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Velocemente da nessuna parte.

31 Agosto 2006

Domani sera sarò alla presentazione del nuovo libro di Grazia Verasani e magari, se avrò la fortuna di scambiare due parole con lei, proverò a chiederle se si ricorda che ci siamo conosciute all’Aula Magna di Santa Lucia, alla serata conclusiva di Bologna ad Alta Voce. Nonostante sia amica di un mio caro amico mi ha messo in soggezione ogni volta che l’ho incrociata, non so perché, diciamo che ha l’aria di essere una persona dura e non proprio accomodante – a dispetto di altri autori con i quali ho riso e scherzato e soltanto dopo ho saputo chi fossero (per la cronaca Loriano Macchiavelli e Pino Cacucci – solita serie delle mie figuracce).

 

E’ solo che quando la leggo non posso fare a meno di adorarla e quindi mi chiedo quanto e cosa di lei ci sia nel suo personaggio, l’investigatrice Giorgia Cantini, che mi sembra altrettanto spigolosa come l’autrice, ma anche così fragile e a volte in balia degli eventi.

 

In attesa della mia personale recensione – alla Scandellara il libro non è ancora arrivato – incollo il testo di quanto ha letto lei Ad Alta Voce, l’anno scorso. Che tra l’altro è una canzone bellissima.

 

I remember you well in the Chelsea Hotel,

you were talking so brave and so sweet,

giving me head on the unmade bed,

while the limousines wait in the street.

Those were the reasons and that was New York,

we were running for the money and the flesh.

And that was called love for the workers in song

probably still is for those of them left.

 

Ah but you got away, didn’t you babe,

you just turned your back on the crowd,

you got away, I never once heard you say,

I need you, I don’t need you,

I need you, I don’t need you

and all of that jiving around.

 

I remember you well in the Chelsea Hotel

you were famous, your heart was a legend.

You told me again you preferred handsome men

but for me you would make an exception.

And clenching your fist for the ones like us

who are oppressed by the figures of beauty,

you fixed yourself, you said, "Well never mind,

we are ugly but we have the music."

 

And then you got away, didn’t you babe…

 

I don’t mean to suggest that I loved you the best,

I can’t keep track of each fallen robin.

I remember you well in the Chelsea Hotel,

that’s all, I don’t even think of you that often.

 

(Chelsea Hotel – Leonard Cohen)

 

LdC

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  1. Domandona …. Ma hai mai pensato di scrivere qualcosa di tuo?

    Secondo me, se ti sovviene l’idea giusta, hai tutte le carte necessarie per fare un ottimo lavoro ….

  2. Ciao Sissi,

    sono giorni che non mi concedo più alle letture tra cui oramai Tu sei parte costante.

    Proprio per questo mi associo a Scramlezz nel dirTi che ci sono persone occhi e menti che altrettanto adorerebbero leggerTi.

    E’ sicuramente una cosa che non Ti ho mai detto in modo serio ed oggi è il tempo di farlo.

    Il Tuo stile e la Tua descrittività, a volte la leggerezza ed una certa qual vena provocatoria, rendono le Tue righe una fuga per me piacevole di cui non resto sazio e durante la quale non amo aver distrazioni.

    Figgo K&T

  3. @Cris: ma non eri in ferie?

    @Scramlezz & PierAlex: grazie per la vostra fiducia… confessovi che ogni tanto (spesso) mi viene il voglino, ma come fare? Non è semplice. C’è chi mi ha suggerito di cominciare scrivendo dei racconti. Proprio ieri sera la Verasani parlava da quale fatica e frustrazione sono afflitti gli scrittori sconosciuti, seppur talentuosi. E chiaramente non ha accentuato la mia voglia di “mettermi lì”… Facciamo che per ora continuo ad esprimermi sul blog, a vostro totale uso e consumo ;o)

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