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Man on the moon – La recensione.

15 Febbraio 2007

Qualcuno lo trovava divertente, qualcuno no. In molti lo hanno amato, in molti no. Ma qualunque cosa abbia fatto, qualunque cosa ci abbia fatto credere, era solo una parte della commedia.

 

Lui voleva essere Lo Spettacolo. E ci è riuscito: probabilmente come accadde nella realtà, nella biografia cinematografica la sensazione che dà è principalmente il fastidio, l’effetto su di me è stato di irritazione. Poi appena sono entrata nell’atmosfera del film, e conseguentemente un po’ nel suo modo di pensare, sono andata oltre e ho capito. Molto.

 

Brevissima sinossi, anche se raccontarlo così equivale un po’ a sminuirlo: vita e morte di Andy Kaufman (1949-1984), dall’ascesa al declino, attraverso le sue scelte poco popolari e ancor meno diplomatiche. Un attore che non voleva essere semplicemente un comico, voleva stupire, voleva dimostrare quanto facile sia credere sempre a tutto, in modo incondizionato – if you believed they put a man on the moon – e ci è riuscito, burlandosi del pubblico e trasformando le sue performances in farse colossali progettate e controllate soltanto da lui stesso: si è finto sessista, litigioso, sciocco, superbo, misogino, quando la realtà era quella di un uomo che non si è mai voluto piegare alle condizioni dello show business. Per questo si è inimicato tutti quelli che non l’hanno capito ma si è fatto amare, e sul serio, dai pochi che sono riusciti a comprenderlo.

 

Doveroso citare Jim Carrey – dopo Truman Show non l’avevo più incrociato, ma ammetto che sa sempre stupirmi in positivo – che si è guadagnato un meritatissimo Golden Globe come miglior attore, ma altrettanto doverosa una parentesi sulla colonna sonora dei REM, da sempre conosciuti e apprezzati per rimandi e riferimenti alla realtà americana contenuti nei loro testi, che con questo film trovano un naturale legame che sfocia nell’omonimo brano.

 

Moses went walking with the staff of wood. Yeah, yeah, yeah, yeah.

Newton got beaned by the apple good. Yeah, yeah, yeah, yeah.

Egypt was troubled by the horrible asp. Yeah, yeah, yeah, yeah.

Mister Charles Darwin had the gall to ask. Yeah, yeah, yeah, yeah.

Hey Andy did you hear about this one? Tell me, are you locked in the punch?

 

Da vedere, insomma. Per amarlo o per odiarlo, sarete voi a deciderlo.

 

LdC

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  1. visto qualche tempo fa, ottimo film, come anche jim carrey, attore vero troppe spesso sprecato nei soliti filmetti dove parla con il culo.

    Al contrario di Hugh Grant che recita con il culo, ma alle donne piace quello. :-p

  2. Jim Carrey…hai visto “Se mi lasci ti cancello ?” se lo hai perso noleggialo o comperalo, in realtà si chiama ” Eternal Sunshine on a spotless mind” un titolo parecchio più poetico e filosofico. Saluti

  3. Scrivo al volo due o tre pensieri sconclusionati:

    – Grazie per aver citato (altrove) Walter Valdi. Non so se tu sai davvero chi fosse, comunque era da tanto che non lo sentivo nominare, e mi ha fatto molto piacere.

    – La tua recensione di “Man on the Moon” mi ha fatto notare molte similitudini fra la comicità di Andy Kaufman e quella di Sacha Baron Cohen, il cui personaggio di “Borat” mi è apparso improvvisamente ricalcato sul Latka Gravas che Kaufman interpretava in “Taxi” (cioè sul prototipo dello straniero finto ingenuo ma anche aggressivo, che scardina le certezze e mette a disagio). Chissà se questa somiglianza salterà fuori, nelle recensioni del film di Cohen che uscirà fra qualche settimana. Anche se temo che Borat manchi di quella malinconia e umanità che caratterizzavano i bislacchi personaggi di Kaufman, e che il film di Forman evidenzia molto bene (anche grazie alla sopraffina performance di Carrey). Avrei altre cose da dire, ma non ho tempo. Aggiungo solo che secondo me il vero comico deve destabilizzare, sempre, deve divertire ma mettere anche a disagio. E Kaufman, in questo, era perfetto.

    – Anch’io, come chi mi ha preceduto, ti consiglio “Se mi lasci di cancello” di Gondry.

    E ho idea che potrebbe piacerti anche un vecchio film di Forman, di difficile reperibiltà, intitolato “Gli amori di una bionda”.

  4. @MucoMarx, al di là dei legami con tutto il cucuzzaro Jannacci & Co. (se non erro) di Valdi so veramente poco o nulla. La frase a cui ti riferisci Io del giornale leggo sempre i necrologi e i cinema. Se è morto qualcuno che conosco vado al funerale. Se no vado al cinema. credo di ricordarmela dai tempi in cui mi sono letta tutto “Anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano – opera Omnia” che custodisco gelosamente nella libreria di casa mia ;o) Borat lo sto aspettando al varco, non sono particolarmente fiduciosa però la curiosità ormai mi si è instillata e non mancherò. Grazie per i consigli cinematografici, senz’altro non mi lascerò sfuggire l’occasione di noleggiare – se lo trovo, perché è già stato difficile trovare questo, fai te – “Gli amori di una bionda” e non solo perchè sono bionda, bensì perché qualcuno che così mi chiama son sicura che se ha letto il tuo commento è ancora là che se la ghigna.

    @Akamotasan ringrazio anche te per il consiglio cinematografico. Purtroppo parto sempre prevenuta con Carrey perché quando danno Ace Ventura per TV ho usualmente delle reazioni da incendiaria… quindi ho sempre l’idea che lui faccia e dica solo delle gran cacchiate. Invece dopo Truman Show, ad esempio, sono uscita dal cinema come illuminata (e sono pochi i film che mi fanno questo effetto) e anche stavolta devo ammettere che ha vinto lui…

    @Aluc ma vuoi mettere Hugh Grant che ti guarda con lo sguardo spento della mucca quando passa il treno e ti dice I enjoyed the movie very much. I was just wondering, did you ever consider having more horses in it? (Notting Hill).

  5. direi fantastico, visto che mentre lo diceva stava pensando se aveva 30 dollari per farsi fare un pompino dalla puttana dietro l’angolo.

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