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Anniversario.

9 Marzo 2007

Non so se questa osservazione sia capitata ieri sera in modo del tutto casuale oppure se il mio interlocutore ne era a conoscenza, comunque venga messo agli atti che proprio oggi ricorre il ventennale: The Joshua Tree è il quinto album degli U2, pubblicato difatti il 9 marzo 1987. Inutile sottolineare quanto siano bravi, bravi, bravi e le loro canzoni belle, belle, belle, seguono lodi profuse e applausi a scena aperta. A me Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen principalmente ricordano due cose.

 

1: io e Diego, agosto 2000.

 

Pianificare un viaggio di diciotto giorni on the road in Irlanda e dimenticarsi a casa i cd degli U2 non è quella che si definirebbe comunemente una mossa furba: doppia punizione – peraltro – perché il destino ha voluto li passassero soltanto una volta per radio mentre eravamo fermi in coda sotto a una specie di cavalcavia, quindi niente panorama mozzafiato, cielo basso e nuvole veloci con sottofondo. Ma noi, che non eravamo semplici e sprovveduti turisti, bensì turisti-e-fan-degli-U2 (caricati a molla da un concerto di una loro cover band un paio di giorni prima di partire) non ci siamo persi d’animo e abbiamo deciso che se non ce li eravamo portati da casa avremmo comunque e a qualsiasi costo dovuto interagire con loro. Ci siamo quindi informati circa l’ubicazione dei Windmill Lane Studios e con la Ford Ka sapientemente guidata dalla sottoscritta (che in quanto a guida a sinistra non la batte nessuno) ma soprattutto grazie alla magistrale funzione di navigatore di Diego nell’era pre-TomTomGo, siamo arrivati dritti al luogo atto alla venerazione dei Nostri Beneamati. Ora, nel nostro modesto immaginario questo posto avrebbe dovuto quantomeno essere a forma di chitarra oppure, che so, di disco… insomma, qualcosa che indicasse inequivocabilmente che ci trovavamo di fronte ad un luogo di culto ad Essi dedicato. Invece niente, un capannone anonimo e grigio/verde stile zona Roveri, ingresso composto unicamente da porta con maniglione antipanico. Semichiusa. O semiaperta, per gli ottimisti. E noi, che facevamo parte di questa seconda categoria, ci siamo messi a bivaccare lì davanti per un po’ di ore, senza nemmeno farci sfiorare dall’idea che Bono & Co. potessero essere impegnati altrove. Tipo dall’altra parte del mondo, sai com’è, erano poi solo gli U2. Difatti nisba. Vari tubi di Pringles dopo, preso il coraggio necessario, abbiamo deciso di sbirciare dalla porta. Ora… descrivere la scena è un po’ difficile ed effettivamente c’è il filmino che rende molto meglio ma cercate di immaginarvi due deficienti, di cui una con telecamera in mano, che passano e ripassano svariate volte con indifferenza di fronte a un uscio cercando di intravedere qualcosa di epico da tramandare alle generazioni future: un paio di occhiali di Bono, la cuffia di The Edge… vuoi mettere, dopo, a fare gli sboroni con gli amici? Grazie alla complicità dello zoom l’unico risultato che siamo riusciti ad ottenere è stato quello di inquadrare il disco di platino ottenuto, per l’appunto, grazie a The Joshua Tree giusto un attimo prima che l’impiegata – avendoci scambiato probabilmente per due squilibrati – ci invitasse ad allontanarci a suon di schiette espressioni presumibilmente in gaelico. Ai nostri figli e nipoti toccherà il racconto di quella volta in cui stavamo per conoscere gli U2.

 

2: io, Chicca, Rave, Diego e l’ignobile Valentina, luglio 2001.

