Il destino sull’isola di San Lorenzo.
Puoi alzarti molto presto all’alba,
ma il tuo destino si è alzato un’ora prima di te.
(Proverbio africano)
In principio era il Sogno, che ebbe figli Siopè il silenzio e Mamusoin il rumore, da cui nacquero Dyaus il cielo, Indigo la terra e Caleb il riso da cui nacque il mare, in mezzo al quale spuntò l’isola di San Lorenzo a forma di piccola ranocchia e nella testa della ranocchia sorse la capitale, e sul terrazzo di una delle sue case, la sera di uno dei tanti giorni indifferenti a Dio, stava Alfonso il bello facendo ginnastica al suono del disco “Apache”, vestito solo di uno slip di leopardo.
Lo vide dalla finestra Olga la bella, lo trovò il più bello e sudato degli uomini e il cuore le diede un gemito nel petto come un calabrone nel bambù.
Passarono così diversi minuti, i muscoli di Alfonso guizzando nel rosso della sera, Olga la bella rimirandoli, una macchina investì un passante e lo scaraventò contro un’altra, si fece capannello, era morto: l’anima salì al cielo un po’ bruciacchiata, era un’anima di dentista, l’ultima cosa che vide sulla terra fu il viso sognante di Olga alla finestra, e rimpianse alquanto di dover partire.
Se è vero che amore e morte sono legati ed è la stessa dea a dipanarne i fili, fu proprio quello il momento in cui tutto iniziò. Alfonso il bello sentì la strada animarsi, si mise attorno alle reni un asciugamano, anch’esso maculato, e si affacciò. Così vide Olga che in sottoveste color pesca si tormentava i lunghi capelli biondi: la freccia di Cupido percorse agevolmente i dieci metri scarsi tra i due balconi e traforò le dirimpettaie fronti. Alfonso giurò all’istante che se non avesse potuto avere quella bionda si sarebbe ucciso, privando il mondo di una muscolatura d’eccezione. Olga giurò che se non avesse potuto avere quel bellissimo ginnasta lo avrebbe ucciso. La situazione di partenza vedeva quindi nettamente svantaggiato Alfonso.
La stessa sera Porfirio, il vedovo, portò i suoi due figli Disette e Diotto anni, in riva al mare a cercar conchiglie. La spiaggia di San Lorenzo ne era particolarmente sprovvista.
Raccolsero alcuni fossili di anguria, numerosi cucchiaini da gelato e un pezzo di legno somigliante secondo Diotto a un gattino, secondo Disette a un marziano.
Alla fine della spedizione scientifica Porfirio si sdraiò sulla sabbia e guardò le barche sanlaurentine, alcune verdi alcune blu, a mollo nel catrame del porto. Guardò i gabbiani tornare dalla città, sazi di immondizie. Guardò l’albergo di cui era proprietario, un ventisette camere che gli dava un reddito decoroso. Felice esser poteva ma felice non era. Mai come quella sera sentiva che la sua esistenza non aveva senso senza l’amore di Olga la bella.
Così è infatti la vita, e gli indiani dicono che in essa la forza più potente sia una divinità dal nome lungo e minaccioso: Amikinont’amanonamikit’ama.
È il Dio degli amori non corrisposti, quello che si diverte a combinare in infiniti incontri sbagliati tutte le possibili infelicità e le possibili disperazioni.
Porfirio ama Olga ma non è corrisposto. È invece amato da Ernesto. Ernesto è un cameriere naturalmente malinconico, che serve liquidi versicolori ai clienti del Bellevue, il caffè più elegante di San Lorenzo. La sera si veste da Brivido Arabo, metà odalisca e metà predone e va in cerca d’amore nelle strade del porto. Fiera l’andatura, vorace la bocca, modica la tariffa. Lì una notte incontra Porfirio appena deprivato di consorte, ubriaco, in lacrime. Si accostano senza il parabordo delle consuetudini (siamo al porto). Ernesto si invaghisce di quell’uomo che piange con tanto stile, cita Catullo e lo tratta con gentilezza. La nottata è indimenticabile. So che vorreste saperne di più ma Porfirio si vergogna. Infatti dopo quella volta, si nega.
