È caldo e notoriamente il caldo mi abbatte. Lo so che ho sempre dichiarato che l’estate è la mia stagione preferita, anche perché in inverno è troppo freddo e ho paura a guidare se la strada è ghiacciata, in primavera muoio di allergia a tutto e l’autunno mi deprime, quindi l’estate è sì la mia stagione preferita ma bene o male per esclusione. E poi diciamo che la preferisco nel momento in cui è sinonimo di vacanza, perché sappiamo benissimo tutti che lavorare con quaranta gradi non rende felice nessuno. Nemmeno lavorare con venti, nel mio caso, ma tant’è. E tra l’altro adesso non è che si lavori molto difatti le giornate, senza un gran da fare, diventano lunghe e diluite come un brodo.
Un unico, dilatato, infinito brodo che dura dalle nove di mattina alle sei di sera.
Cerco di distrarmi, di far passare il tempo: posso scrivere, posso navigare in Internet. Ma non ho il mio computer, ne ho uno di fortuna, quindi non solo non ho tutti i miei post già preparati e ne scrivo solo dei brutti che tutti quelli degli altri invece mi sembrano così belli, come se io avessi disimparato a scrivere i post, dicevo non solo non ho tutto questo ma non ho neanche le mie foto da riguardare come fanno i vecchi, che io lo faccio spesso così come fanno i vecchi, non solo non ho Photoshop per ottimizzare quelle nuove, non solo non ho Skype e comunico unicamente grazie ad una miserrima versione di MSN, non solo non ho i miei link preferiti, ma c’è anche il carico da undici di ‘sto macinino con una risoluzione pessima che mi fa diventare gli occhi come due palle. Forse sto troppo attaccata al monitor, non ne ho idea, fatto sta che se non distolgo lo sguardo ogni tre minuti mi viene la nausea. Potrebbe anche essere la cervicale, che qui i malesseri si vanno sommando.
Su Cosmopolitan di agosto infatti ne parlavano, che lo leggevo ad alta voce al mio fidanzato proprio ieri sera, che sono certa fosse interessatissimo tant’è che negli occhi gli ho visto scorrere distintamente la sigla di Carosello, dicevo su Cosmopolitan di agosto parlavano di questa sindrome pre-vacanziera che praticamente stai malissimo perché vedi all’orizzonte il meritato riposo e ti si avvinghia alle spalle tipo una scimmia di una tonnellata composta dallo stress accumulato durante l’anno. Che, diciamocelo, io lo stato di beatitudine raggiunto in una settimana di Abruzzo, a fine maggio, me lo sono fumato il primo quarto d’ora che ho trascorso qui dentro una volta rientrata. Allora ho detto al mio fidanzato vedrai che la cervicale, il mal di schiena, il mal di testa, la nausea, il mal di stomaco, la colite e i capogiri dipendono da quello. Lui mi ha risposto molto pragmaticamente vai bèn dal fisioterapista della Betta, valà (il mio fidanzato ha uno schietto accento, se non si fosse capito).
Allora visto che di svenire sulla tastiera o, ancora peggio, di vomitarci sopra, non ne ho voglia, mi dico alziamoci e facciamo due passi, sgranchiamoci le gambe. Allora mi faccio violenza perché comunque avrò la pressione ai minimi storici e mi alzo, inventandomi una carpetta da portare al piano di sopra, così faccio almeno due rampe di scale. Carpetta che, la volta successiva, diventerà una cosa da andare a prendere al piano di sopra e che mi permetterà un nuovo giro. Insomma un po’ come lo scava-la-buca-riempi-la-buca, che girovagare dentro all’azienda non concorre certo a rendermi la dipendente del mese, quindi una meta seppur fittizia la devo avere, peccato che la gita duri pochissimo, tipo due minuti, anche se ammetto concorre a spezzare il silenzio inframmezzato unicamente dalle chiamate di chi per obbligo deve fare il telemarketing anche a metà luglio (vessazione da denuncia ad Amnesty, a mio parere).
Di necessità virtù, insomma.
E quindi eccomi qui, nella mia peggior versione peraltro tutta piena di becchi di zanzara tigre, a vagolare come una pazza per i corridoi dell’azienda, cliccando di blog in blog, con rigorose pause ogni tre minuti, a commentare quello che scrivono gli altri e ad attendere tempi migliori. Per la cronaca, ma giusto per la cronaca, ieri un barlume di speranza pare aver illuminato le mie tristi giornate, visto che alla mia mail con oggetto “ho paura a chiedertelo” e testo della mail “come sta il mio computer?” il mio tecnico ha risposto “è in fase di miglioramento ma ancora sotto osservazione”. Parliamone, è così da una settimana. Ho come il presentimento che o mi tornerà indietro una specie di macchina dalle performances ultraterrene con cui sarò in grado di progettare un missile, oppure mi tornerà indietro una specie ibrida di stampante che se al posto del toner le metti del macinato Segafredo Zanetti farà il caffè.
Non so voi, ma io propendo più per la seconda ipotesi.
Stay tuned, qualcosa accadrà.
LdC
sì, a Bologna fa un caldo di merda…
ciao LDC!!che bella sorpresa!!non sapevo mi leggessi ancora, cavoli, ormai ci eravamo perse… grazie!!
e grazie per avere pensato a me, sigh, ora mi farò una settimana tra l’amianto e il rischio di non lavarmi mai!!
ps: vista la foto, sei bellissima!!
ps2: anche qui si muore dal caldo, ma in città è inevitabile, e poi su vanity parlavano di depressione da caldo, insomma, facile abbattersi… dal 23 hanno chimatao fresco, comunque. e speriamo!!
baci, law