Senza categoria

Sempre in trincea.

11 Dicembre 2007

Sottotitolo: non c’è pace fra gli ulivi.

 

Io lo so che una sfilza di lamentele non delizia la lettura di nessuno. Ma soprattutto so che me la sono cercata, stavolta. Io lo so che non era un’idea sana organizzare una cena e invitarla (a mia parziale discolpa posso dire di aver quasi supplicato per depennare la sua e-mail dalla lista, ma non sono stata ascoltata) ma vi chiedo, signori della corte, alzi la mano chi di voi, almeno una volta nella vita, non è stato vittima dell’irrefrenabile e decisamente insano desiderio di organizzare la famosa rimpatriata. I compagni delle elementari, la classe del liceo, il gruppo dell’oratorio: ogni scusa diventa buona – la malinconia, la voglia di ritrovarsi a distanza di tanti anni – per giustificare la motivazione che da sempre è il carburante di serate, trasferte e sbattimenti cioè, sostanzialmente, la possibilità di constatare per un’ennesima volta chi ha la testa più grossa, come diceva mia nonna, e dare luogo ad una sessione intensiva di taglia e cuci.

 

Quindi, dicevo, me la sono ampiamente cercata. E meritata. Che lo sapevo che includere Montezuma nella lista degli invitati sarebbe stato come sempre foriero di malasorte. Ma giustamente non tutti sanno chi è Montezuma, quindi vado spiegandomi. Dovete sapere che io non sono scaramantica. Non credo alle cabale, ai sogni, non gioco al lotto, Superenalotto e cose così. Vivo praticamente con un gatto nero, ho volato di venerdì 17, se rompo uno specchio mi dispiace, ma solo per lo specchio. Insomma, alla superstizione non credo. Ma credo fermamente al potere di Montezuma. Occhio, non è la classica maledizione che tutti conoscono o riconoscono: la mia è una credenza personalissima, ma posso portare esempi lampanti che certificano che Montezuma è precisa e arriva sempre inesorabile.

 

E, giuro, non sbaglia un colpo.

 

Da alcuni giorni, indicativamente da quando è nata l’idea della rimpatriata di cui sopra ma più precisamente da quando Montezuma ha accettato di buon grado (mica mai che abbia un impegno), ho cominciato ad avvertire la solita mano pesante della sfiga che mi schiacciava a terra. Innanzitutto mi è appena arrivato un conto di lavori extra da pagare per il mio condominio che, a voler essere ottimisti, saranno circa cinquemila euro da sborsare durante tutto l’anno prossimo. E una non è che cinquemila euro li caga raduna così, schioccando le dita. Poi magari mi sforzo di pensare chissenefrega, tanto fra poco vado a stare via, se mi va fatta male la casa la vendo e buonanotte. Certo, vado a stare via a patto che il muro esterno della camera da letto dell’altro appartamento non si sgretoli definitivamente. E mi sembra già a buon punto. Ovvio che a tutto può porre rimedio un bravo muratore. Peccato che quello che ci dava una mano si operi oggi di ernia inguinale. Vabè ma sono coincidenze. È vero, il muratore guarirà, probabilmente non in tempo per Natale ma guarirà. Vogliamo parlare di quando ho fatto la spesa all’Esselunga dimenticandomi la Fidaty Card e ho pagato un conto pressoché doppio? Oppure preferite che vi racconti che ieri sera sono andata alla cena della mia associazione di volontariato per scoprire di essere arrivata con un giorno d’anticipo? Oppure rimpalli su rimpalli di un corso che per un motivo o per un altro mi annullano continuamente, disturbi cronici che si acutizzano e non è solo per la vecchiaia, noie lavorative, cose che mi cadono dalle mani, pasta che scuoce, capelli che non stanno a posto, brufoli che spuntano a tradimento, umore nero e rotture di maroni miste, a scelta.

 

Allora, mi son detta, cerca di pensare positivo. E mi son sforzata a pensare che potevano essere diecimila euro, potevo non avere Lorenzo a supportarmi nei momenti di sconforto, potevo dovermi pagare l’albergo a Milano il prossimo week end (grazie Marocci), poteva venirmi più colite, potevano crollarmi le ginocchia e non solo farmi male, potevo non trovare posto per una risonanza magnetica nel giro di dieci giorni, potevo avere più casino in ufficio, potevo non avere due settimane di vacanza, potevo non avere un week end da trascorrere in Toscana prima di Natale, potevo, potevo, potevo… è vero.

 

Quello che mi tiene sveglia la notte e che non è il caffè al ginseng è la domanda su cui mi arrovello: se continua così ci arriverò sana e salva?

 

LdC

Only registered users can comment.

  1. Felice del mio piccolo contributo… ma aspetta di vedere il monolocale di mio padre a Milano, prima di ringraziarmi. La prima volta che Diego l’ha visto pensava quasi di trovarci il memoriale di Aldo Moro, nascosto in qualche assurdo anfratto. E’ un curioso covo pieno di inquietanti quadri.