Ernesto è invece follemente amato da Cristina, giovane cameriera ricciuta che non capisce il perché dell’indifferenza dell’Adorato. E vuole lui, non Alfonso che la ama (così almeno fino a ieri) la ama e indossa per lei tutto il maculato che ha a disposizione, cravatta di giaguaro, cinture pitonoidi, persino una giacca di ocepardo, animale esotico che fa ribrezzo agli indigeni e ai suoi stessi simili.
Ecco quindi che la diabolica ruota gira, ma adesso è uscito un numero a sorpresa e cioè che Alfonso e Olga si amano. Se così non fosse avremmo un cerchio sacro completo con al centro Amikinont’ama. E cioè Olga che soffre d’amore per Alfonso che soffre per Cristina che soffre per Ernesto che soffre per Porfirio che soffre per Olga. Ma Olga e Alfonso sono lì che si guardano, arriva l’ambulanza a portar via la spoglia del dentista, e loro si guardano. Olga tormenta i capelli biondi, Alfonso sta sudato nel vento anche se non gli fa bene, l’ambulanza riparte, al cinema mettono i cartelloni di “Les amants” (un caso? Un trucco?). Alfonso è sconcertato. Mai al balcone aveva provato più di uno scarno turbamento paesaggistico: ed eccolo lì imbambolato davanti alla bella tricotillomane. Alfonso, o bestia che mai non amasti, cosa ti succede? Romanticamente la mano gli scende dentro gli slip di leopardo a soppesare i pro e i contro della vita. Sbadiglia. Olga gli trova belle anche le tonsille. È cotta, la ragazza. Prima di chiudere la finestra lo saluta inequivocabilmente lanciandogli un bacio.
È l’inizio di un bel casino.
(Stefano Benni – Il bar sotto il mare, 1987)
LdC
l’immagine della parisi che canta Cicale cicale dona una nuova dignità ai miei beach boys…
PS Io benni l’adoro..è un pò il nostro pennac, e bar sport (con la personificazione delle brioche) mi faceva morire dal ridere
E io che fino a “è l’inizio di un bel casino” pensavo fosse roba tua… ma và a ciapà… :-)))
Il mio preferito è Saltatempo.
Ste
@Emma, la brioche di cui tu parli è la mitica Luisona!
@Ste, grazie per avermi scambiato per Benni… lo prendo come complimento ;o) Se il libro che preferisci è Saltatempo però, mi viene da dire che ti sei perso qualcosa e ne devi leggere altri, che ha scritto molto prima: non puoi definirti bolognese, nemmeno acquisito, se non hai letto Bar Sport o Il bar sotto il mare.
Stay tuned per la seconda parte del racconto.
Bar sport l’ho letto, poi Achille piè veloce, Baol, La compagnia dei Celestini (bestiale!), Stranalandia… tò, ho appena scoperto di avere in casa Il bar sotto il mare, tra quelli ancora da leggere, appena posso lo inizio, sicuramente in questi giorni :-)
Ste
chiedo perdono per il commento fuori tema. E’ che, dopo il tuo commento dell’altro giorno, ero passato a curiosare per vedere di che si parla da queste parti, ho preso il feed e l’ho aggregato per leggerti con più calma, e ho constatato che il tuo blog rilascia soltanto le prime righe dei post.
A meno che tu non abbia qualche preciso motivo per lasciarli così, ti spiace allungarli? E’ semplicie: entra nel pannello di controllo del blog e configura i feed scegliendo “completa” alla voce “descrizione”. Tutto qui. Grazieassai! ;)
massimo
@Ste, allora ne sai a pacchi. Ti proporrò per la cittadinanza bolognese honoris causa. Dopotutto se abbiam preso Cofferati possiam prenderne anche un altro di cremonese ;o)
@Massimo, fatto. Vedi se funziona…
oggi il mio feedreader non aggiorna un blog di splinder che sia uno. Ci sarà qualcosa che non funziona nella piattaforma? O che sia il mio aggregatore?
Riproverò. Ti dirò.
Per adesso grazie della considerazione! ;)