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Quest’anno la chiudiamo così.

31 Dicembre 2007

Ci fu un’ora, nel lontano dicembre 1988, in cui pensai che la mia vita sarebbe potuta cambiare di colpo. E forse per sempre. Un’ora in cui alzai gli occhi al cielo con la forza di una immensa speranza. Era, quel lontano dicembre, un periodaccio per il sottoscritto, dove tra l’altro mi successe una cosa davvero singolare: pensai di essere diventato trasparente. La gente, letteralmente, non mi vedeva, mi sembrava di essere un’ombra che camminava, traversava la strada, si sedeva su una panchina a fumare e meditare. Persone che fino a poco tempo prima si fermavano a salutarmi e a chiacchierare, adesso mi passavano davanti, totalmente indifferenti. Era una situazione assurda, eppure con un retrogusto fascinoso che mi stupiva. Che mi succede, mi chiedevo, sono morto e non lo so?

Comunque, quel giorno di dicembre, mi feci coraggio ed entrai nel negozio di videocassette dove lavorava Camilla, una ragazza che, in verità, non è che mi avesse mai granché considerato. Io ero innamorato perso di lei: un giorno le mandavo dei grandi mazzi di rose rosse e l’indomani mi fermavo davanti alla sua vetrina, cercando i suoi occhi oltre il vetro, per cogliere un segno anche minimo di assenso, ma lei mi fulminava con delle occhiatacce che mi scoraggiavano per una, due settimane. Poi di nuovo un mazzo di rose, nuove occhiatacce e così via.

Indossavo un maglione verde brillante e pantaloni dello stesso colore, che non avevo mai messo prima, forse nel tentativo di invertire il trend ed essere notato, ma purtroppo in quel negozio passai un quarto d’ora veramente penoso perché non ebbi il coraggio di rivolgerle neppure un misero ciao e anzi, a un certo punto, quasi mi nascosi dietro un altro avventore. Stetti un po’ lì con la testa piena di frasi che non riuscivo ad articolare, dopodiché guadagnai l’uscita, insalutato.

Fu allora che mi venne un’idea balzana e assurda: la chiamai da un telefono pubblico e le chiesi senti, ti va stasera di venire al cinema con me? Dissi questo velocissimo, senza respirare e rimasi in attesa. Ci fu un breve silenzio nella cornetta, poi lei disse con la sua meravigliosa e inconfondibile voce roca: boh, forse, richiamami tra un’ora. Uscii dalla cabina e come un mantice ricominciai a respirare: l’aria, la luce dei lampioni, la nebbiolina che avvolgeva le strade, le facce dei passanti, il traffico delle sette di sera, tutto, tutto, tutto m’inebriava. Io, in quell’ora, ricominciai letteralmente a vivere.

La seconda telefonata però non andò altrettanto bene. Camilla mi disse senti, lo sai che sto con un ragazzo e lui non avrebbe piacere…

C’aveva ripensato.

Ci rimasi male, certo, ma fino a un certo punto perché le ero comunque grato per avermi proiettato per un’ora in un’altra dimensione. E poi, come dicevo all’inizio, quello era un periodaccio per il sottoscritto, per cui una più, una meno.

Fortuna che, da lì a poco, venne gennaio.

 

(Federico Fiumani)

LdC

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  1. sì, che meraviglia: i periodacci vengono per poterti fare apprezzare veramente quando tutto ti va bene.

    io per lo meno ci credo..ci spero!

    che il 2008 sia pieno di gioia..

  2. Grazie per avermi ricordato che è gennaio!

    Ti auguro un magnifico 2008 e, tu non stare in pensiero, è soltanto un finto cuore…

  3. Gli anni pari mi puzzano.

    Come i giorni pari del resto.

    E la sveglia mai alle 7.02 per dire.

    Meglio star sicuri…7.03

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