    Moroz

  2. Cambi casa? ma và… come mai? sempre se si può dire….. non è da molto che abiti lì…. cmq chissà che non sia solo un periodo così e poi sai come si dice…. le sfighe vengono sempre insieme e le fortune no..?!?! ;-)) sù sù sù un pò di sano ottimismo!!!!

    ciao luna!!

  3. L’importante è non trovarci Aldo Moro. Ma credo che ne avvertiremmo la presenza già dal pianerottolo.

    Eh sì, come cantava Ivano Fossati e di nuovo cambio casa.

  4. “il caffè al ginseng”

    E’ squisito (il mio preferito), e non è mica forte, dài … io lo bevo proprio perchè è diverso dal solito, palloso espresso.

    Purtroppo non è nemmeno diffusissimo a Bologna : io lo trovo al Caffè dei Servi, tu mi sai indicare qualche altro bar, che mi sarebbe utile nei casi di “astinenza” ?

  5. mah,a me le rimpatriate piacciono sempre:

    sarà xche così posso fare i commenti acidi con le mie amiche fra&bea sui culoni ingrossati delle altre.

    sarà perchè alla fine si esce dalla pizzeria tutti beatamente sbronzi, tanto qsti chi li rivede più se nn fra almeno 2 anni, allora io bevo come un asassina fregandomene della figuraccia e del trucco che immancabilmente crolla.

    fatto sta che purtoppo anche noi avevamo un montezuma..

    il nostro però diserta sempre le rimpatriate: per fortuna!

  6. @ Danildc : ah ! Io invece ho bandito la moka, detestavo quella macchinetta del caffè, quei suoi peti cafoni durante la bollitura, il manico e il design generale di cattivo gusto …

    Sono passato al più semplice e rudimentale pentolino, per il nescafè … umile ma “onesto”. Chissà se c’è anche il tipo “al gingseng” …

    (comunque, quando vorrai farmi assaggiare quello di casa tua, ti basterà mandarmi un messaggino).

  7. Solubile, che io sappia, al ginseng non esiste ancora. Resto fedele alla moka e ai suoi peti cafoni (sempre meglio di quelli del gatto!)… appena inauguriamo casa nuova daremo un ginseng-party, promesso.

  8. ecco…una cosa che non ho mai voluto fare sono le rimpatriate, mi mettono una tristezza infinita, tra i due preferisco raccattare gente dell’ultimo minuto magari conosciute la sera prima…li’ si’ che e’ uno spasso…un po’ azzardato..pero’….

  9. Le rimpatriate sono sempre qualcosa di “forte” : oltre alla sorpresa di verificare come sono cambiàti gli altri, c’è il rovescio della medaglia, ovvero l’essere a nostra volta giudicàti.

    E il rivedere a ritroso la propria vita ci porta ad auto-analisi che mica facciamo tutti i giorni …

  10. Io a una rimpatriata di molti anni fa (con i compagni delle elementari, brrrrrr!!!!) ho fatto il classico mischione di alcoolici e ho preso una ciozza incredibile, la peggiore della vita. Stavolta, se ci arrivo viva, cercherò di fare la brava.

  11. @ Danildc : “ho fatto il classico mischione di alcoolici e ho preso una ciozza incredibile”

    Sei stata la mia fidanzata mancata …

  12. oh..la fidaty..io provo una goduria quando chiedo alla cassiera il costo senza la fidaty, poi faccio passar la fidaty e zac…risparmio 4/5eurozzi…goduria…

  13. Durante le mie ultime 2 rimpatriate sono successi guai ginecologici:

    prima cena- una che aveva appena partorito, ha pensato bene di farsi tornare il ciclo sul sedile della macchina (grazie al cielo non la mia…)

    seconda cena- un’altra, incinta di 8 mesi, ha ben pensato di farsi venire un falso allarme di doglie mentre si beveva il bicchiere della staffa al pub.

    Forse porto sfiga

  14. La sera della ciozza incredibile nel bar di Cristian c’ero anche io :)

    Sono Ester… ti ricordi? (carramba che sorpresa!)

    Ho trovato il tuo blog poche settimane fa durante una fase di cazzeggio in ufficio e adesso parli proprio di quella sera… buffa coincidenza!

    Beh a me la rimpatriata era piaciuta… se decidi di organizzarne un’altra io ci sono… sperando di non essere “il Montezuma delle elementari”!

    Mi farebbe piacere rivederti!

  15. Quindi Eulalia sei come la luna che cambia, di solito è quella che porta le gestanti a termine. Nel caso di mio nipote è stata una cena di pesce particolarmente pesante, ma questo è un dettaglio.

    Vorrei anche tranquillizzare la mia amica Ester, cosa che non ho fatto finora: assolutamente Montezuma non c’entra con le elementari!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.