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Piccolezze.

14 Novembre 2007

Questa cosa qua che non sono particolarmente ispirata a scrivere, io la vivo un po’ come un’onta e parecchio mi ferisce nell’orgoglio perché poi tutti i giorni li giro gli altri blog, ci vado su Blogbabel, vedo che non è un’epidemia, vedo che gli altri continuano, il mondo non si è fermato perché io ciò meno voglia di dimostrare che faccio cose e vedo gente. Quindi ho, come dire, messo insieme un occhio ancor più clinico, sono ancora più attenta, le orecchie tese a carpire ogni minimo input che possa dar vita ad un post, una riflessione, che ormai cose lunghissime non me ne vengono molte, ma due righe, un cenno di vita, insomma un’idea che dimostri che sono ancora qui e ho ancora da dire la mia. Allora, dicevo, mentre sono a spasso, sto proprio con tutti e cinque i sensi all’erta per cogliere aspetti mai colti prima e trasformarli con le sapienti mani dell’aspirante scrittrice in resoconti sarcastici e pieni di interesse, che poi la gente li legge e dice scriverà meno ma è sempre lei.

 

Solo che delle volte vorrei riferire dei pensierini che mi vengono o delle cose semplici che vedo, che carpiscono la mia attenzione, poi però così decontestualizzati non significano niente, magari sono piaciuti solo a me, son cose o pensieri che ho solo io e se devo costruirci tutto un racconto intorno ho capito che o non sono abbastanza brava o non ne ho voglia, fatto sta che getto la spugna dopo due righe. Oppure sono personaggi che incontro quotidianamente, che osservo giorno dopo giorno. Allora ho pensato che ve li elenco così con la soluzione di continuità con cui me li trovo davanti e magari salta fuori che anche voi vedete cose che chi sta attento alla guida non può neanche immaginare.

 

La radio, che tutti i giorni penso ma perché non ho fatto sostituire la batteria quando era in garanzia, che mi si sprogramma sempre? la sintonizzo su Molto Personale, così mi faccio i fatti di Marco Balestri e di tutti quelli che gli scrivono ah come sto bene, ah come sto male, Marco ho tradito mia moglie, Marco il mio fidanzato è peloso e altre cose di questo spessore. Il semaforo di via Po quando incrocia la via Emilia, che ogni giorno è una sfida alla foto più bella – memorabili i momenti in cui c’è l’omino che fa manutenzione e che viene ditaculato dalla metà degli automobilisti di passaggio – però purtroppo ho calcolato quanto dura il giallo e non ci sono presupposti per segnalarlo. Insomma, dura quanto deve durare un giallo. La tizia che chiede l’elemosina e, non per far di tutta l’erba un fascio, ma c’ha i capelli con meno ricrescita di me. Che una poi con la sua elemosina ci potrà pur fare quello che vuole, mi dico. Il parcheggio in costruzione, il negozio del marito della Benassi. Amici di Maria – che se mio figlio mi torna a casa conciato così gli cambio il barilotto – e relativi scooter di fronte al meccanico. I furbi che chiudono le code e te che devi svoltare e non hai colpa se loro sono incartati, se fossero rimasti indietro due metri il problema non si sarebbe posto e invece a guardarvi nelle palle degli occhi sperando che il messaggio subliminale sei proprio un coglione arrivi a destinazione.

 

Le signore con i sacchetti del rusco che si capisce benissimo che non differenziano e son cose che una si dispiace, a vederle. Gli umarells con le mani incrociate sulla schiena che non si capisce dove vadano ma senz’altro hanno una meta, almeno nella loro mente. La bancarella dei cinesi che prima o poi devo fermarmi a vedere quei pigiami orrendamente fantasiosi, che visti da qui sembrano essere caldissimi.

 

Il quotidiano dubbio, vado dritto e vado a trovare i miei o svolto a destra e vado a casa, che mi coglie all’incrocio con via Libia, ma poi penso che mia mamma, anche solo per dirle passo alle otto, al telefono non mi impegna mai meno di venti minuti. E insomma non ci sta sempre questa tappa, fra le mie cose da fare, anche se ieri sera ad esempio c’è stata. Il lungo serpente che mi aspetta dopo il ponte, che praticamente è una cosa unica fino al cancello del mio condominio e ringraziare che non c’è un Saie, un Cersaie, un MotorShow, Lineapelle, fiere miste, ricchi premi e cotillons. Ed è lì, a passo d’uomo, che affino le mie tecniche di osservazione: gli aperitivanti del bar, la piadineria Sahara con tanto di cammello sull’insegna, che io una piadina lì farei veramente fatica a comprarla. Il benzinaio pelato, sanissimo, che mi sarei senz’altro imbonita se non mi fossi fidanzata – faccio benzina o ne ho? Ne ho, la faccio poi domani. Faccio bancomat o ne ho? Va bene, campo anche con cinque euro in tasca – i fannulloni di fronte al Dragon Pub, che tutte le volte mi viene in mente quando ci andavamo con la Venturi e il Tref e poi l’ultima volta che ci sono stata c’era già Flauto che giocava a freccette e la Sandra non l’amava ancora. O forse sì, ma comunque non lo sapeva. Poi normalmente mi incanalo sempre nella fila sbagliata, quella che deve girare a sinistra, allora incedo lentamente ma con sicurezza verso la corsia libera, rendendomi senz’altro odiosa agli occhi degli altri automobilisti (viceversa lo sarebbe) fino a scorgere lo scheletro della costruenda Porta Europa, una specie di incubo di un architetto malato, a metà fra il Partenone e il Municipio di Zola Predosa, dove regolarmente, giorno dopo giorno, mi chiedo: Comune di Bologna, perché?

 

Lo so che sono stupidaggini, che sono eventi che più che essere eventi sono miriadi di granelli che compongono una giornata, cose insignificanti. Però per esempio ieri sera, ad un incrocio, io ero ferma perché mi toccava il rosso, un ragazzo a piedi si è fermato e ha osservato a lungo un palo. Sul palo c’era un fiore. È rimasto lì pochi secondi, poi si è fatto il segno della croce e ha ricominciato a camminare.

 

Ecco, sono anche piccole cose ma sono quelle perle che magari la gente che passa, ci guarda e prosegue veloce, ci osserva e prosegue veloce, non le nota mica.

 

LdC

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  1. I furbi che chiudono le code e te che devi svoltare e non hai colpa se loro sono incartati, se fossero rimasti indietro due metri il problema non si sarebbe posto e invece a guardarvi nelle palle degli occhi sperando che il messaggio subliminale sei proprio un coglione arrivi a destinazione.

    Io mica mi limito a guardarli.

  2. Vedere la vita scorrerti davanti è, in relazione con la propensione del momento, un’emozione incredibile. Le piccole cose fanno le nostre giornate. I tramonti, le facce, le parole, gli eventi. Tutto contribuisce a rendere più lieve la terra!

  3. Molto personale O_= che brutti ricordi che mi vengono in mente! quando al lavoro il mio principale mi costringeva ad ascoltarlo… per fortuna che ora ho un collega che ascolta una radio che fa solo musica rock, e le brutture quotidiane che vedo ora mi rimbalzano addosso :-)

    Ste

  4. s’avvicina molto a quello che chiamano ”vivere l’attimo”.

    io sono pro piccoli particolari di vita quotidiana e poi cazzo te ne frega di quelloc he dice la gente di quello che scrivi….uno scrive e basta…di piccole o grandi cose. Non c’e’ sempre bsiogno di fare rumore, almeno io la penso cosi’.

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