 

Ecco, l’unico errore quel giorno è stato portarci a rimorchio l’ignobile, all’epoca morosa di Diego, conosciuta anche come Valentinavaffanculo. Luglio 2001, Elevation Tour. Stadio delle Alpi di Torino come un miraggio in mezzo a una babele di palazzoni orrendi (ma quanto fa schifo Torino?)… caldo a mille, non mi ricordo nemmeno a che ora siamo partiti, delle ore antecedenti il concerto mi vengono in mente frammenti come in una carrellata di immagini: biglietti trovati per pura – scusate il francesismo – sbusonata della sottoscritta che chiama La Fonte dell’Oro una settimana prima (tutto esaurito da mesi) e la signora le dice “guardi, ne rimangono cinque che m’han disdetto, se viene subito glieli tengo”… Diego che si smaterializza dall’ufficio ricomponendo le proprie molecole direttamente in via Rizzoli… rendez-vous in Autogrill comodo a tutti in quanto si convergeva chi da Bologna, chi da Lecco e io che mi sono immediatamente fiondata in macchina con Chicca e Rave, che di sopportare l’ignobile non ne potevo già più… amena passeggiata per fare scorrere il tempo in compagnia delle ottime Stefanelli Sisters e finalmente ingresso allo stadio! Che vabè, lo confesso, allora ero più intimorita dal mondo di oggi e soprattutto più culopeso, quindi mi sono parcheggiata sui gradoni in cemento anziché fiondarmi nel prato, a differenza di Diego e dell’ignobile di cui si son perse tracce al primo echeggio dell’intro di Elevation e che noi tutti abbiamo immaginato avvinghiati l’un l’altra a mischiare i propri umori corporei per tutta la durata del concerto (riemersi durante la paternale di Bono sul G8) e che ogni qualvolta ci venivano in mente, durante il concerto, apostrofavamo con l’amichevole intercalare metri-e-metri, sottolineando il concetto con ampi cenni del braccio sui quali però non sarò più specifica di così. Nel frattempo noi single, giustamente amareggiati da cotanto spreco ma comunque fieri della nostra condizione, senza se e senza ma, ci siamo goduti il concerto – sempre attenti a non sgualcire la camicia Ralph Lauren di Rave, mai guai – culminato nello scivolone romantico di Chicca che su Walk On ha visto bene di chiamare lo sfigato di turno (a.k.a. “La spezia” e non perchè di provenienza ligure) per fargliela ascoltare in diretta, della serie meno male che non esisteva ancora il videofonino altrimenti si sarebbero visti anche la sottoscritta e Rave che, simulando le classiche due dita in gola, rendevano ben chiara la propria opinione in merito. Talmente chiara che, ancora oggi, se per radio passano quella canzone a me vien da chiamare Chicca e da fargliela sentire. Così, come monito. A quel concerto temo di aver perso un paio di kg (tutta salute) e di aver scoperto il concetto di acqua alta pur non essendo mai stata a Venezia.

 

Questi sono i miei ricordi legati agli U2 e oggi, per questa ricorrenza specialissima, ve li regalo. Ne avete da leggere per tutto il week end.

 

LdC

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  1. Se vuoi ricambio con i miei ricordi legati agli Skiantos, Festival a Ravenna dove per cinque ore sono stato l’unico spettatore pagante tra ragazzi dello staff e persone con il pass.

    Ste

  2. Concerti degli U2… che tuffo nel passato! Quanti momenti splendidi trascorsi tutti con l’ex marito… sia prima che diventasse ex che dopo…

    Buon we cuginetta…

    Paola

  3. ah joshua tree…

    bell’album.

    Inferiore solo a Unforgettable fire ma sicuramente meglio degli ultimi (per non parlare di POP e ZOOROPA che sono inascoltabili)

  4. U2 addicted cliccate qui.

    @Ranmaz, mi sembri esagerato… dimmi che di Zooropa non ti piace Stay e di Pop non ti piace Staring at the Sun, coraggio, dimmelo…

  5. Utente anonimo #9 hai ragione, dovevo meglio specificare perchè non si tratta di un concetto assoluto ma di una mia personalissima opinione. Alla frase succitata ti prego pertanto di leggere ma quanto mi fa schifo Torino? :o)

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