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There’s no comfort in the truth.

8 Febbraio 2007

Quando fantasticavo della mia vita nella casa nuova mi ripetevo sempre che oltre ai mille aspetti positivi ce n’era uno da non sottovalutare e cioè che avere la mente impegnata dalle cose serie avrebbe magicamente cancellato o comunque diluito tutti quei piccoli pensieri futili sulle questioni di principio, le ripicche fini a sé stesse, i battibecchi sterili sui quali a volte mi fisso.

 

Errore macroscopico. Quando si vive soli si hanno i pensieri seri (il mutuo, il condominio, i soldi, le bollette, preparare il pranzo per il mattino successivo, archiviare i documenti e non accatastarli nel secondo cassetto, spolverare, coordinare lavatrice e lavastoviglie in modo che non funzionino insieme altrimenti basta accendere l’abat-jour e salta tutto, trovare il tempo per andare a fare la spesa e potrei andare avanti per giorni) e anche i pensieri futili di cui sopra. Living in perfect armony, come ebony and ivory nella canzone, senza litigarsi tempi e spazi. Garantisco in prima persona. Se poi ci si aggiungono giornate di lavoro dove ogni contatto è un problema – e si sa che risolvere i problemi è un po’ un talento del cazzo – e una serie di impegni che in questo periodo se potessi scegliere declinerei, ma sono responsabilità e decisioni prese in altri momenti e pertanto non delegabili ma soprattutto non procrastinabili, ne consegue che posso decretare ufficialmente qui e ora l’inizio di un momento di mia chiamiamola debolezza emotiva, di fragilità, di vulnerabilità.

 

Non sono un’imperturbabile statua di marmo. Che restare al di sopra di tutto, l’ho capito, serve solo a farsi venire la gastrite.

 

Difatti, come ogni persona con cuore, cervello, sangue che scorre e sintomi vitali nella norma, la semplice verità che oggi mi va di ammettere è che avrei voglia/bisogno di appoggiarmi ad una spalla che non sia quella che gli intoccabili si sono già resi disponibili ad offrire, intendo una spalla speciale, sperando sempre – povera illusa – che ci sia nei paraggi qualcuno di valido pronto non dico ad aiutarmi, ma almeno ad ascoltarmi. Che poi non ci dobbiamo mica sposare. Ma vedo che non c’è, anzi. Scendo dal pero del mio orgoglio, mi guardo intorno e nei paraggi ci sono soltanto delusioni. Risalgo sul pero. D’altronde non è che in questi casi si chieda molto, come dice la mia giovane ma saggia amica, vorresti una persona alla quale dire che la giornata è stata pesantissima… una persona con cui sfogarsi, con cui scambiare due chiacchiere… non si parla di amici, quelli ci sono…  si parla di una persona diversa, che sta al nostro fianco diversamente… e invece ti ritrovi a parlare con le bolle nella vasca… ed è brutto, tanto brutto. Ma sempre meglio sprecare fiato con una bolla piuttosto che con un coglione.

 

Che poi a quanto pare non mi sento così tanto debole e incompresa fino in fondo, altrimenti non avrei scelto di non rispondere a Gabriele che non pago di non avermi trovato al cellulare mi ha chiamato addirittura in ufficio per chiedermi di uscire – mamma lo so che stai pensando vedi? è così fanno quando ti vogliono veramente.

 

Lo so, lo so, lo so. Non me lo dire, che lo so.

 

Insomma, alternative in questo momento non ne ho, poi i problemi tendono a seguirti o ad aspettarti, non c’è neanche gusto. E comunque nonostante la debolezza emotiva è in momenti come questo che normalmente misuro la mia resistenza, la mia forza d’animo e perché no, il mio valore.

 

Dopotutto add’a passà a nuttat’.

 

LdC

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  1. è così difficile trovare una persona speciale che ci stia accanto… io finora non ci sono riuscita e credo che non la cercherò più… ma una cosa è certa, meglio sprecare fiato con una bolla che con un coglione!

    Mari

  2. meglio parlare con una bolla che con un coglione!

    e questa è una santa verità…solo che i coglioni si camuffano bene e poi finisce che ti trovi solo ad avere problemi in più invece di avere qualcuno che ti aiuta con i tuoi!

  3. …no big deal darling: diciamo che lo stato d’animo è molto simile al tuo e, nonostante la persona “speciale” ci sia e ce la metta tutta per supportarmi, non è abbastanza!

  4. molte volte si crede di trovare la spalla giusta, ci si appoggia ma attenzione xche’ tutto ad un tratto questa si sposta e ti lascia cadere. meglio le bolle in un bagno caldo che tante cicatrici!

  5. Ecco, la bolla è meglio del coglione.

    Su questo non c’è dubbio.

    io ho dato pezzi di me a tantissimi coglioni, prima di accorgermi che era meglio infilarli nelle bolle e lasciarli andare(i pezzi di me, non i coglioni).

    Dopo un anno e mezzo di follia credo di aver trascorso il più lungo periodo di singletudine della storia(e anche astinenza, visto che di coglioni, in tutti i sensi qui, non ne potevo più!!).

    Non che i pensieri non mi si affollassero eh…anzi, li nutrivo con cura e dedizione, uno ad uno.

    E crescevano bene, anche.

    Riuscivo ad arrovellarmi per notti intere su una frase di merda.

    Poi si sa com’è andata a finire.

