Che, dette così, sembrano il titolo di una fiction di Canale5 con Manuela Arcuri, e invece sono due degli arcani maggiori che sono usciti da un giro di carte, alcune sere fa, sedute al tavolo di un ristorante con Elisabetta e Lidia, e i camerieri che ci guardavano fra il divertito e l’attonito. La forza: sicurezza, determinazione, spiccata personalità ed estroversione. La temperanza: trasformazione con lenta pazienza, equilibrio, ragionevolezza e stabilità.
Due argomenti, secondo il mio stato d’animo attuale, decisamente fuori tema. E poi non è che io creda così tanto alle carte, se devo essere sincera: preferisco altri modi per fare un po’ di sana introspezione, anche se in questo specifico caso, un giro di carte è una scusa per per parlare a cuore aperto con due delle mie più care amiche. Che, da dire, ce ne sono sempre. Negli ultimi mesi, ma anche nelle ultime settimane e pure negli ultimi giorni.
Cosa volete che vi dica: sono regina della chiacchiera e della socialità, ma è solo perché quando mi sento ferita mi vado a nascondere come fanno i gatti e mostro soltanto il lato di me inattaccabile, allegro, sicuro. Credete che io sia sempre al di sopra di tutto? Ci sono dei momenti in cui mi sento grande come una monetina e, a causa di questo pessimo lato del carattere che fa sì che tenda a legare l’approvazione degli altri alla mia autostima, questi momenti sono più di quanto non si creda. Ci sono delle volte in cui il sapore della delusione è tangibile in bocca: ha una sfumatura dolciastra e ferruginosa, non so se vi è mai capitato, si ferma all’altezza dello sterno e non va via fino al giorno dopo. Ci sono dei rifiuti, delle mancanze, delle disillusioni, che mi è capitato già un paio di volte, dopo aver letto una riga in particolare, o aver ascoltato un discorso, di sentirmi il viso andare a fuoco e di restare ferma con lo sguardo immobile a rimescolarmele all’infinito in testa e credo che se non fosse perché forse, a mia totale insaputa, un po’ di quella Forza che dicono le carte ce l’ho davvero, avrei pianto tanto di più.
Ma sapete? Quando mi capitano queste cose (e vi garantisco che anche io ho la mia bella dose quasi quotidiana, che mi vado anche un po’ a cercare, non fatico ad ammetterlo) penso che anche se attualmente non ho granché né mi sento granché, ho due “armi” che nessuno può togliermi: la corsa e l’amore per gli animali.
Direte: che cazzata. E invece no, perché sono le uniche due attività che io non percepisco come ripiego a qualcosa che non è mai venuto, a qualcuno che se ne è andato, a un momento che deve ancora essere atteso. Io corro e mi occupo degli animali che hanno bisogno: non c’è da essere belle, interessanti, sicure o sottomesse a seconda dei gusti. Non ci sono terze parti da compiacere, non c’è autostima che vacilla per un messaggio che si fa attendere. Ci sono io e c’è quello che valgo, poco o tanto non lo so, che di sicuro al momento si riassume in due sole piccole fettine di una intera torta, ma non dispero, verrà un giorno.
E allora forse, che dite: anche la Temperanza…?
LdC
Proprio vero, spesso si tende a confondere l’approvazione degli altri con la propria autostima. Ci ero arrivato, ma non l’avevo mai sentito dire così bene!
Gischio
ogni volta che leggo quello che scrivi sulla corsa, mi torna in mente la pubblicità a cui lavorano Mel Gibson e Helen Hunt in What women want: (vado a memoria) “la strada non ti giudica”.
baci :)
Esatto! È veramente così.
…e comunque, più ci penso (e ci ho pensato), più mi pare evidente che tu sia molto più di questo. :) tu sei, ad esempio, anche “quella che scrive”: diari, blog, email, romanzi, racconti… non importa, tu scrivi. :)
a
Oggi sono anche “quella che registra”. Cosa, non si può dire.
Grazie, comunque, davvero.