E’ passato un po’ di tempo e bisogna riprendere le fila del discorso, che ormai son tornata a casa da tre mesi e questi racconti stanno facendo la muffa.
Dove eravamo rimasti? C’è stata Chicago, poi St. Louis, poi Nashville e, una volta ripartite da quest’ultima, abbiamo toccato Memphis.
Solo toccato, nel vero senso della parola, perché la distanza che ci separava da New Orleans era davvero importante, la tappa più lunga di tutto il viaggio, e non sapevamo cosa ci aspettava lungo il percorso.
(un bel niente, per la cronaca)
Memphis è il capoluogo del Tennessee ed effettivamente è molto grande e noi ne abbiamo visto probabilmente solo un centesimo, anche perché non trovavamo da parcheggiare neanche a piangere, quindi giravamo sempre attorno alla stessa zona con la cieca speranza tipica del bolognese in centro. Abbiamo scoperto successivamente che si stava tenendo una specie di super festa campestre con grigliata sulle rive del Mississippi e che sarebbe stato impossibile- tant’è che abbiamo deciso di puntare subito verso Graceland e dimenticare la downtown. Sulle rive del Mississippi, qui a Memphis, hanno costruito circa cinque chilometri di parchi e se vi dico che era tutto pieno, immaginatevi la densità di popolazione.
Ok, come non detto.
Come ci si avvicina alla zona di Graceland, attraverso la Elvis Presley Blvd, si capisce subito che ci si sta per addentrare in un bel parco a tema per adulti (e non solo) con la classica super organizzazione americana, di quelle che non lasciano niente al caso (soprattutto commercialmente) e due viaggiatrici sgamate come noi hanno pensato bene di evitare questa tappa così pop fatta di trenini perfettamente sincronizzati e gruppi vacanza scientificamente organizzati; però effettivamente se passi da Memphis e non vai a Graceland, dai, no, non si può.
E così ho costretto Lidia a scattarmi alcune banalissime foto, ad imperitura memoria.
Per il resto, la zona lì attorno a me ha ricordato Lochness: cioè, non fai un passo senza trovarti invischiato in qualcosa a forma di Elvis, così come Nessie per il lago.
Boh, voi non so, io francamente no.
Infatti non è che siamo entrate (tra l’altro, trenta e passa dollari a testa) ma ci siamo limitate a girellare lì intorno, fermandoci solo per fare benzina nel classico distributore-fast-food americano dove se stai ferma per più di cinque minuti rischi che friggano anche te.
Quindi, mi spiace per chi aspettava trepidante questo post, ma non ho fatto niente di epocale né ricorderò Memphis come luogo imprescindibile dove trascorrere il tempo, se però non ci state dentro e nel prossimo vostro viaggio volete rifarvi gli occhi con il trionfo del kitsch, compreso giro nella casa, alle lapidi e visione dell’abito da sposa di Priscilla, qui vi spiegano come fare.
Buon divertimento.
Ripresa l’auto e lasciata Memphis alle spalle, non ci restava che sciropparci quattrocento miglia e arrivare nel cuore della notte a New Orleans: due persone sane di mente sarebbero andate a letto, noi siamo andate a scoprire le bellezze della periferia.
(ma tutto questo ve lo racconterò la prossima volta)
LdC