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Daniela against the world.

7 Settembre 2006

Sarà che i vicini di casa hanno cominciato a chiamarmi la Erin Brockovich della Bolognina, sarà che mi sono presa a cuore varie situazioni in cui i soprusi –nei miei confronti e di altre persone- erano ormai talmente una prassi collaudata che nemmeno ci facevamo più caso, che accettavamo e subivamo ormai così, passivamente, addirittura come se fosse normale (trovo sia aberrante abituarsi alle cose negative). Sarà che è uno di quei periodi in cui mi sento particolarmente rompicoglioni e a certi compromessi non ci sto più, forse complice quel grammo di energia estiva che ancora rimane al mio attivo. Sarà che dopo un po’ che mi riempio alla fine arriva il momento che esplodo, sarà che sono stanca di somatizzare la stronzaggine altrui con la gastrite mia…

 

Insomma sarà quel che vi pare, ma ultimamente il senso della giustizia è una delle cose che più mi accende, anima, coinvolge. E se mi conoscevate come personcina diplomatica, diciamo che le cose sono un po’ cambiate. Così come la Francy lasciò la sua impronta nel mondo e soprattutto sulla mia Smemoranda, tanti anni or sono, con questa frase “l’amore è soffrire in silenzio? No, valà che io urlo” mentalizzatevi sul fatto che da questa bocca potrebbero uscire cose inconfessate e per lo più sgradite.

 

Ché, a far la dolce e comprensiva, qua ci si comincia a stare stretti.

 

Solo che essendo nuova del mestiere non riesco ancora a calibrarmi bene, nel senso che ci sono frecciatine che mi sgorgano dal cuore come acqua fresca e mi rendono paga e soddisfatta di me, ma barcollo ancora parecchio in questo mio nuovo percorso e allora capita che, barcollando, io pesti delle cacche. Tipo oggi.

 

Che poi, io della mia resto. Ma ho sollevato una questione generale diciamo non propriamente nel giorno adatto. Premetto: non ho scelto di farlo apposta, io neanche lo sapevo che sarebbe stata una serata speciale, questa. Ho detto che mi chiamano Erin Brockovich mica Donna Zobeide, la sfera di cristallo non ce l’ho. Per farla breve metti che si organizza una cena con cinque amiche e una di queste amiche abbia a sua volta un’amica che sa essere sola a casa e che le altre invitate conoscono e propone di coinvolgerla. Normalmente ciò non dovrebbe rappresentare (e non ha mai rappresentato, a doppio senso) un problema – io poi amo fare quelli che in musica definiscono crossover fra le mie compagnie, a maggior ragione se si conoscono già – e quindi propongo di aggiungere un posto a tavola. Ma mi viene risposto picche. E allora la giustiziera dei deboli e degli oppressi fa partire una mail al vetriolo, candeggina, arsenico, vecchi merletti e acido muriatico con un’enfasi degna di un reclamo all’ufficio delle tasse, dove si indigna per la vessazione che la sesta persona ha subito. Con neanche tanto lieve accenno ad una sensazione di rapporti fra il gruppo che non sono esattamente più quelli di una volta.

 

Se le partecipanti a questa discussione sono varie trentenni ognuna coi suoi bei problemi e magari giornata schifosa di lavoro sulle spalle, cosa ne può saltar fuori? Un caso di stato, of course. Un giro di recriminazioni miste, con annesso carico da undici di spiegazione del motivo oggettivo e per nulla opinabile che mi ha fatto, anzi mi fa, sentire un po’ di cacca.

 

Anche se, scusate se mi permetto: non nutrendo grosse riserve sulla mia perspicacia, forse essere un po’ più chiari avrebbe giovato?

 

E così ho probabilmente minato la riuscita di una serata che per una di queste persone avrebbe dovuto essere speciale, gettando un bel po’ di scompiglio e tirando fuori rospi che albergavano nel mio esofago da qualche tempo. Mi dispiace, sul serio, lo dico di cuore. Ho anche un po’ di rimorso perché penso che il suo ricordo di stasera sarà irrimediabilmente macchiato da questa discussione.

 

Inutile piangere sul latte versato, che la vita non è perfetta si sapeva già.

 

Dopotutto ci fu qualcuna a cui sono (involontariamente) riuscita a rovinare addirittura grossa parte dell’addio al nubilato. E questa, signori, è arte.

