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The Queen – La Regina (recensione).

18 Settembre 2006

Grazie alle mie abili doti di commerciale e alla mia spiccata predisposizione alla diplomazia ho convinto Sandra a scartare l’ipotesi de “I pirati dei Caraibi” (complice anche il tutto esaurito in ogni multisala di Bologna e provincia) e, buttandogliela molto sul lato Novella 2000 (dai, è un film su Lady D!), sono riuscita a portarla all’Odeon. Non lo nascondo: questo film mi ispirava un po’ per l’attrice (Coppa Volpi 2006 a Venezia) ma soprattutto per la location.

 

Che a me tutto ciò che è british m’intriga sempre.

 

Sala più gremita di quanto pensassi, target misto.

 

La sinossi ufficiale recita così: “Quando gli inglesi, sgomenti e increduli, apprendono la notizia della morte della Principessa Diana, la Regina Elisabetta II è incapace di comprendere la reazione del popolo britannico alla tragedia. Al contrario Tony Blair, appena eletto Primo Ministro, avverte che la gente comune ha bisogno di rassicurazione e supporto da parte dei suoi leader. Mentre un’ondata di emozioni senza precedenti rischia di travolgere le istituzioni, Blair deve trovare un modo per avvicinare la regina alla nazione. THE QUEEN – LA REGINA alterna finzione e immagini di repertorio, costruendo un ritratto sorprendente, intimo e divertente di una monarchia profondamente in crisi”.

 

Non sono famosa per le mie tendenze monarchiche (anzi!) e quindi mi sono stupita della sensazione con cui ho vissuto la trama e percepito il messaggio del film. Siccome anche Sandra ha inteso una cosa simile, direi di non essermi sbagliata. In realtà c’è molta meno polemica nei confronti di Elisabetta II di quanto sembri ad una prima occhiata. Non indugio sulla triste precisione del modo in cui ci vengono dipinti i personaggi di Carlo e del Principe Filippo (rispettivamente privo di attributi il primo e di cuore il secondo): basta mezz’ora ed è fisiologico simpatizzare con l’antagonista, che viene ovviamente messo in maggior risalto, ossia Tony Blair. Dopotutto la storia inizia con l’intenzione di far entrare in empatia lo spettatore con la povera Diana e con il goffo ed inesperto Primo Ministro (a tratti la sua democraticità è a mio avviso un po’ troppo enfatizzata) che, neoeletto, tentano di proporci come SalvaLaCoronaBeghelli della situazione.

 

Compito facile: d’altronde chi, di fronte alla scelta, avrebbe simpatizzato con la Regina?

 

Ed invece il retrogusto che ti rimane è proprio questo: Elisabetta II è La Regina, la vera protagonista indiscussa di questa storia. Con una trascorso pesante sulle spalle, con un unico stile di vita inculcatole praticamente da ragazzina e che fatica a trasferire nell’era moderna, con valori, principi e il totale, imprescindibile e perentorio obbligo di rispettare ciò che la corona impone. Anche e soprattutto quando il cuore dice tutt’altro. Non è incapace di comprendere. Non può comprendere. Ma lo farà lo stesso. Non voglio rivelare molto di questo film, ma c’è una scena dove lei piange e sul momento pensi che lo faccia per la recente perdita della madre dei suoi nipoti. Poi capisci che sta piangendo per sé stessa. E allora ti chiedi con che cuore. Poi realizzi: con la disperazione di una persona che ha dedicato e dedicherà la propria vita ad essere ciò che il Regno, il Popolo e la Storia le chiedono. Che si farà violenza e andrà contro ai suoi dogmi per accontentare i sudditi, per salvare quello che per lei e la Casa Reale sono vita: gli inglesi. Perché questo, volente o nolente, è in cima alle sue priorità, prima di sé stessa addirittura, come se fosse madre di tutte quelle persone. E che, come ogni madre, a causa della difficoltà che il suo ruolo impone, viene immolata come colpevole di tutto. Significativa la battuta del braccio destro di Blair “Diana coinvolta in un incidente d’auto? Chiedete alla Regina se ha messo mano ai freni”.

 

Che poi, chi lo sa dove sta la realtà dei fatti? Ma amare Diana e odiare Elisabetta, diciamocelo, è semplice come sparare sulla croce rossa. Io per prima, che ho sempre avuto il mito di Diana Spencer come di povera vittima vessata dalle angherie della Royal Family però, non posso certo dire di aver cambiato idea ma posso senz’altro dire di aver ampliato la mia visuale. Ché, da che mondo è mondo, la verità (che in questo caso non sapremo mai) sta sempre un po’ nel mezzo.

 

Cosa mi è piaciuto: il racconto di parte, che ha riequilibrato ai miei occhi una storia ormai trita e ritrita; la fotografia delle praterie nei pressi del castello di Balmoral; i quattro fedeli cagnolini di Elisabetta.

 

Cosa non mi è piaciuto: la caccia, senza se e senza ma; l’improbabile arredamento/atteggiamento “Ikea” di casa Blair.

 

Durata: un’ora e mezza giusta, non annoia (Sandra ha dormicchiato, lo dico per trasparenza, ma poi si è giustificata che era stanca).

 

Da consigliare a: chi mette il latte nel suo Earl Grey.

 

LdC

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  1. Haikumeccanico: The Queen sintesi (a me è è piaciuto)

    Parigi val bene una messa (figuriamoci Londra).

    Parigi val bene una “massa” (e potere).

  2. Sarà che adoro Elisabetta I ma non posso non ammirare Elisabetta II, nel suo freddo e sicuramente doloroso distacco dal mondo. Credo che andrò a vedere il film, che già mi ispirava, dopo aver letto la tua recensione anche, e non solo, perchè metto il latte nell’Earl Grey :)

  3. sono giorni che volevo dedicarti una poesia.

    Più o meno fa così:

    FAVA APRI LA MESSAGGERIA DI SPLINDER CHE TI HO MANDATO UN MESSAGGIO GIORNI FA!!!.

    Fine del momento poetico.

  4. @Condonato, eccoti la mia poesia…

    Se il messaggero Splinder

    continua imperituro

    a mostrare lo zero nei messaggi in arrivo

    la povera Dani

    continuerà a non guardare.

    Sorry.

    Ma ora ho risposto.

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