Ieri sera stavo ciappinando con il computer, che Lorenzo non era in casa perché faceva le prove per questo interessantissimo evento di domenica sera, e non mi sono accorta che RIS era già cominciato, visto che avevo il volume a zero. Ripristino l’audio e la prima cosa che sento dire è ci sono stati ventuno casi, dal 1848 e comincio a pensare che io, una frase così, l’avevo già sentita da qualche parte.
Poi mi è venuta in mente una maratona di letture che ho fatto a luglio alla Mediateca di San Lazzaro e ho capito che forse non vedremo la quinta serie perché gli sceneggiatori di RIS stanno già riciclando tutto il riciclabile. La puntata di ieri sera, per chi non l’avesse capito, era molto liberamente tratta, ma soprattutto rimaneggiata a uso e consumo televisivo, da questo libro.
Carlo Lucarelli, Massimo Picozzi
Scena del Crimine
Storie di delitti efferati e di investigazioni scientifiche
Edizione Saggi Mondatori Strade Blu
Febbraio 2005
ISBN 88-04-53722-1
(Introduzione)
Il caso della penna a sfera
Succede una domenica di maggio del 1991. C’è un ragazzo, uno studente, che tutte le domeniche va a pranzo dalla mamma, una signora di cinquantatre anni che vive da sola. Ci va anche quel giorno, ma trova la signora a terra, sul pavimento del soggiorno. È morta. È morta e c’è anche del sangue, qualche macchia sul tappeto, vicino alla testa. Lo studente chiama aiuto, chiama la polizia, che arriva subito, e oltre alle macchie di sangue nota anche una ferita, un buco sull’arcata orbitale del suo occhio destro. Ma che cosa è stato a provocare quel buco? È qui che arriva il primo colpo di scena della storia. Una penna bic. Una penna a sfera, che è entrata interamente nell’orbita, ha perforato parte dell’occhio, la parete interna della cavità orbitale e il lobo posteriore sinistro del cervello, provocando la morte. È penetrata così a fondo nell’occhio della signora che da fuori non si vedeva. Solo quella strana ferita nell’orbita. Ma come è successo? La polizia pensa a un omicidio. Non è facile che una cosa del genere succeda casualmente. Che uno cada a terra con una bic in mano e se la infili in un occhio così profondamente da piantarsela nel cervello facendola addirittura sparire fino all’autopsia. Ma anche un omicidio commesso in quel modo non è poi così frequente. Vengono consultati alcuni esperti, specialisti di medicina legale, oftalmologi illustri, e loro ammettono che in effetti qualche volta è successo che qualcuno si sia accidentalmente infilato una penna in un occhio e ne sia morto. Pochi casi, incredibilmente sfortunati, ma qualcuno nella letteratura scientifica se ne trova. Dal 1848, dicono le ricerche, le persone che si sono piantate una penna nella testa sono ventuno. Ventun casi conosciuti in quasi centocinquant’anni, in tutto il mondo. Di questi, dodici se la sono infilata in un occhio. E cinque sono morti. Passano cinque anni e arriva il secondo colpo di scena. C’è un bidello di una scuola media secondaria che legge casualmente su un giornale del “delitto della penna a sfera”e si ricorda di alcuni studenti che si erano messi a parlare di un possibile delitto perfetto. Per farlo, avevano detto, ci sarebbe voluta una penna a sfera. Lanciarla in un occhio della vittima con una piccola balestra. Tra questi studenti, ricorda il bidello, c’era anche lui, il figlio della signora uccisa. Ancora. C’è un altro testimone. Lo psicologo del ragazzo che lo segue per alcuni disturbi emozionali, che va dalla polizia a raccontare quello che il ragazzo gli ha detto. È stato durante una delle loro sessioni di terapia razionale emotiva. Il ragazzo gli ha confessato di aver ucciso la madre con una penna a sfera sparata con una piccola balestra. Per la polizia è abbastanza. Il ragazzo viene arrestato. Ed è abbastanza anche per il giudice, che nell’ottobre del 1995 lo condanna a dodici anni di carcere. Ed ecco che a questo punto arriva il terzo colpo di scena. Il “caso della penna a sfera” è veramente strano e colpisce la fantasia e l’attenzione di un gruppo di scienziati olandesi, che sull’argomento iniziano una serie di studi. Soprattutto fanno esperimenti, e siccome non si possono certo usare crani umani, per quanto di persone già decedute, gli scienziati utilizzano crani di maiali. Costituiscono due gruppi di studio e con diverse piccole balestre sparano penne bic contro i crani degli animali per misurarne i risultati. Sta qui il colpo di scena. In tutti i casi, una volta colpito il bersaglio e penetrata nell’orbita la cannuccia della penna si blocca e il refill, il tubicino d’inchiostro con la punta attaccata, prosegue per un po’ la sua corsa, spinto da abbrivio e forza cinetica. In tutti i casi c’è una penna e poco più avanti la sua punta, sfilata dalla cannuccia di plastica. In tutti i casi. Ma non in quello della signora trovata morta sul pavimento di casa sua. Cosa significa? Significa chela penna trovata nell’orbita della signora non può essere stata sparata da una balestra come ha detto lo studente, altrimenti si sarebbe dovuta comportare come le altre penne studiate nell’esperimento. Significa che lo studente mente, e infatti è sotto terapia proprio per una serie di disturbi che ne fanno un mitomane, uno che non sa resistere alle suggestioni e parla a vanvera. Significa soprattutto che lo studente è innocente. Nel gennaio del 1996 il giudice lo fa scarcerare e nell’aprile di quell’anno lo scagiona definitivamente. Il “delitto della penna a sfera” diventa il “caso della penna a sfera” ed entra nelle statistiche assieme ad altri due incidenti mortali provocati da una penna in un occhio riscontrati nel mondo dal 1848.
Qualcuno una volta mi ha detto che la letteratura è come il maiale (a quanto pare anche la tv).
LdC
quest’ultima serie di RIS ha una sceneggiatura veramente misera.
dai dialoghi all’idea portante, tutto fatto male.
peccato perché (soprattutto la prima serie) per essere una produzione italiana non era male RIS.
se poi ora mi dici che pure le poche ideuzze per la modalità dei crimini sono copiate, è veramente uno schifo.
mah? forse avevano un budget inferiore?
bisognerebbe cercare chi fa le sceneggiature ora.
cià
m
“bisognerebbe cercare chi fa le sceneggiature ora”
per sacagnarlo di botte?
In realtà ho letto in giro, prima della messa in onda di RIS4, che questa stagione si sarebbe ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti. E fin qui ci siamo. Ora le domande che mi sorgono sono due:
a) perchè ispirarsi a fatti di cronaca se poi li si stravolgono? Nella finzione televisiva, infatti, il colpevole è un cinno scurzone che giocherellava con una balestra;
b) con tutti i casi di cronaca che ci sono dovete andarne a pescare uno già usato, peraltro da due autori seguitissimi?
la letteratura è come il maiale ma la tv no; la tv al massimo è come il macellaio. :)
RISposta esatta ;)
FInchè gli sceneggiatori continuano a scrivere con i tasti F1 F2 F3 F4, sarà sempre peggio (“Boris” docet).
Comunque la letteratura è una buona ciambella da salvataggio!
Ciao!
Il problema è che il rapporto maiale-macellaio sta diventando a netto appannaggio del secondo :(