3 agosto 2014
Appena arrivata, per restare qualche settimana, nella casa al mare. Il viaggio non è andato malissimo, ma di certo avrebbe potuto andare meglio: con una coda per incidente e il diluvio per quasi tutta la durata, non potrò annoverarlo fra i momenti migliori alla guida, ma sempre meglio di quando ho forato per colpa della Transpolesana e dell’A31 maledetta.
La casa era, come mi aspettavo, umida a livelli di guardia: il clima non deve essere stato particolarmente buono neanche qui, considerando il pianterreno e l’esposizione a nord, è già tanto che le rane del giardino non abbiano fatto irruzione direttamente in salotto. Ho sistemato abiti e cianfrusaglie in tutti gli spazi in cui sono riuscita a infilare qualcosa, lasciando chiaramente il posto anche alla mia socia, che mi raggiungerà domani (la sua partenza si rivelerà più intelligente della mia, lo dico sulla fiducia già da ora).
Lorenzo è a Bologna e in questo momento, quindi, sono da sola. Gli esercizi di solitudine, come li chiamo io, che sto provando a fare ormai da qualche settimana, stanno dando i loro frutti e non mi sento poi così una schifezza rifiutata dal mondo, come invece mi sono sempre sentita. Purtroppo, dovete sapere, la sottoscritta è leggermente angosciata quando si trova a fare i conti con sé stessa e basta, quando non c’è nessuno con cui conversare o da intrattenere o con cui “fare cose”, che sia anche pulire casa; la solitudine è un po’ un momento di transizione fra l’arrivo di una persona o dell’altra, da quando ci sono i gatti poi non parliamone neanche, che una casa coi gatti, vuota non è mai. La solitudine è un buco, un’attesa, un momento che non ha un senso vero e proprio (se nessuno mi vede io non esisto, è il pensiero malato) e lungi da me pensare di trasformarla invece in un momento di valore, perché fondamentalmente che valore dovrebbe avere un momento in cui ci sono soltanto io?
A quanto pare è un’idea sbagliata, me lo stanno dicendo tutti, avrà ragione la maggioranza, no?
L’idea potrebbe essere quella di attaccarsi ai social network, ma stiamo parlando di dare valore a questi momenti, non di trascinarsi in modo bovino fino al prossimo incontro… quindi, scrivo. E chissà, magari alla fine della stagione salta anche fuori qualcosa, ma per il momento le idee le metto qui. Non fateci caso se dirò troppe cazzate, ma seguitemi con la pazienza di sempre: da qualche parte, infatti, dovrei andare prima o poi a parare.
Voialtri, come sempre, stay tuned.
LdC
“me lo stanno dicendo tutti, avrà ragione la maggioranza, no?”
Perchè mai la maggioranza dovrebbe avere sempre ragione? No, la maggioranza è il cosiddetto popolo-bue …:-)
Per me, al contrario, i momenti di solitudine sono preziosi e indispensabili. Ne ho bisogno frequentemente perchè il contatto con gli altri, se non lo interrompo ogni tanto, mi fa sentire “invasa”, mi fa perdere il centro.
E’ un modo di essere radicato, quindi sostanzialmente immodificabile.
Così anche il suo opposto.
Credo che sia necessario imparare ad essere a proprio agio nel mondo, sia con gli altri che senza (anche io ogni tanto faccio faticosi esercizi di “filantropia”) perchè entrambe le circostanze si presentano.
Tuttavia gli esercizi servono solo ad essere più flessibili e versatili; la natura non cambia, se sei gregaria rimarrai tale, così come io rimarrò sostanzialmente misantropa.
Invecchiando mi sto anche convincendo sempre più che la nostra natura profonda ha sempre ragione (lei sì, non la maggioranza :-)) e che non va rinnegata. Ne vanno forse limati gli spigoli, quando ci ostacolano, ma bisogna rispettare le proprie esigenze reali. Anche quando il resto del mondo ti dice che così non va bene che dovresti fare diversamente.
Buon proseguimento.
Grazie cara, faccio sempre tesoro di questi bei consigli scritti col cuore :*
PS: quando ci rivediamo, noi due?
Parli con me? perchè il commento non è pubblicato, dunque non so se ti riferisci a me o ad altri… :-)
Mi sembrava di averlo pubblicato :(
Non si vede?
Ora sì :-)
Non so quando ci vediamo, organizziamoci :-)