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Se le donne chiedono dialogo e protezione perché gli uomini sono fragili e muti?

12 Settembre 2006

Raccolgo ispirazioni da parecchie settimane e sento di non potermi più esimere: questo post mi chiama, mi metto alla tastiera e le parole sgorgano dalle mie dita alla velocità del pensiero (ho anche fatto dattilografia, alle superiori, confesso).

 

Uomini, donne, che strana gente siete. Chi ricorda quel film in cui Massimo Troisi rinunciava al matrimonio, di comune accordo con una giovanissima Francesca Neri, arrivando alla conclusione che siamo i meno adatti a stare insieme?

 

Forse non aveva tutti i torti.

 

Ovunque mi giri, metaforicamente o meno parlando, vedo persone che stanno insieme ma che in realtà non si sopportano più. Le coppie di amici che vivono serenamente le posso contare sulle dita di una mano, non sto scherzando. E questo anche perché alcuni sono al secondo round, nel senso che fortunatamente ora hanno trovato un equilibrio, ma sono reduci da convivenze esaurite, decennali fidanzamenti finiti, separazioni, ecc… (sembro la pubblicità dell’agenzia Cipria, aiuto!). Oibò, certo è che nella vita non si può scegliere una direzione e verso quella andare sempre col paraocchi, anche quando si capisce che non è quella adatta a noi. Oppure ci sono eventi che ti piovono addosso quando meno te li aspetti. A tutto c’è rimedio fuorché alla morte, diceva qualcuno, ma misurare la fattibilità di un rapporto soprattutto in funzione del fatto che lo si può sciogliere alla bisogna non è sano. Teoricamente si dovrebbe partire dal presupposto che un vincolo di questo genere dovrebbe tendere al concetto di “per sempre”. Mi ricordo un amico che non si voleva sposare perché “tanto poi quando divorziamo”.

 

Quando. Nemmeno più il beneficio del dubbio. Come biasimarlo? D’altronde quello che si avvicina di più al concetto di eternità, oggi come oggi, mi sembra di più il mutuo che l’amore.

 

Domenica me ne stavo bellamente sdraiata al sole cercando di dormire ma il dinamico quartetto di fianco aveva invece deciso in modo del tutto arbitrario – specie nei miei confronti – di trascorrere il tempo dilettandosi con un dialogo di quel genere che fa proprio bene all’armonia di coppia:

 

Donna 1: adesso poi voglio vedere quando anche io arriverò la sera a casa e invece di fare i lavori mi svaccherò sul divano come luilì.

Donna 2: ah sì perché si credono che tutto gli sia dovuto, non sai che fatica faccio per fargli almeno apparecchiare.

Marito 1 e marito 2: entrambi in silenzio (un penny per i vostri pensieri…)

 

… ora, io non sono mai stata completamente d’accordo con la parità dei sessi e sono sempre stata dell’idea che mentre io posso avere nel mio dna il gusto per l’abbinamento dei colori tu possa avere quello per il mistero del funzionamento dello scaldabagno e difatti non ti chiederò mai di accompagnarmi all’Ikea a scegliere le tende a) perché ci vado con mia mamma, che mi dà più gusto; b) perché non ti accorgeresti nemmeno che le ho messe su. Tu, dal tuo canto, non pretendere che io impari a programmare l’antifurto di casa. Non si tratta di luoghi comuni o sesso predominante (io guido molto meglio di tanti uomini che conosco e altrettanti uomini che conosco sanno cucinare meglio di me), si tratta di attitudine.

 

Fattore di cui, quando si decide di prendersi a mano qualcuno per l’eternità (o per un lasso di tempo che vada al di là del mese e mezzo), si dovrebbe tener conto da entrambe le parti. Così, come dire, che non ti voglio per quello che potresti diventare una volta che passi in mano mia, bensì per quello che sei. Che non sto con te perché in fin dei conti posso stare con te, bensì perché senza di te io non posso stare. Retorica? Principi azzurri? Non penso, anzi. Forse eccessivo realismo. Forse proprio perché sono di vedute troppo larghe, troppo indulgente, troppo democratica che sono single da anni.

 

Questo libro la dice lunga, in effetti.

 

Comunque, dovessi restare zitella a vita con l’unica compagnia di un cane alsaziano (ai gatti sono allergica, anche se un gatto avrebbe fatto più scena), non voglio diventare come quelle due là, sul serio. Io nei panni dei vostri mariti mi ci provo a mettere, perché voi no? Ci siamo forse dimenticati tutti che ad una reazione corrisponde sempre una reazione e non vado oltre perché scadrei nella banalità? Se le statistiche dicono che la maggior parte della gente ha più corna in testa di un cesto di lumache qui, signori, non nascondiamoci dietro ad un dito, che le cose si fanno e si disfano sempre in due: le mie manìe contro il tuo disordine, i tuoi fetori nauseabondi contro le mie emicranie, siamo sempre uno ad uno e palla al centro.

 

Perché abbiamo scelto di essere due.

 

Questo l’ho dedotto grazie ad una visione leggermente meno “di parte” che potrebbe avere una trentenne media, avendo un mare di amici del sesso opposto sia single che accompagnati/sposati che si sfogano con me: un pochino ho familiarizzato e ho compreso delle sfumature, ho tratto dei preziosi consigli e ho soprattutto empatizzato anche con loro. Oltre alle mie colleghe donne, chiaramente, con le quali condivido molto ma che non mi sento di assolvere come uniche vittime. Dopotutto, data la mia posizione di assoluto sciopero ad oltranza senza se e senza ma nel campo amoroso, mi vedo un po’ come uno di quei giudici del tennis sui loro altissimi seggioloni, dove la pallina non li può nemmeno sfiorare.

