incastri, fatto di limature e innesti, di pezzi che si smussano per fare posto a pezzi non proprio perfetti, ma adattabili. Non è una fatica cioè sì lo è, tremenda, ma è una fatica piacevole, un gioco difficile ma che porta cose buone. È uno dei motivi per cui ritengo di essere al mondo. Ma è complicato e me ne sto rendendo conto, oggi, dopo due mesi e nonostante abbia la fortuna di avere a fianco una delle persone più disponibili, pazienti e aperte che ho avuto finora il privilegio di incrociare.

 

Io, ci sono dei momenti che non so proprio come fare perché è come se convivessero in me due parti, antagoniste, che mi suggeriscono il percorso giusto o sbagliato a seconda dell’occasione che mi trovo a dover gestire. Spesso, specie per le cose più importanti, è la mia parte oscura che vince, quella fatta di meccanismi mentali collaudati e per questo più semplici da assecondare, come la negatività, il pessimismo e la fuga. Io, l’istante prima che mi si chiuda la vena, queste due strade le vedo di fronte a me come se fossi a un bivio e da una parte ci sono accettazione e comprensione che mi sorridono incoraggianti come a dire scegli noi, mentre dall’altra ci sono invece disfattismo e fastidio che non fanno neanche la fatica di alzare un sopracciglio, tanto è la strada che più o meno ho sempre scelto. E che non mi ha mai portato niente di buono, lo so. E qualora non lo sapessi ci sono i miei amati Intoccabili a ricordarmelo continuamente, tipo come ha fatto l’altra sera Luca, ma potrei sbagliarmi perché ho raccolto tanti di quei cazziatoni in meno di ventiquattro ore che potrebbe avermelo detto lui o mia mamma il giorno successivo o il mio collega stamattina o comunque qualcuno che mi conosce bene e sa il potenziale autodistruttivo che alberga in me, insomma qualcuno mi ha detto che l’amore è anche e soprattutto capire che da un certo punto in poi, se si vuole stare in due e non starci per il breve intermezzo di un aperitivo, è necessario mettere da parte l’io voglio e l’io esigo, per andare incontro anche ad esigenze altrui che non sono le nostre ma sono ugualmente importanti. Che scombussolano un po’ il nostro beato e consolidato ordine di priorità, è vero, ma che fondamentalmente esistono in funzione della presenza di una persona che rende una nostra giornata diversa migliore di un’altra. Questa amena attività, pare, complessa ma estremamente appagante, dicono, trae difatti il proprio nome dalla parola di cui sopra – altrui – ed è difatti nota come altruismo. Esercizio al quale non sono dedita da circa un paio di lustri. Cosa a cui vorrei porre rimedio, anche se non ho la minima idea di come si fa.

 

Mah.

 

Ora la smetto con i pensieri a strati e vado a fare il vaccino per l’allergia ai gatti: da qualche parte, a dimostrargli qualcosa, bisogna pure che cominci.

LdC

Only registered users can comment.

  1. Io,secondo me il tuo fidanzato lo sa bene che ci stai provando.

    Sennò avrebbe mollato il colpo,no?

    Io,secondo me c’è spazio per l’ottimismo…

  2. guarda…io che ci sto insieme da quasi 6 anni…me ne rendo conto ogni giorno…stare insieme non è faciel, non basta l’amore, MA è fondamentale, perchè senza quello verrebbero meno la pazienza, la voglia di affrontare gli skleri (quelli poi ce li abbiamo tutti) e la vita di tuttii giorni.

    Purtroppo il partner, condivide e si trova a doversi SUBIRE tutto…gioie, dolori, salute e malattia, proprio come nella formula nuziale…Non è semplice stare insieme, e forse per chi come te ci crede davvero in questa storia, e che era abituata a “gestirsi” da sola lo è un briciolo di più.

    ma io sono convinta che tutto andrà per il meglio e sai perchè …perchè ci sono passati anche i tuoi genitori per questa strada…sono i primi tempi di rodaggio che rendono forte e solida un unione….perchè si tratta di UNIONE e CONDIVISIONE e non del solo e semplice APERITIVO…

    scusa il commento sconfusionato…di certe cose va proprio discusso a voce :o)

    Spero di averti spiegato cosa pensavo senza essere indelicata.

  3. SANTO POST DANI … e’ quel che vado pensando e sentendo da quando anch’io da buona single mi son fidanzata … ma ce la si puo’ fa…. perche’ la cosa che adoro e’ tiorare un pochino i remi in barca quando sto limando … e scoprirmi a guardarlo in clauni momenti e avere la piena consapevolezza di amarlo ..cosi’ da sopportare pure quel che stavo limando… ma sono d’accordissimo stare in coppia seriamente, cioè mettere in gioco del proprio, è un’impresa davvero difficile. COMUNQUE SEI IL MIO MITO LDC, scrivi in maniera unica… ma vai che ci SEI…CRISSSS

