Lasciate che cominci questo racconto con un consiglio da amica: se un bel giorno vi troverete, per qualsivoglia motivo, nella necessità di recarvi da Bologna a Vicenza, non ascoltate RIPETO non ascoltate quello che vi suggerisce il navigatore dell’iPhone e non prendete RIPETO non prendete la direzione autostrada A31 detta Valdastico, altrimenti finirete come la sottoscritta ieri pomeriggio, dispersa nel nulla di Badia Polesine a cercare l’ingresso di un’autostrada che, molto semplicemente e italicamente, esiste ma è ancora chiusa al traffico per una serie di problemi che hanno fatto slittare l’apertura di circa un anno.
(poverino, il satellite, che la vedeva da lassù e non capiva perché non ci entravo)
Fatto sta che per andare al compleanno del mio amico Andrea, che non vedevo da oltre un lustro, nell’ordine:
1 – Mi sono persa nella Badia Polesine di cui sopra, in mezzo a campi di nulla, dove non c’è neanche segnale per chiamare un parroco a cui confessare i propri peccati prima dell’estremo saluto, per colpa dell’iPhone che mi faceva sbattere continuamente in questo imbocco dell’autostrada fantasma, con la cieca costanza di un moscone che sbatte contro un vetro chiuso per uscire.
2 – Una volta rassegnata a tornare sui miei passi, andando quindi a riprendere con la coda fra le gambe l’A13 che avevo incautamente abbandonato accecata dalla possibilità di fare il cosiddetto (in gergo tecnico) taglione, vengo affiancata al semaforo da una coppia di (scoprirò poi simpaticissime) guardie giurate di Monselice che mi dicono Guarda che hai forato.
3 – A questo punto della storia, tutti coloro a cui la racconto mi dicono: ma non te ne sei accorta? No. Avevo i vetri alzati, l’aria condizionata a manetta e mi dilettavo al karaoke fra un Super Trouper degli Abba e un Man in black di Johnny Cash (così, perché ci piace l’alto e il basso) e non ho sentito niente. A questo punto della storia, tutti coloro a cui la racconto mi dicono: ma non ti sei accorta neanche che non teneva la strada? Ebbene, no.
4 – Tre minuti dopo che avevo accostato e, elencando mentalmente tutti i nomi dei santi che conoscevo affiancati da tutti gli animali che son saliti sull’Arca di Noè, stavo sfogliando le condizioni generali di vendita della mia RC auto per scoprire se avevo diritto a un carro attrezzi o dovevo pensare seriamente di rifarmi una vita a Monselice, le due guardie giurate che mi avevano avvisata della défaillance del mio pneumatico sinistro posteriore, sono tornate indietro ad aiutarmi. Pianto con guardie giurate mentre mi cambiavano la gomma, consolata, rimessa in strada.
5 – Ma non era tutto: difatti, dopo 12 anni di perpetuo sonno dentro al bagagliaio, la gomma di scorta si era un po’ -come dire- lasciata andare ed era mezza sgonfia, per cui a passo di lumaca sono dovuta arrivare in autostrada e da lì percorrere 12 km con gli altri automobilisti che mi auguravano di sparire o anche più semplicemente di finire giù per un fosso, fino all’Autogrill dove un benzinaio pieno di generosità e di aria, mi ha gonfiato la gomma di scorta e controllato le altre tre, sai mai.
A quel punto ero a un bivio esistenziale: tornare indietro e accettare la mia inferiorità morale nei confronti del destino cinico e baro o scegliere di svoltare la giornata e recarmi comunque al compleanno del mio amico Andrea? Avrete senz’altro capito cosa ho scelto e ne sono tuttora felice: non solo per aver rivisto una persona a cui voglio molto bene, ma anche perché se avessi lasciato vincere la sfiga sarebbe stato un giorno perso, mentre così ho vinto io.
PS: quasi dimenticavo, la Transpolesana è una strada di merda, scusate se lo dico in francese e non tutti capiranno. Transpolesana, merda.
PPS: secondo e ultimo consiglio da amica. Se partecipate a un compleanno di un amico veneto, in Veneto, sappiate che non è una grande idea mettersi alla guida dopo aver provato i diciotto tipi di vino con cui l’amico vi ha tentato (e a cui ovviamente avete ceduto). Dite sì alla sicurezza e no alle multe per guida in stato di ebbrezza e fermatevi (come ho fatto io) all’autogrill di Padova per bere un caffè. Secondo il navigatore dell’iPhone ne avrei trovato uno anche in A31, ma ho educatamente ignorato il suggerimento.
LdC