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Lavorare si fatica, imboscarsi ci si annoia.

30 Ottobre 2007

Ieri, quando siam rimasti al freddo perché la caldaia aveva assunto la funzione di pittoresca fontanella e c’era il tecnico che ci lavorava, mentre pensavo ma chissenefrega, ora compro un putto di gesso e la lascio così com’è, ho realizzato che di me si posson dire tante cosa ma certamente non si può dire che sono una persona empatica: il genere umano a me sconosciuto cioè non facente parte dei miei Intoccabili/parenti/amici, di base mi infastidisce, talvolta mi sfibra e comunemente mi lascia nella più totale indifferenza. Diciamocelo: a me, dei problemi di quelli che non conosco, principalmente frega niente. Poi ci sta che ascolto per educazione, per concomitanza, per assenze di via di fuga. Ma delle beghe famigliari del tecnico che mi sistema la caldaia, per esempio, il Signore me ne scampi e liberi.

Tutto ciò per dire due cose: innanzitutto che questo simpatico inconveniente è stato il momento più entusiasmante del lunedì, in seconda istanza che raramente mi è capitato di raggiungere vertici di sgodevolezza come in questo periodo.

In ufficio sono riuscita ad isolarmi più di un batterio in un laboratorio.

Le mie, più che giornate lavorative, sono otto volte sessanta minuti da sopportare e, alla meno peggio, far trascorrere senza grandi scossoni. In effetti, pensandoci, non ha tutti i torti chi mi dice che un nuovo lavoro mi darebbe nuovi stimoli. Ho sempre pensato di essere fortunatissima ad avere ottenuto e conservato per tredici anni questo posto: con i miei tempi, i miei ritmi, in base alle mie altalene emotive e caratteriali, da tempo ormai immemore gestisco le mie ore in totale autonomia. Non ho mai ricevuto grosse lavate di testa, ho la fortuna di avere dei superiori decisamente democratici, che più che rimproverare sottolineano errori e ti invitano a fare meglio la volta successiva. Una specie di prosecuzione della scuola, a livello di responsabilità, di tolleranza, di affetto.

Caccia via: ci sono persone che ucciderebbero per questo posto. Oddio, uccidere magari no ma ci siamo capiti.

Difatti non è che voglio lamentarmi del cosiddetto brodo grasso, ma da qualche settimana un tarlo lentamente, sistematicamente, fa vacillare la mia convinzione del motivo per cui vengo qui ogni mattina e cioè pagare il mutuo. Non sono mai stata una persona ambiziosa, non ho mai avuto mire carrieristiche: la mia professione serve unicamente a finanziare la mia vita quella vera, quella che mi piace, insomma il mio tempo libero, niente di più, niente di meno. Ma questo tarlo insidioso mi sussurra all’orecchio: è vero che in un altro posto dovresti lavorare anziché godere del diritto all’imbosco, ma queste benedette otto ore, che comunque sono tempo tuo, possono avere anche della qualità in sé oppure bisogna per forza sprecarle? Non sarò una cima ma non sono nemmeno la scimmia del dodiciquaranta. Insomma, la domanda è questa e la giro anche a voi che leggete: dopo aver chattato, gestito un blog, scritto un libro e mille altri esempi di amene attività portate avanti durante anni di ufficio parallelamente alla mia professione, è mai possibile che io mi sia talmente riposata da aver di nuovo voglia di lavorare?

Per la scrittura ci sarà sempre posto, dovessi far le notti, ma vado forse controcorrente chiedendo di impegnarmi di più per provare di nuovo l’ebbrezza di una spinta che mi fa alzare al mattino?

Forse sono matta.

LdC

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  1. Mi capitani i momenti bui in ufficio… un po mi ci vogliono perche qui quando il capo si scatena cìè da piangere e alle vlte proprio no perche far passare 7 ore cosi alla carlona proprio non mi diverte. il lavoro mi deve dare stimoli ..anche vero che lavoro da pochissinmi anni..ma lo stimolo è findamentale per me..

    Dani just look around..

  2. talmente riposata da avere di nuovo voglia di lavorare è bellissima!

    sì, dai, è una menata fare passare le giornate. ogni tanto sì, ma tutti i giorni no. senza dovere per forza cambiare, nuovi stimoli lì dove sei? no eh?

  3. il cambiamento è arma a doppio taglio:

    rinunciare al tempo indeter. per fiondarsi nell’universo aviario dei COCOCOCOCOCO ho fatto l’uovo?

    con il mutuo?

    certo che le rotture di coglioni da ozio lavorativo sono infinite!

    fosse facile l’ideale sarebbe la libera professione.