 

LdC

Update per i curiosi: tutto è bene ciò che finisce bene, seguiranno foto. Si è festeggiato con una morettiana Sacher Torte di mia ispirazione (ovviamente comprata).

 

Il Mont-Blanc si regge su un equilibrio delicato, non è come la Sacher Torte…
-Cosa?
-La Sacher Torte…
-Cos’è?
-Cioé lei non ha mai assaggiato la Sacher Torte?!…
-No.
-Va be’ continuiamo così, facciamoci del male!!!

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  1. non sentirti “cacca”!!! Hai fatto bene, punto e basta.

    Che senso ha tenersi tutto dentro per fare quella “brava”???

    Tanto poi, quelli bravi la pigliano sempre in un solo posto! :)

  2. Alùra… non ci conosciamo ma ti leggo (a mezzo deb_cat) spesso. Ti risponde una che sopporta fino a quando è ora di basta, per quieto vivere, se vogliamo o solo per educazione. Però io avviso prima così nessuno si può lamentare: della serie… io dico sempre a tutti “io sopporto fino a 50, a 51 spacco i nasi. Se vi trovate col naso sanguinante non lamentatevi, ve lo avevo detto”.

    In ogni caso meglio affrontare le cose prima, discutere, accapigliarsi e risolvare piuttosto che farsi venire il fegato marcio nella speranza che qualcuno “capisca” che ha passato il segno.

    E se hanno l’animo sensibile e ci restano male… beh, la prossima volta pensno bene loro a cosa dicono.

    Abbracci

  3. Oh oh… ricordando il modo in cui ci siamo conosciute qualche anno fa… tremo all’idea di questa nuova cuginetta!!! ;-)

    Dai, non te la prendere… questa sera presentati con un bel sorriso ed un dolcetto per tutti e vedrai che la serata sarà comunque piacevolissima…

    Un abbraccione…

    Paola

  4. Vabbé, hai fatto un po’ di cagnara ma quando ce vò ce vò…

    E io, in ufficio, ne avrei tanta voglia, chiedi all’Eliseth!!!

    Mi ritengo una persona perloppiù gradevole, sebbene tendenzialmente acida…ma considero un difetto indifendibile, quando mi parte la brocca perché colma, dire la verità in maniera tale da far pervenire all’interlocutore tonnellate di merda, che, seppur meritata, poi mi pento di aver indirizzato in maniera così diretta e violenta.

    Ma non si può essere perfette, né piacere a tutti…perciò, je suis comme je suis!!!

  5. @Deb: oppure, come canta Gloria Gaynor: “I am what I am and what I am needs no excuses”.

    @Cugi: dici che dovrei addolcirle? E io che dovevo passare in Comet… uff…

    @Eliseth & Memole: grazie mille per il supporto, se stasera non mi mettono il Guttalax nella birra cinese ci sono buone speranze di conservare l’amicizia. Ve lo saprò dire domattina.

    Stay tuned ;o)

  6. in effetti quello ottico l’abbiamo tutti, qui, tranne lei. per me lo può comprare anche a pedali, basta che stia fuori dalle balle per un pò! Yle

  7. Allora, se siamo in vena di citazioni musicali, casca come il cacio sui maccheroni una da “The gentle art of making enemies” dei Faith No More:

    If you don’t make a friend, now

    One might make you –

    So learn

    The gentle art of making enemies

  8. va beh allora diciamo che se un giorno dovesse proprio proprio capitare che mi sposo (ahahaha) non ti offenderai se deciderò di non invitarti all’addio al nubilato.. :-)

  9. Basta stare lontani 4 giorni …. che per rimettermi in pari devo chiedere 2 ore di permesso !!!!

    Ma tu, paladina degli oppressi, come di vedi?

    Vestita da guerriero medioevale sul cavallo, elmo in testa, spada e scudo oppure una sorta di Madre Teresa di Calcutta in versione bolognese?

  10. @Poeta: me ne era venuta in mente un’altra di canzone stamattina mentre mi preparavo, poi è svanita nel dimenticatoio… forse erano gli Smiths? Stavo ascoltando un loro cd…

    @Scramlezz: anche se alcune persone tendono parecchio a vedermi come “Sorella speranza, una mano tesa”, confessoti che in questi contesti mi visualizzo più come un’Uma Thurman in Kill Bill ;o)

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