L’espressione spada di Damocle è diventata una metafora rappresentante l’insicurezza e le responsabilità derivanti dall’assunzione di un grande potere, ma anche simbolicamente di una grossa mazzata che pende sul tuo capo, aggiungerei.
Chiarito questo, avevo una spada di Damocle che adesso si è trasformata in grossa matassa da sbrogliare, almeno è cambiata e non è più lì che penzola sul mio incerto futuro, anzi lo ha definito molto bene questo futuro.
Stavo andando a discutere proprio di questa faccenda, appuntamento alle 13.30 dall’altro capo della città, speranza di pranzare in piedi al solito bar grazie ad un fortuito anticipo, sole bellissimo e molti pensieri da mettere in fila, quando il mio sguardo si è posato sulla minaccia-tipo dell’automobilista gaudente e ottimista, ovvero la scritta luminosa Coda all’altezza dello svincolo per A13, addio sogni di gloria.
Nel tratto di pochi kilometri che separavano il punto in cui mi trovavo al punto dove mi sarei tappata per le successive due ore, i miei ragionamenti hanno seguito un moto variabile, partendo dal più classico dei messaggi di scuse per il ritardo fino ad arrivare ad un sonoro mannaggia ecco vedi la mia vita fa acqua da tutti i buchi, non sono padrona del mio tempo, neanche un toast posso mangiare in santa pace, che schifo me misera me meschina me tapina (aggiungere imprecazioni ad libitum, casuali e specialmente decontestualizzate a piacere, mescolare, servire caldo).
In mezzo a tutti i cosa faccio – esco – non esco – ma da qui non so la strada – userò il navigatore – ho poca batteria, come in tutte quelle volte in cui entro in loop mi sono detta Oh, basta, vado avanti e vedo cosa incontrerò.
Che è una frase banale, ma ricca di saggezza, se ci pensate bene.
Sono andata avanti consapevole dei pro e contro, ma dopotutto cosa puoi fare col tuo destino se non andargli incontro, sia esso una coda in tangenziale o qualcosa di decisamente più “corposo”?
Sapete cosa è successo?
La coda non c’era. Probabilmente l’avviso era di qualche ora prima e non era stato ancora cancellato: tangenziale scorrevole, nessuna coda, arrivo in elegante anticipo, pranzo al bar, ma non solo. Scegliendo di andare incontro alla minaccia, mi sono anche goduta il panorama delle montagne innevate che non avrei mai, mai, mai pensato di vedere (almeno, in 41 anni non era mai successo, c’era gente che ne parlava, ma pensavo fosse una leggenda metropolitana) e fidatevi quando vi dico che è stato emozionante.
Quindi, la metafora del 1° marzo 2017 è gentilmente offerta dalla tangenziale di Bologna, ma anche da tutte le minacce che vi si parano di fronte e sembrano ostacolare il raggiungimento del vostro obiettivo, sia esso la felicità o Casalecchio di Reno. Quello che voglio lasciare impresso nei bit oggi, e non un altro giorno, è questo: andate incontro agli imprevisti, alle sfide, alle matasse da sbrogliare, perché se rimandate, se fuggite, se fingete che non esistano, resteranno sempre lì come appunto quella grossa spada di Damocle che avevo anche io, fino a poco fa. E per quanto sembrino spaventose, tremende e irrisolvibili, in realtà a volte non lo sono poi così tanto, o comunque se ne esce in qualche modo, oppure addirittura nemmeno ci sono e, al posto loro, c’è un bellissimo e inatteso panorama innevato. D’altronde solo attraversando le cose si arriva dall’altra parte, al livello successivo, a volte solo alla pugnetta successiva, ma intanto una l’abbiamo valicata.
Andate semplicemente avanti, vedrete cosa incontrerete.
Avvertenza: questa è una metafora e parla di un’eccezione, vi sembra così plausibile grazie alla mia fantasia e alla sospensione dell’incredulità, nove volte su dieci una scritta luminosa in tangenziale o in autostrada è realmente presagio di una coda che poi si verifica puntualmente, quindi prendete le vostre misure -emotive e materiali- ma soprattutto mantenete la distanza di sicurezza.
LdC