    1 – bisogna essere in grado di fornire una prestazione

    2 – si lavora per quanto ti serve.

    poi ti scontri col muro del “non si possono rifiutare i lavori… oggi c’è, domani?” e della tua “libertà” diventi schiavo.

    l’unica, nel 2007, è ereditare dei soldi o vincere all’enalotto.

    poi prendi tutto e te ne vai al caldo.

    con la parabola ed una connessione veloce ti sembrerà di essere a casa.

  4. Io comincio ad aver voglia di stare a casa per poter fare tutte le cose che in ufficio non mi riescono (a cominciare dal finire di scrivere il libro chiuso nel pc), spero di riucire a fare una parte del “tutto” nell’ultimo mese di gravidanza e di riuscire a dormire dopo.

    Sono arrivata alla sgradevole consapevolezza che il lavoro è una rogna necessaria e che il posto perfetto non esiste. Io che non sono una competitiva ho anche smesso di fare secondo coscienza e tiro a campare. Peggio per loro, non intendo smuovermi dalla mia sedia.

  5. Il lavoro dovrebbe (e sottolineo il condizionale) darti stimoli. D’altronde la nostra generazione, e quelle che verranno dopo, è caratterizzata proprio da questo “annoiarsi” della routine. Ho sempre fatto il soldatino al lavoro, il sufficiente per non aver rotture di palle. Poi, ho cominciato ad inseguire carote che non mi hanno portato da nessuna parte. E il risultato è che adesso, al contrario di te, preferisco un lavoro che non mi appassioni, per poter conservare le mie forze per la mia vita vera, come dici tu! :)

  6. Mah, anche oggi, alla luce di una giornata in cui, al massimo della mia creatività ho stampato quattro baggianate e ricevuto un collaboratore che si è spicciato in un quarto d’ora, onestamente sono ancora più confusa di prima. L’analisi fatta da Taxxo è terribile per quanto veritiera, il certo per l’incerto non oso ancora rischiarlo… ma dopotutto io sono già oltre la fase descritta da AnNinotchka ed Eliseth, in quanto ho già raggiunto l’apice del prendiamola come viene, l’importante è far venire le sei e sono già nella fase discendente in cui far venire le sei in questo modo mi stanca più che se lavorassi in Breda.

  7. Non vorrei insistere, ma potresti trovarti nel mare magnum degli uffici infernali che costellano il mondo del lavoro…e te lo dice una che ne sa qualcosa! :(

  8. Ma lo so, lo so. Però comincio a nutrire il sospetto che tutto ciò sia lesivo della mia dignità di essere umano pensante, tutto qua. Solo che non ho abbastanza palle per fare il salto.

  9. Io soffro un casino per il tempo che passo a lavorare perchè mi sembra che mi rubi il resto del tempo della mia vita “vera”… Lavoro troppo e ho troppo poco tempo per fare tutto quello che vorrei… Per questo credo che avere delle soddisfazioni dall’attività che mi impegna la maggior parte della mia giornata, sia il minimo a cui si debba aspirare… troppo esigente???

  10. io son convinta che anche con:

    -più tempo per cazzeggiare

    -più soldi

    -una casetta in luogo caldo con di fianco un uomo senza corde vocali e con scroto tesissimo che mi massaggia a comando dove voglio io

    -una serie di amici che si alternano nel desiderio di vedermi e coccolarmi

    sarei la stessa sgodevole, asociale e rompicazzo che sono.

    quindi non è il mutuo, non è il cazzeggio da lavoro dipendente, non è nulla, Dani.

    è che il nostro bisogno primario di star soli, ci viene sempre negato, e allora quando non ce la si fa più si aumentano le difese in modo esagerato.

    ma com’è che le caldaie non si rompono in estate? perché l’estate è il momento dei frigoriferi, nel calendario dei guasti.

    m

  11. Mi fa piacere che ti piaccia il video su Video Motion che ho fatto.

    Comunque ascoltare un’amica, farlo volentieri, proporsi come spalla è un conto, ma ascoltare, subendo,i problmei del tecnico no eheheh.

  12. ma com’è che le caldaie non si rompono in estate? su questo dubbio amletico di Malo abbiamo riflettuto tutto il week end…

  13. è possibile si.

    Capita anche a me.

    Addirittura a volte capita di aver voglia di fare questo di lavoro, nella maggior parte dei casi ho una voglia matta di farne un altro qualsiasi.

    Però del cazzeggio, per la maggiorparte, mi stufo un bel po’.

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