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Dopotutto il classico va sempre di moda.

28 Marzo 2008

Ieri sera si diceva che, a differenza di un tempo, la fruibilità della musica è molto cambiata. Putacaso oggi mi venga in mente di ascoltare i gorgheggi del cantante dei Tokyo Hotel prima del suo infortunio, non ho che da aprire Youtube, Myspace o un’altra valanga di indirizzi similari e potrò immediatamente titillarmi la coclea con una qualsiasi delle sue performances.

 

Il fatto che poi i Tokyo Hotel mi facciano l’effetto della Magnesia San Pellegrino è un altro discorso.

 

Invece, si diceva sempre ieri sera, una volta le canzoni te le dovevi sudare, aspettavi che le passassero per radio, compravi il disco, o la cassetta. Le giravi e rigiravi, avanti veloce, rewind, le imparavi a memoria. Contavi i giorni che ti separavano dall’eventuale concerto.

 

Il fatto che stia contando le ore che mi separano dal prossimo ventuno luglio è un altro discorso ancora.

 

Così, sarà stato che il divario fra ieri e oggi – essendo la sottoscritta ormai merce un po’ datata – risulta essere molto ampio, sarà che il contesto era particolarmente sentito, sarà che un po’ di emozione, che mi sembra di non meritare mai perché troppo frivola e troppo deconcentrante dalle attività serie e quotidiane, dicevo sarà che questa sana emozione mi ci voleva proprio, ieri sera è stato bellissimo assistere al miracolo della mia cassetta di “La forza dell’amore” che usciva dal radioregistratore rosso di adolescenziale memoria e diventava Eugenio Finardi, dal vivo, direttamente davanti a me.

 

Ed è stato se possibile ancor più bello, nonostante i mille pensieri che si avvicendavano nella mente, riuscire ancora ad accorgersi che, nonostante il passare degli anni, certi concetti di base non tramontano mai:

 

Ma dopo un po’ di tempo la sua sicurezza

Comincia a dare segni d’incertezza

Si sente crescer dentro l’amarezza

Perché adesso che il suo scopo è stato realizzato

Si sente ancora vuoto

Si accorge che in lui niente è cambiato

Che le sue paure non se ne sono andate

Anzi che semmai sono aumentate

(Eugenio Finardi, Extraterrestre, 1978)

 

Ho sempre pensato

Quando avrò questo sarò saziato

Ma poi avevo questo… ed era lo stesso

Ho sempre pensato

Troverò il mare e sarò bagnato

Il mare ho trovato… ma nulla è cambiato

(Tricarico, Vita tranquilla, 2008)

 

LdC

 

PS: siccome devo dire grazie a loro per la serata, vi invito a dare un’occhiata qui.

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  1. Io, che sono merce ancora più datata di te, a volte ricordo con nostalgia quando le canzoni preferite (soprattutto le sigle dei cartoni) le si registrava dalla TV, mettendo il registratore a cassette direttamente davanti all’altoparlante… e guai a chi non stava zitto, ché rovinava la registrazione!

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