Sabato mattina sono uscita, struccata e di buon’ora, per una serie di commissioni.
Fieramente struccata, sottolineo, perché ho sempre ritenuto che il non obbligo di dipingersi la faccia, certi giorni in cui non è necessario rappresentare un’azienda o un ruolo, sia una sorta di privilegio, una libertà che amo prendermi e rivendicare con fermezza.
Sabato mattina, appunto, dovevo andare a comprare le pappe dei mici e non avevo certo bisogno di apparire con l’incarnato più roseo o con lo sguardo più profondo… se non che, prima di entrare nel negozio, ho pensato di fare una piccolissima deviazione in profumeria, quei due minuti che sono bastati a vuotarmi il portafogli e a farmi intravedere da lontano una ex compagna delle elementari che non vedevo da un sacco di anni.
Truccatissima e perfetta, merda. Mannaggia a me e a questo bisogno di rivendicare la femminista che alberga nel mio animo, con che coerenza, poi, che io nel ’68 manco ero nata e nel ’77 avevo un anno. Perché non mi sono data almeno un po’ di fondotinta! Ecco, lei è perfetta e io invece qui color di una federa, porcacciap#teerjdfjnvdrhebrl##!!!
Occhiata rapida, fulmineo blitz sull’espositore di tester più imboscato: fondotinta, blush, ombretto e…
«Claudia, carissima, quanto tempo!».
LdC