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Sei passata in ufficio da me.

6 Ottobre 2006

Quanti anni, sedici? Sono sedici anni di parole a macchinetta, dei tuoi capelli ribelli, dei tuoi occhi verdi nascosti sotto lenti sempre troppo glamour e sempre troppo grandi. Sedici anni di “cocca, ci sei sabato per un giro di shopping compulsivo?”, sedici anni da quel giorno di settembre in cui decisero di metterci in banco assieme, in 1^ F. Sei una delle amiche più di vecchia data, anche se per quel tuo carattere introverso ho scoperto cose di te solo da adulta. Siamo state lontane ma anche molto vicine, per esempio in quel maggio del 2003 oppure in Tunisia. Ed anche oggi siamo vicine, oggi che sei passata in ufficio da me come hai fatto centinaia di volte e già sull’ingresso ho notato qualcosa che non andava. La tua andatura era incerta, aveva un che di triste, non ti sei tolta gli occhiali.

 

Ma, da sotto, una lacrima è scesa fino alla guancia.

 

E mi hai detto “non è niente, non so cosa mi succede, sto sempre male, non mangio, odio il mio lavoro e tutte le sere piango, ma non ti preoccupare che mi passerà”.

 

Ed io che ho capito che quel qualcosa era il sintomo di un male a me tristemente noto. Un’ex depressa queste cose le riconosce al volo. Il tempo si è fermato, le scadenze e i casini che avevo tra le mani hanno dovuto aspettare, perché tu, i tuoi capelli ribelli, i tuoi occhi verdi, i tuoi occhiali troppo glamour mi stavano chiedendo aiuto. Tu, così importante anche se non te lo dico mai. E sapevi che da me non sarebbe arrivato l’aiuto delle persone che ti dicono “stai serena, che la vita è bella” ma l’aiuto di chi sa che quando quel sipario nero ci cala davanti agli occhi sul serio non si riesce a scorgere la via d’uscita.

 

Ci sono passati in tanti, cocca. Non ci è successo neanche niente di originale.

 

E’ iniziato tutto a primavera: una notte mi sono svegliata perché mi sentivo male… siccome ero uscita a cena non mi sono preoccupata e, anche se i sintomi non erano normali, non ci ho pensato più di tanto. Poi, da quella volta tutte le notti alle tre, sembrava fatto apposta, mi svegliavo improvvisamente con una sensazione terribile: mi mancava il fiato, il cuore mi batteva fortissimo, mi sentivo come se avessi avuto un macigno sul petto, avevo la nausea, piangevo e soprattutto avevo il terrore che non mi sarebbe passato mai… anche se, in realtà, più o meno dopo un paio d’ore mi passava e potevo tornare a dormire. Sono una persona molto concreta e quindi ho fatto tremila esami diversi, più o meno invasivi, per capire da cosa poteva dipendere e mi dicevano tutti che non avevo niente, però purtroppo continuavo a soffrire. Di conseguenza non mangiavo quasi più, dormivo malissimo, sul lavoro ero assolutamente inaffidabile e non volevo nessuno intorno, a parte i miei. Crisi di ansia e attacchi di panico. Avevo paura della paura. Sono rimasta settimane praticamente sempre a letto a piangere… una specie di ‘bomba’ fra i miei amici e in ufficio: tutti avevano più o meno intuito che non ero in gran forma, ma non pensavano di certo fino a questo punto.

 

Tu, così solare, impossibile.

 

Fortunatamente – ed è quello che ti ho suggerito, sperando che tu prenda il consiglio e ci rifletta su – non ho provato vergogna e sono andata da una specialista con la quale mi sono trovata veramente bene, con una gran fatica ho cercato di riprendere la mia quotidianità da dove l’avevo lasciata e poi il resto l’hanno fatto il tempo e le medicine… anzi no. Il resto l’ha fatto la mia voglia di guarire: era diventata una sfida tornare quella di prima perché quella di prima, quella di adesso, non si sarebbe mai rassegnata a trascorrere così il resto dei propri giorni. E’ passato un bel po’ di tempo e mi è costato parecchio a livello emotivo, ma ce l’ho fatta a riprendermi tutto ciò che, per colpa di quel sipario nero, mi ero persa. E non è stato l’unico passo importante che ho fatto perché proprio in quei momenti, mentre riassaporavo i miei spazi e la mia vita che si facevano nuovamente largo nel buio, ho scelto di impegnarmi nell’acquisto di una casa: una cosa forse più grande di me ma che oggi posso orgogliosamente dire di avere realizzato.

 

Sembra che si tratti di manifestazioni di insoddisfazioni profonde che a volte nemmeno noi sappiamo di avere. Sono venute fuori delle cose, parlando, che mai avrei pensato avrebbero potuto influire a tanti anni di distanza. E altre cose che non credevo avessero avuto così tanto peso. Ho scoperto aspetti di me che non conoscevo e, senza scendere nel dettaglio che comunque non è fondamentale, ho ricevuto gli strumenti per sapermi aiutare da sola.

 

Per essere se stessi è necessario accogliere a braccia aperte la nostra ombra, la nostra parte oscura. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo. Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo punti nel vivo, ci fa soffrire e scatena sentimenti alternativi e negativi. Perchè l’ombra che è in noi è viva, presente e vuole solo essere accolta. Un quadro senza ombra non ci dà le sue figure correttamente, questo è vero. Ma è altrettanto vero che il buio della notte non è l’unico colore del cielo.

 

Ti prometto che i tuoi occhi torneranno presto a sorridere.

 

LdC

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  1. Nella speranza che trovi l’aiuto che cerca il prima possibile ma che, soprattutto, si accorga di avere bisogno di un aiuto specialistico.

  2. forse come ex depressa saprai che se piangi, se chiedi aiuto, se dici a qualcuno che sei triste e non mangi e stai male, è perchè non sei davvero depressa, altrimenti non avresti nè la forza nè l’interesse a farlo.

    Se la tua amica ha parlato con te vedrai che con un aiutino ce la farà facilmente.

  3. @Vale: sono d’accordo con te, i più “depressi” son quelli che non sentono nemmeno più male…e si trascinano!

  4. @Vale/Deb: in realtà lei ha fatto finta di niente e l’ho trovata abbastanza recalcitrante ad ammettere che non sta bene… è che io sono molto rompicoglioni se mi ci metto e le ho fatto delle domande “mirate” che nel post ho omesso, un po’ per privacy e un po’ per amor di scrittura, e vi giuro che mi sembrava di vedere il film di me stessa…

  5. Quando mi sono rotta di stare male e di far finta invece di stare bene ho alzato la mano e ho detto “ok, io mi fermo qui, adesso aiutatemi voi”.

  6. Hai scritto e descritto da pelle d’oca come sempre, sopratutto l’ultimo paragrafo l’ho copiato nel mio file dove tengo le cose che mi piacciono e mi “Toccano” Grande ldc e sappi che non ti conosco benissimo ma ti considero una delle DONNE MIGLIORI che conosca… spero che la donna del racconto non sia chi penso… mi spiacerebbe molto… Baci crisss

  7. Ottimo consiglio cuginetta…

    ma metti in conto che la strada non sarà breve, che non sarà sufficiente dirglielo dieci, cento, mille volte… e non avrei comunque la certezza che le tue parole saranno seguite…

    Io non ci sono riuscita, più o meno dodici anni, forse per questo ti auguro davvero di cuore di riuscirci tu…

    Paola

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