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Stavo scrivendo un post bruttissimo così l’ho cancellato (questo comunque non è molto meglio).

11 Gennaio 2008

Stavo traendo delle conclusioni sulla prima settimana lavorativa post festività, ma poi ho pensato chissenefrega, ognuno ha avuto la sua e chi più chi meno gli avrà fatto comunque schifo riprendere la vita normale, non è che direi niente di nuovo. Quindi ho cancellato tutto e adesso tento di colmare il senso di colpa che nasce dal non scrivere più quotidianamente con qualcosa di gradevole da leggere. È una parola, visto che appoggerei la faccia sulla tastiera e ricomincerei lì dove ho interrotto alle più o meno otto di stamattina.

 

Ma ce la posso fare. Siamo andati sulla Luna, cosa volete che sia un post?

 

Per esempio vi parlo di questo. Ieri mattina mentre facevamo colazione con le fette biscottate e la marmellata perché colazione da re, pranzo da ricco e cena da povero sono le regole della dieta che mi è stata violentemente mi sono imposta, dicevo eravamo seduti a tavola e il mio moroso, probabilmente perché da capodanno lamento con cadenza oraria un dolore misterioso alla fossa iliaca destra, probabilmente perché il mattino è il momento in cui decido cosa mi darà fastidio, normalmente estraendo a sorte fra cervicale, colite, sindrome pre ciclo e una patologia variabile a sorpresa (di norma o è l’appendicite o la varicella), probabilmente perché la lagna del non voglio andare a lavorare mi fa schifo e poi c’è brutta gente è ormai una costante dei nostri risvegli, probabilmente perché per la milionesima volta gli ho chiesto mi lavo i capelli o mi faccio la coda per poi scegliere l’opzione più comoda, ossia farsi la coda, salvo poi andare in giro con la faccia mesta mugugnando che una volta ero molto più carina, probabilmente perché la sua pazienza che è senz’altro ampia ma non illimitata è forse giunta ad un capolinea, ma soprattutto perché lui è un cuor contento e non vede problemi ove io vedo catastrofi, mi ha detto amore mio, facciamo una prova, facciamo che per tutta la giornata di oggi provi a non lamentarti di niente?

 

Che detta così sembra facile, ma provate a passare una quindicina di ore senza lamentarvi di niente. Diciamocelo: la vita del lamentone è meno complicata, anche io quando avevo di che lamentarmi sul genere maschile scrivevo cose molto più divertenti, ricordate? Una non è che può far tanta ironia quando tutto va bene e tutto è regolare. Però ci ho provato a non fare la lagna, non ci sono riuscita, ma ci ho provato: soltanto che la lamentela è intrinseca dell’essere vivente, figurarsi che io di brontolii ci vivo, tanto ma talmente tanto che da bambina mio fratello anziché chiamarmi Daniela mi chiamava Dagnola. Così, per darvi l’idea.

Ho cercato di non far caso al mio dolorino alla fossa iliaca destra e, anche se il medico mi ha detto che non è niente, ho comunque prenotato ecografia ed esami del sangue – che tanto un check up non fa mai male, mi son giustificata. Se avessi potuto, mi sarei lamentata del fatto che con trenta euro di differenza li faccio due mesi prima, privatamente. Ma ho resistito e mi sono limitata a constatarlo con un moto a metà fra l’indignato e l’incredulo.

 

Ho cercato di non far caso al fatto che la Trifola, con una fattura in mano, mi abbia chiesto il numero di telefono del cliente: se la scena si fosse svolta negli anni sessanta avrei potuto anche risponderle, purtroppo per lei sono domande che non tollero più dal 1977. Ma ho resistito e, mentre le dettavo il numero di telefono cifra per cifra, ho cercato di godermi questo momento vintage.

 

Ho cercato di non far caso al fatto che sono a dieta da quattro giorni e ogni minuto che passa vorrei mangiare di tutto e invece mi tocca campare a mandarini, mele, insalata, carni bianche e pesce rigorosamente cucinati senza grassi. Che una fa già una vita di stenti tutto il giorno a combattere con l’iniquità umana che sotto forma di cliente assume le sue sfumature più bieche, che cerca di tappare le voragini mentali dei colleghi, che sopporta anche un dolore alla fossa iliaca destra e non può neanche tornare a casa e spazzolarsi la dispensa, dico io, che razza di giornate sto vivendo? Ok, torno in me. Qui mi sono un po’ lamentata, più che altro ho piagnucolato ma io avevo fame, quando Lorenzo, con il Luminol, ha scoperto su di me tracce di cioccolato della macchinetta (devo essere più attenta, d’ora in poi).

 

Poi ieri sera dovevo andare all’Ikea alla lunga notte dei saldi, no? Allora esco al volo alle sei in punto, anche un po’ cinque e cinquantasette lo ammetto, guido a palla per tutto viale Lenin, entro in tangenziale: MURO. Un unico serpentone da San Lazzaro a Casalecchio. Millemila kilometri di auto in coda. Esco all’uscita immediatamente successiva, cosa che comunque mi comporta dieci buoni minuti, mi immetto in tangenziale in senso opposto per andare a prendere l’autostrada ma un allarmato moroso al telefono mi dice NO! non prenderla, è tutta bloccata. Esco dalla tangenziale e mi trovo ovviamente in un punto ancora più remoto rispetto alla mia destinazione. Dalla disperazione vado a fare benzina, che oltre a tutto sono anche entrata in riserva. Al telefono il mio moroso finalmente capitola dicendomi sei libera di lamentarti.

Saremo anche andati sulla Luna, ma non per questo riusciamo a fare tutto.

LdC

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  1. Cuginetta…

    muoversi a Bologna, ieri, era davvero impossibile! E per non lamentarmi… ti dico che ho impiegato due ore per tornare a casa!!! :-))

    Paola

  2. Povera! Anche io odio il mio lavoro soprattutto a causa di colleghi-serpenti, ed ogni mattina mi lamento col mio lui che non voglio andare.

    Anche a me fa sempère male qualcosa (mi sono fatta fare anche l’elettrocardiogramma perchè avevo le palpitazioni… ovviamente sana come un pesce) E’ bello non essere soli! bacioni

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