Com’è tutto incredibilmente diverso dall’ultima volta che pensavo a questa poesia. La leggo e mi viene in mente non preparo più caffè all’una di notte. Abitudini che non hanno nemmeno fatto in tempo a diventare abitudini per quanto poco sono durate. Ok, un po’ di malinconia ci sta. Ma solo questi trenta secondi del post, che fuori c’è il sole e il mood non è certamente dei più adatti.
È che il pensiero del dottore ogni tanto mi accompagna ancora: non posso dire che mi manca perché non sarebbe corretto, non c’è il presupposto. Dura pochissimo, poi si ritira. Ma succede. Parallelamente c’è da constatare che ho ricominciato a scrivere non solo per il blog e che ho addirittura partecipato a un concorso per una modestissima antologia; mi perfeziono con il corso di dizione e ho quasi perso del tutto la mia zeta strascicata, gioco a tennis molto meglio (peggio era impossibile) e insomma, non tutto il male viene per nuocere.
Comunque. Tornando alla poesia – recuperata sul web, che il libro pare introvabile a Bologna – sento che queste parole sono estremamente adatte alla mia situazione odierna. Anche se è tutto così precario, instabile e demandato al Caso. Sono io che mi sento bene, mi sento pari. Paradossalmente – più di quelle sere in cui preparavo il caffè all’una di notte – io in queste parole credo come mai prima d’ora.
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero, che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.
(Amore dopo amore – Derek Walcott)
LdC
Splendido il titolo di questo post e splendida la tua odierma serenità che hai saputo trasmettere così nitidamente. Buona serata. Lello
cin cin.
anche se, foneticamente, in giapponese vuol poi dire tutt’altro….
…pensa che sto impazzendo per il titolo del nuovo album di Silvia Salemi: “Il mutevole abitante del mio solito involucro” … :o)
Raffaele, grazie. In effetti sono molto tranquilla, altro che anima inquieta. E ho notato che quando si è tranquilli si catalizzano un sacco di cose positive. Tra l’altro ho anche trovato il libro ieri pomeriggio, da Feltrinelli.
Liz, cosa significa che non lo so?
Deb, per il momento la mia frase preferita è “complemento al mio narcisismo”, la sto usando tutte le volte che mi capita. Ancor più di “take it easy” e ancor più dei famosi “giri di giostra” di tanti mesi or sono.
significa fare all’ammore, ma se non ricordo male nell’ accezione piu’ volgare
ma come? il dottorino non c’e’ più? Maledetto lavoro che ormai non mi permette più di andare in giro a farmi i cazzi degli altri!
una trasmissione radio sulla beffa della Luna
http://www.yastaradio.com/index.php?option=com_content&task=view&id=274&Itemid=5