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La Betti, la Zizzi e la Merdi (parte seconda).

28 Aprile 2009

Suppongo sia per qualche strano meccanismo del cosmo che nel mio destino non è scritta la possibilità di farmi fare dei massaggi. Pensavo a questo mentre la receptionist di Olga, rimedio anti-Betti che pensavo di avere trovato qualche giorno fa, cercava forsennatamente di chiamare la sua titolare con il terrore dipinto negli occhi, non appena aveva realizzato che alle diciotto e mezza c’era un appuntamento e l’altra massaggiatrice era impegnata.. Dopo circa l’ottocentesimo tentativo, dall’altra parte qualcuno ha risposto e, in mezzo ad una colorita terminologia russa ho percepito, in italiano stentato, la frase ci vediamo mezz’ora.

 

L’assistente si è girata verso di me, che per ingannare l’attesa mi stavo beando di ignoranza davanti ad un plasma pieno di veline e letterine senza tradire la frustrazione che mi stava montando come albume a neve, e mi ha detto: ci sarà da aspettare un po’.

Definisci “un po’”.

Venticinque minuti, ma intanto tu fa sauna.

 

No che non fa sauna. Innanzitutto la sauna non mi piace, preferisco il bagno turco e poi, concettualmente, non ho voglia di fare la sauna perché la tua titolare sta facendo la ceretta al Lupo della steppa e non ha tempo per me. Neanche se me la regali (cosa che comunque non mi è stata proposta).

 

E poi, voglio dire, in tutta la giornata io sono stata presente ai miei appuntamenti. Ho detto l’aspetto alle nove e mezza a una cliente e alle nove e mezza ero alla scrivania, sorridente, che l’accoglievo. L’accoglievo allo stesso modo anche quando si è ripresentata alle due senza appuntamento. Ho richiamato chi mi ha cercato e ho spedito un preventivo in fretta a chi ne aveva bisogno con urgenza: la mia parte per far girare il mondo, quindi, l’ho fatta. E per questo mi aspetto che Olga, massaggiatrice di Russia, posi le sue mani sul mio adipe entro cinque minuti da quando metto piede nel suo centro, altrimenti aboliamo le regole degli appuntamenti, ognuno va dove vuole quando gli pare e viviamo nell’anarchia. No, ci sono delle regole e io i miei sudati soldini preferisco, finché posso, darli alla gente che lavora bene.

 

Daniela tu sei l’eccezione, non la regola mi redarguiva bonariamente poche ore fa la mia titolare.

 

Al che, a malincuore, di fronte alla mortificata assistente, ho dovuto sfoderare per la seconda volta la diplomatica frase di congedo: non preoccuparti, ti chiamo io per fissare un altro appuntamento.

(sé, col culo)

 

Sono uscita e sono andata a trovare i miei, in realtà perché dovevo far loro avere una lastra sbagliata – ça va sans dire – che mi è stata fatta e per la quale dovranno andare a sindacare al posto mio (sempre della serie: gente che lavora coscienziosamente). Poi, siccome il mio kharma non deve essere poi così del tutto raggrinzito e sporco, a mia mamma è venuto in mente che nella via dove abita c’è un piccolo centro estetica, nascosto al piano terra di un palazzo, citofonare Giusy.

 

Ho citofonato Giusy, che poi in realtà si chiama Patrizia: mi ha aperto una ragazza magra con gli occhi grandi e la coda di cavallo che mi ha dato appuntamento per giovedì 7 maggio alle ore 19.45. Quando mi ha allungato il bigliettino con il promemoria le nostre mani si sono sfiorate, si è sentito un tuono e ha cominciato a piovere a dirotto.

 

Voglio interpretarlo come un segno.

 

Stay tuned.

 

LdC

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  1. Vuoi vedere che, per una volta, funzionano meglio le cose da me che sto al sud?

    La mia estetista è puntualissima e lavora da sola, con un’aiutante saltuaria. Mi sto beando tra fanghi, massaggi, pressoterapia et similia…

    Ti prendo un appuntamento qui? :-))Vita

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