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In controtendenza.

19 Luglio 2007

Perché avrei dovuto scervellarmi, prendere carta, notebook e calamaio per trovare un modo originale e non troppo inflazionato per dire questa cosa che mi frullava in testa da un po’ di tempo, quando invece c’era lui che l’aveva detta peraltro già da un pezzo e soprattutto così terribilmente meglio di come la potrò mai dire io. C’è che i libri meritano rispetto, diamine.

 

Nient’altro da aggiungere.

 

C’era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.

 

(Una storia di amore e di tenebra – Amos Oz)

LdC

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  1. Essere un libro?

    Interessante…

    Sarei sicuramente “La prima sorsata di birra e…” niente di impegnativo, solo un inno alla vita semplice ed alla leggerezza…

    Un sorriso e buon weekend…

    Paola

  2. Di tutti quelli che avete citato non ne ho letto nemmeno uno, quindi mille grazie perchè sono tutti spunti per nuove letture.

    Se io fossi un libro sarei “Chi ha spostato il mio formaggio”, anzi, per la precisione, vorrei riuscire ad essere così come la morale del libro insegna. E’ dura, durissima.

  3. DANYYYYY: eheh vedo che ti ho ispirato un post.

    Alla fine ieri ho preso quelli che ho postato da me.

    E ne ho già cominicato uno ieri sera!!!

    l’ho scoperto da un articolo su Vanity Fair un articolo tra l’altro stupendo!

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