  4. Sono un infiltrato, non credo di azzeccarci per nulla con questo blog, non fosse altro perché sono un bel po’ più vecchio di te; ma intervengo perché questo tuo post mi ha colpito: perché esprimi pensieri che forse sono comuni a tanti, ma tu li hai tirati fuori con sincerità e lucidità e messi a nostra disposizione, e di questo ti ringrazio. Anche io ho sbattuto il muso contro la difficoltà di stare in due; qualcuno ha scritto che non basta l’amore: io direi piuttosto che spesso purtroppo non si ama abbastanza; ma andrei oltre e concluderei che non si ama, tout court. Perché io credo che amare sia una delle poche azioni, insieme a nascere e morire, che non può essere associato a una misura: non si può amare “un po’”, come si fa: ti amo a un buon livello, da zero a dieci diciamo un bell’8, mi butterei nel fuoco per te, ma solo fino all’ustione di secondo grado purchè in parti non visibili? Bè io sono convinto che per amare non sia necessario buttarsi nel fuoco: meglio rimanere sani e salvi, e conservare le proprie energie per appoggiare e comprendere la persona che si è convinti di amare, anche e soprattutto in quei momenti in cui, e capita a tutti, questa diventa una rompicoglioni: l’amore delle cenette romantiche e delle passeggiate mano nella mano non è amore: è vacanza! Allora: o rimango single e passo da una relazione all’altra per avere solo momenti romantici ed eccitanti, e potrebbe essere una scelta, purchè consapevole. Oppure decido, perché lo sento, che la persona che ho accanto in questo momento mi è… come dire.. necessaria: non perché io non me la sappia cavare da solo, o abbia paura della solitudine, o, come si sente dire a volte banalmente, “non posso vivere senza di lei” (falsissimo); necessaria perché, semplicemente, lei è diventata una parte di me, è l’ideale testimone della mia vita, è la persona accanto alla quale, se mi proietto nel futuro, desidero invecchiare, perché so che non voglio più fare a meno dei suoi gesti e della sua voce, del suo parere su una qualsiasi cosa mi capiti di condividere con lei, …non voglio persino più fare a meno dei suoi tic e delle sue fisime (!): allora tutto diventa leggero e una bellissima avventura. Per la cronaca: io ci ero quasi riuscito, poi purtroppo ho scoperto che correvo da solo; ma non ho cambiato idea. Grazie LdC, auguri.

  5. ecco….per esempio la frase :

    “non posso vivere senza di te”

    io l’ho cambiata (per il mio moroso ) con un bel ” certo che posso vivere senza di te, ma con accanto te vivo meglio”

    odio le frasi fatte, quelle finte romanticherie…che se le analizzi non hanno senso…che significa “non posso vivere senza di te???” ovvio che si puo’, si mangia si beve si dorme PURTROPPO queste cose si continuano a fare lo stesso anche se abbiamo il cuore spezzato…ma se hai l’AMORE accanto queste cose le fai anche per farne ancora altre con lui/lei…

  6. Mi stavo giusto chiedendo questa mattina come te la cavassi con il peloso nero dagli occhi verdi… :-))

    Hai scritto “altruismo esercizio al quale non sono dedita da circa un paio di lustri”… non sono poi così convinta che sia così… diciamo che solitamente il tuo altruismo è dedicato agli amici… ora basta condividerlo con la persona che ami… ed andrà benissimo!

    Un abbraccio…

    Paola

    PS babbo tutto OK, ora resta Gennarino…

  7. Analisi lucida e, pare, molto apprezzata sia da voi che dalla mia dolce metà. Il vaccino però non l’ho ancora fatto, confesso, ché preferisco parlarne prima con il mio medico. Grazie all’anonimo, parole stupende e sacrosante specie nella parte in cui indichi tutto ciò che gli inglesi riassumono in un termine che noi, in Italia, non siamo riusciti a mai a coniare con altrettanta precisione, ossia The One.

    Sempre vostra, a mezzo servizio, dall’hot spot wifi delle Minganti, DaniLdC.

  8. Credo che tutti vedano in modo strano le “coppiette” fino a quando non trovano davvero la persona con cui si sentono di condividere qualcosa che sia più di un letto occasionalmente.

    Poi, ad un certo punto trovi qualcuno che, e mai avresti detto che lo avresti trovato, riesce a starti vicino anche quando per prima ti manderesti a quel paese; qualcuno che, inaspettatamente, ti abbraccia proprio quando ne hai bisogno e non te ne eri accorta; qualcuno che ti ascolta davvero e che riesci ad ascoltare senza pregiudizi; qualcuno che ti manda a quel paese, anche se non sempre bonariamente, perchè sa che è il momento di mandartici; qualcuno con cui hai voglia di costruire tutti i giorni qualcosa che non sarà mai davvero finito perchè il bello è il percorso non la meta; qualcuno per cui sei disposto a fare sacrifici un po’ più difficoltosi che rinunciare alla serata con gli amici.

    Non è detto che duri per sempre ma tutto il tempo che vi è concesso è prezioso.

    Goditelo

    Un abbraccio

  9. Maledetto blog e maledetta me che ci scrivo. Adesso, tutte le volte che trasecolo e mi si chiude la vena, il mio fidanzato mi stampa i post e me li porta a testimonianza di quando sono sana e savia.

    Non c’è neanche più gusto ad essere sclerotiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.