Per sgombrare il campo da alcuni equivoci.
di Wu Ming 1
"Ma se chiunque può copiare i vostri libri e fare a meno di comprarli, voi come campate?" Questa domanda ci viene fatta sovente, il più delle volte seguita da quest’osservazione: "Ma il copyright è necessario, bisogna pure tutelare l’autore!". Questo genere di enunciati rivela quanto fumo e quanta sabbia la cultura dominante (basata sul principio di proprietà) e l’industria dell’entertainment siano riuscite a gettare negli occhi del pubblico. Nei media e negli encefali imperversa l’ideologia confusionista in materia di diritto d’autore e proprietà intellettuale, anche se il rinascere dei movimenti e le trasformazioni in corso la stanno mettendo in crisi. Fa comodo solo ai grassatori e ai parassiti d’ogni sorta far credere che "copyright" e "diritto d’autore" siano la stessa cosa, o che la contrapposizione sia tra "diritto d’autore" e "pirateria". Non è così. I libri del collettivo Wu Ming sono pubblicati con la seguente dicitura: "E’ consentita la riproduzione, parziale o totale, dell’opera e la sua diffusione per via telematica a uso personale dei lettori, purché non a scopo commerciale". Alla base c’è il concetto di copyleft inventato negli anni Ottanta dal "free software movement" di Richard Stallman e compagnia e ormai diffusosi in tanti settori della comunicazione e della creatività, dall’informazione scientifica alle arti. Copyleft è una filosofia che si traduce in diversi tipi di licenze commerciali, la prima delle quali è stata
LdC