La mia amica Chicca ed io abbiamo uno strano passatempo (uno dei nostri numerosi strani passatempi, precisiamo) ed è questa cosa di riscrivere ogni tanto il nostro credo.
Avete presente, no, Radio Freccia? Quella scena in cui Stefano Accorsi parla delle rovesciate di Bonimba e (appunto) dei riff di Keith Richards?
Sì, lo so che a me Ligabue non piace, ma non avevo gli stessi gusti quando è cominciato il nostro giochino.
Una volta anche io ascoltavo Ligabue (coming out).
Questo è il mio nuovo credo, scritto a quattro anni di distanza dall’ultimo.
Credere, credo. Dopotutto credere è gratis e oggi come oggi se non è gratis faccio fatica a potermelo permettere. Credo che questo sia un ottimo strumento per conservare i ricordi, et voilà, eccomi per caso a ritrovare un post di quattro anni fa e ad avere voglia di aggiornarlo. Credo che scrivere un blog mi aiuti ancora oggi, dopo quasi dieci anni, e non solo a pubblicare dei romanzi. Credo che io e Chicca ci siamo viste negli ultimi tre mesi più volte che negli ultimi tre anni e questa è cosa buona e giusta. Credo che fra una decina d’anni la Sara potrebbe volermi fregare il moroso e per questo dovrò cominciare a farmi di botox con una certa sollecitudine ;) Credo di essere cresciuta e di essere in una fase che oserei chiamare di comprensione: comprendo situazioni, atteggiamenti e non me ne faccio più tanto carico come facevo in passato, Atlantide con il globo terracqueo. Credo che l’età mi stia cominciando a far capire che le cose per cui mettersi quintali di problemi e paranoie sono al massimo due o tre, tutto il resto è stress con cui permettiamo agli altri di condire le nostre giornate. Da quando lo comprendo mi sento più equilibrata. Comprendo che la ruota girerà, anzi è già girata, lo era anche quattro anni fa. Comprendo e accetto il fatto che non sono più una bambina, ma chiedo a mia volta di essere compresa quando dico che l’elenco di priorità è sempre lo stesso e credo che a questo punto non cambierà. Credo che mi abbia fatto bene chiudere i ponti con determinate persone, tant’è che non mi mancano minimamente e quando le penso le immagino così lontane da me. Miglia e miglia, sul serio. Con la vita che faccio ora, non si incastrerebbero nemmeno più col calzascarpe. Credo di aver fatto bene a tenere la gatta e credo che la sua presenza mi abbia insegnato molto sull’amore disinteressato. Credo che si sappia già perfettamente che la gatta non c’è più e ci sono invece due maschioni pelosi e molto fetenti, senza i quali credo la mia vita avrebbe molto meno sapore. Credo che la nostra nuova casa sia bellissima, ma non tanto per l’ubicazione, l’arredamento, la vista sul verde. Credo che sia bellissima perché lì dentro c’è quasi tutto ciò di cui ho bisogno.
Ho detto quasi.
LdC
Quando sono un po’ giù di morale, il che spesso coincide con i weekend piovosi, ci sono poche cose che mi possono risollevare. Una di queste è riordinare, ma proprio il riordine vero, quello fisico, che probabilmente è un riflesso di un bisogno a livello mentale. Perciò scelgo un cassetto, un ripiano della libreria, il banco degli attrezzi e mi metto a gettare via tutto ciò che non serve, a raccogliere oggetti sparsi qua e là e ridare loro una disposizione più o meno ordinata. Mi fa stare bene, mi aiuta a riconciliarmi con ciò che vorrei essere.
Cosa c’entra tutto questo con il tuo post? Il fatto che, ultimamente, ho la tendenza ad avere lo stesso atteggiamento con le persone. Ogni tanto sento il bisogno di chiudere i ponti con qualcuno, di mettere ordine nella mia vita escludendo chi, da un punto di vista dei sentimenti, non mi da più nulla.
Fino al giugno scorso chattavo quasi quotidianamente con un ex-collega, col quale eravamo in buona amicizia, avendo condiviso parecchie situazioni che ci avevano messo alla prova. Tuttavia, un piccolo screzio tra noi mi ha fatto comprendere come per lui la nostra amicizia servisse solo per rassicurarlo che io non me la passassi meglio di lui.
In un weekend ho chiuso l’account e non ci siamo più chattati. Ci siamo risentiti via email per gli auguri di Natale, gli ho spiegato i motivi della mia “fuga” e lui mi ha spiegato che spesso, in chat, si tende a travisare i significati di ciò che si scrive, che le stesse cose, dette a voce, scatenerebbero una risata invece di un malinteso.
Probabilmente ha ragione, ma in ogni caso, come dici tu, non ci siamo mancati minimamente.
Gischio
Di solito quelli che consigliano come vuotare le case dagli oggetti inutilizzati, come prima cosa dicono: se non lo usi da più di 18 mesi, puoi buttarlo.
Invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: se dopo 18 mesi non ti manca, hai fatto bene a buttarlo.
Ho sempre fatto così anche io e finora non ho rimpianti (e di sicuro non ne hanno neanche dall’altra parte!)
e a proposito di “credo” …credo che riusciro’ a portare su pc il credo che e’ dentro di me e con un clic farne anche un post. Credo…
dai, dai, dai che ce la fai!
(Gianni Morandi mode: ON)