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Lettura (in)espressiva.

4 Giugno 2008

Come forse ormai tutti sanno, la sottoscritta, con cadenza più o meno annuale, frequenta un corso di dizione e lettura espressiva, il che sarebbe anche carino se non che quando èsco dalle leTzioni cérco sèmpre di parlare correttaménte e finisce che mi piglia per il culo anche la gatta.

                                              

Quest’anno approfondiamo il tema della lettura e interpretazione del monologo e fortuna ha voluto che mi toccasse questo brano spiritoso ed ironico, che tra l’altro parla di ipocondria, materia a me particolarmente famigliare.

 

«Eravamo in quattro, George, William Samuel Harris, io, e Montmorency. Seduti nella mia stanza fumavamo e commentavamo come fossimo mal ridotti – ridotti male, si capisce, dal punto di vista medico, questo intendo dire. Ci sentivamo tutti e quattro tristanzuoli e ciò ci innervosiva. Harris diceva che di tanto in tanto sentiva tremendi attacchi di vertigini da non sapere più quel che faceva; e allora anche George disse che aveva attacchi di vertigini e non sapeva più quel che faceva. In quanto a me, si trattava del fegato in disordine. Sapevo benissimo che si trattava del fegato in disordine perché avevo letto proprio allora un foglietto propagandistico di certe pillole per il fegato nel quale erano elencati tutti i vari sintomi per cui uno può affermare che il proprio fegato è in disordine. E io, quei sintomi, li avevo tutti. Sarà una cosa straordinaria, ma io non ho mai letto un foglio di propaganda farmaceutica senza arrivare alla conclusione che soffro di quella particolare malattia, descritta dal volantino nella sua forma più virulenta. In ogni singolo caso la diagnosi sembra corrispondere esattamente a tutti i sintomi ch’io abbia mai avvertito. Ricordo che un giorno andai al Museo Britannico per leggere la cura di una lieve indisposizione di cui avevo cominciato a soffrire – febbre da fieno, mi pare. Presi giù il libro e lessi tutto quello ch’ero venuto a leggere; e poi, soprappensiero per un momento, sfogliai le pagine pigramente, e con indolenza mi misi a esaminare le malattie in generale. Dimentico, ora, quale fu la prima infermità in cui mi ingolfai certo un flagello distruttore – e prima ancora che avessi dato un’occhiata alla metà dell’elenco dei "sintomi premonitori" c’era in me la certezza assoluta che, ovviamente, avevo quella malattia. Rimasi per un momento agghiacciato dall’orrore, poi con l’indifferenza della disperazione, continuai a sfogliare le pagine. Arrivai alla febbre tifoidea – ne lessi i sintomi scoprii che avevo la febbre tifoidea, che dovevo portarmela addosso da mesi senza accorgermene – mi chiesi che altro ancora avessi; mi capitò sott’occhio il Ballo di San Vito – scoprii, come previsto, d’avere anche quello – e cominciando a interessarmi al mio caso decisi di scrutarmi fino in fondo e quindi ripresi la lettura in ordine alfabetico. Lessi: brividi di febbre intermittente, e seppi che ne soffrivo e che la crisi acuta sarebbe cominciata tra una quindicina di giorni. In quanto a Bright e alla sua malattia del rene, rimasi consolato scoprendo che l’avevo solo in una forma di sottospecie e che, quanto a lei, mi avrebbe fatto vivere per anni. Il colera ce lo avevo e con gravi complicazioni; con la difterite sembrava che ci fossi nato. Mi sprofondai coscienziosamente in tutte e ventisei le lettere e arrivai alla conclusione che l’unica malattia da cui ero esente era il ginocchio della lavandaia».

 

Fin qui tutto bene. Leggero, carino, divertente, bene, brava, bis.

 

Solo che non è che si può star sempre lì a preparare lo stesso lavoro, bisogna crescere, quindi è sorto un problema e cioè che per giovedì prossimo, di monologo, mi hanno assegnato questo che a) non riesco ad interpretare perché va bene esser fuori, ma questa è in là un bel pezzo e b) mi vergogno clamorosamente a fare questa parte, quindi le prove le faccio in automobile da sola mentre aspetto che scatti il verde.

 

Vi lascio immaginare le facce della gente ai semafori.

 

A fine giugno facciamo lo spettacolino, posterò i dettagli così se volete deliziarvi live…

 

LdC

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  1. Fortunatamente (per loro) no! Ma la lettura dovrebbe tendere all’espressivo, quindi mi vedono gesticolare e insomma non ne esco tanto bene…

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