 

E questo sapeste in che posizione privilegiata mi pone (checché mi si dica che chi si estrania dalla lotta…)

 

Tra l’altro – e la butto lì a mo’ di provocazione, correggetemi se sbaglio – mi sembra di aver notato che i ruoli tendono all’inversione, dalla convivenza/matrimonio in poi: l’uomo che si è comportato da bastardo per tutto il tempo del corteggiamento/fidanzamento si impantofola perché trova il surrogato della mamma che non gli farà più mancare nulla, mentre la donna affascinante e piena di comprensione che l’ha irretito, dismette i panni della femme fatale ed indossa quelli – nel migliore dei casi – della bella lavanderina oppure – nei casi peggiori – di Adolf Hitler. Come dire “tanti saluti, la versione DEMO è scaduta, adesso divertiti con il pacchetto full”.

 

In amore non vince chi fugge, a questo punto mi viene da dire che vince chi resta.

 

Se mai mi capiterà (ma prima dovrei calarmi dal pero, scendere a compromessi con il mio elenco di priorità dove ai primi dieci posti ci sono io, conoscere qualcuno di veramente valido, affezionarmici possibilmente più che ad un comodino, lasciarmi convincere che si può stare insieme, eccetera eccetera – quindi stiamo parlando per assurdo), penso che provare, sbagliare, riprovare se ne vale la pena, dovranno essere delle tappe imprescindibili. Se non sarò disposta anche a questo penso che non intraprenderò nemmeno il percorso. Sempre con un occhio ai miei genitori, il segreto di un matrimonio di trent’anni e passa non è questione di fortuna o che tutto è andato sempre di lusso. Forse è questione che quando le cose hanno preso pieghe strane si è rimasti lì a mandar giù un po’ di fango.

 

… o no? Parliamone.

 

LdC

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  1. Il fango quando tocca tocca e ci sono momenti in cui preferisci il comodino alla feroce metà: se non si è fatti per stare insieme BENE, non ci si incaponisca ok…ma è fin troppo facile non volersi assumere responsabilità ai giorni nostri. Un rapporto non funziona solo per magia ed autocombustione, ci vuole impegno e da entrambe le parti. Eppure, e lo dico da convivente-coniugata, ai discorsi delle zdaure acide ed indispettite non sono immune… ;o)

  2. Concordo con DebCat: il fango quando tocca tocca, ci sono momenti in cui all’amato bene daresti fuoco col lanciafiamme. Mi capita di ripetere spesso che amare qualcuno non è una passeggiata ma un lavoro duro, da servi della gleba. Per fortuna in certi casi rende.

  3. Io non ho mai capito poi lo scindere i compiti io cucino tu cambi le lampadine e sturi il lavandino mentre io ti taglio le carote..sarà che ho vissuto con i miei che si intercambiavano i ruoli..mio padre ha cucina delle volte e mia madre ha scaricato il lavandino..comunque ai termpi nostri non c’è la voglia di sacrificarsi, di prendere impegni e prenderli serimamente…ci si para davanti al “tanti c’è il divorzio”…ma che significa?

    Tu prendi un impegno prima con me e pi davanti a Dio (io sono per i matrimoni rigorosamente in chiesa)..

    con questo non è facile tollerare il prossimo accettare i suoi difetti e farli propri..

  4. ho letto la lettera! sei stata bravissima! non ho commentato perché non ho molta voglia di iscrivermi al sito di Cosmo, ma se hai bisogno intervengo!

  5. P.S.: rimembri per caso una serie di miei nick sulla falsariga di Caduta dal Calesse…il calesse era proprio quello di cui parlava Troisi ;o)

  6. Il fango quando tocca tocca a tutti. E ci sono momenti in cui la beneamata metà la butteresti dalla finestra. Il segreto sta nel ricordarsi che son momenti e passano e che invece tante cose buone ci sono. Il e la mia metà (neo coniugati con 2 anni di convivenza alle spalle) facciamo a turno con lo svacco sul divano, facciamo a turno con le pulizie, andiamo insieme all’Ikea (passione mia) ma anche al Decathlon e Castorama (passione sua), fa lui la spesa perchè ha turni più comodi ma spesso la si fa insieme per il gusto di stare insieme e non per il “dovere” della spesa. Si passano indifferentemente i venerdì al cinema ma anche a cena fuori, soli o accompagnati, anche se ognuno ha poi i suoi hobby, privati e personali. Soprattutto si cerca di costruire e di rispettare i propri spazi. Devo dire che l’idea del divorzio o della separazione non ci è mai neppure balenata, abbiamo tardato al matrimonio (in Comune) proprio per avere la certezza di non rischiare nemmeno di prenderlo in considerazione (il divorzio). Poi chi lo sa? Nel senso che domani cosa ci aspetta non lo possiamo sapere ma l’impegno quello di certo c’è.

  7. Quello che manca al gg d’oggi è la voglia di impegnarsi in un rapporto,ma seriamente non così tanto per fare e quando ci si stanca buttare tutto alle ortiche e purtroppo ci sono molti miei amici trentenni e passa che sono così. Questo mi mette solo una gran tristezza nel cuore…. Non dico che sia facile,ma almeno provateci ragazzi!! Ultimamente mi sono sentita dire che sono una ragazza troppo impegnativa…. mah! non credo … cosa confermata da molti miei amici maschi. E’ facile non voler assumersi le responsabilità in un rapporto, troppo comodo a parer mio. ciao LdC

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