    E’ che nella nuova casa la vasca non ce l’ho.

    E nella doccia con le bolle è difficile discutere.

    Però non ti credere, come la casa anche il fidanzato è un pensiero che si aggiunge agli altri mica li sostituisce.

    Anche se è un bel pensiero a cui appoggiarsi.

    Sai cosa potrebbe aiutare?

    E’ non risalirci sul pero.

    Resta giù.

    Ora puoi venire da me nel mio privato a raccontare tutto!!

  6. So bene che non è la stessa cosa, però una spalla ce l’hai già, ed è questo blog. Lo si capisce dalla frequenza con cui ti ci appoggi, e dall’immancabile sostegno dei commentatori. Non è poco.

    Comunque, secondo me gli incontri più importanti ci capitano sempre nei momenti in cui non li stiamo cercando. E come quando facciamo il caffè: se stiamo a fissare la caffettiera il caffè non sale, ma se ci distraiamo un attimo, ecco che viene su.

  7. L’amore è l’unica risposta della vita

    che termina con un interrogativo,

    e chi ha paura di perderlo…l’ha già perso.

    Perché amare non è chiedersi,

    no, nulla deve essere interpretato,

    l’amore non è una cosa che si pensa,

    è una cosa che si fa,

    e non è necessità!

    Chi sente il bisogno d’amore non basta a se stesso,

    chi sente il bisogno d’amare può riempire due persone.

    L’amore è quella musica che non si cerca

    ma si ode per caso

    mentre stai camminando sulla tua via

    …ed io,

    che musico ogni palpito

    e dirigo l’orchestra che mi dà,

    trovo l’amore uno strumento difficile da suonare

    …mi si dia tempo

    …tutto il tempo

    …per capire.

    PS: Mi associo ai Saggi che hanno stilato i commenti 8 e 9 (scurrilità a parte), fanne tesoro, disincantati e fortificati, dopo… solo dopo l’amore verrà da sè, ma non sarà qualcosa a cui appoggiarsi, sarà quel ‘qualcosa in più’…

    Federico

  8. “Che poi a quanto pare non mi sento così tanto debole e incompresa fino in fondo, altrimenti non avrei scelto di non rispondere a Gabriele che non pago di non avermi trovato al cellulare mi ha chiamato addirittura in ufficio per chiedermi di uscire – mamma lo so che stai pensando vedi? è così fanno quando ti vogliono veramente.” LdC

    Succede sempre così anche a me, ma a parti invertite, io sono quello che chiama.

  9. Io il problema lavatrice-lavastoviglie l’ho risolto lavando i piatti a mano e subito dopo aver mangiato, ma subito subito da non avere il tempo di pensare “uff, non ne ho voglia”… e la spalla a cui appoggiarsi, beh, se ne sente la mancanza sì, quando si vive da soli. Ma cerca di non pensarci, sentirai meno la solitudine e secondo me a non pensarci ci si rende conto che altri nostri amici hanno bisogno di una spalla, e si avrà più tempo e voglia di svagarsi con loro. Poi la compagnia verrà da se e inatteso, come il caffè nel commento più in basso ;-)

    Ste

  10. @MucoMarx, non hai tutti i torti, nel senso che il blog effettivamente aiuta molto… in realtà in questi momenti io ho sempre scritto e sempre scriverò, lo faccio sul blog come sul pezzo di carta qualsiasi. Per me la scrittura è terapia.

    @Federico, mi piacciono molto le tue parole, effettivamente l’amore non è una ricerca ma una cosa che capita, esattamente come il caffè citato da MucoMarx ed è anche vero che non è un’opera di mutuo soccorso. Ne sono cosciente ma è che, come dico nel post, non sono sempre una statua di marmo.

    @Aluc, a nome di tutte le donne stronze che mi sento di rappresentare… mi dispiace!!!

    @Ste, appena mi conoscerai capirai perchè non sono una che lava i piatti ;o)))

  11. C’e’ poco da dispiacersi, se non si sente nulla per la persona che ti cerca o cmq non abbastanza c’e’ poco da fare, tanto quando le cose vanno così di solito ci si incazza, si soffre, si manda a fanculo e maledice il mondo e la lei di turno, dopo ci si deprime, piano piano passa e la “ragione” comincia a riprendersi, si augura buona fortuna a chi sta dall’altra e si spera che la prossima volta qualcuno risponderà.

  12. Aluc, ma è così anche per noi sai? Per quanto mi riguarda direttamente non pensare che ogni volta che telefono, mando un messaggio o apro una finestra di MSN o Skype che dir si voglia ci sia dall’altra parte uno che fa i salti di gioia. Ogni pavimento di una persona è il soffitto di un’altra persona.

  13. Ecco, anche io ho fatto ad una mia “amica” più o meno lo stesso discorso della spalla su cui piangere..la simpatica mi ha risposto “eh beata te che stai da sola e non devi rendere conto a nessuno”..a volte la gente sente ma non ascolta

  14. Cara cuginetta,

    credo che potremmo fondare un comitato di “ricerca della spalla accondiscendente ma non amica”.

    Io, stanca delle bolle del bagnoschiuma (che fanno anche male alla pelle) mi sono dedicata ai Gatti (e la maiuscola è d’obbligo) ed ai vasi di fiori… fai un po’ tu…

    Un abbraccio… forte…

    Paola

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