Scusi, sa dirmi dov’è il Savhotel?
Scusi, vado bene per piazza dell’Unità?
Io, delle volte, se devo andare in centro o devo prendere un treno, che entrambi non distano tanto da casa mia, preferisco partire in largo anticipo e fare una lenta passeggiata, specie se l’orario o il giorno o il periodo tolgono la solita patina di persone e traffico e rumore di Bologna e la mostrano nuda, deserta ai miei occhi. Forse è per quello, mi son detta, che le indicazioni le chiedono tutte a me, oppure ho veramente la faccia che ispira fiducia? Domenica scorsa per esempio dovevo andare in stazione, che alle 15:29 mi partiva il treno per Faenza, treno che mi avrebbe recapitato come un pacco postale direttamente fra le braccia del mio fidanzato, relegato in quel dell’amena località per faccende famigliari.
Ora potrebbe partire una lunghissima digressione sulle stazioni intese come luoghi di gioia e contestuale dolore, sui treni dei desideri che nei miei pensieri all’incontrario vanno, sul partire e sul tornare, e che partire è un po’ morire e che non si può morire dentro. Potrei dire che Nei villaggi di frontiera guardano passare i treni le strade deserte di Tozeur, potrei ricordarvi che Sono la stazione da cui partono i treni oppure, qualora la digressione volesse continuare, potrei aggiungere che La locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano. Tutte cose che mi son venute in mente, mentre aspettavo a gambe incrociate, immobile, sulla panchina del binario quattro che poi è diventato il dieci e meno male che c’era una famiglia di Bari che ha cominciato a correre, altrimenti ero ancora lì, dicevo che pensavo un po’ a tutte queste cose, mentre aspettavo a gambe incrociate, come protetta da una bolla di cultura – assorta a congelare questo momento sulla mia Moleskine – in mezzo a valigie, annunci, bambini, anziani, panini, distributori, mezzeminerali, ghiaia, è severamente vietato attraversare i binari.
E allora lì nella mia bolla pensavo – e congelavo – questa cosa qui e cioè che la stazione, a meno che tu non sia una consumata blogger in cerca di ispirazione o un’aspirante fotografa che deve comporre un portfolio di immagini sul tema viaggiare, vi garantisco, la stazione, qualsiasi stazione, tutto è fuorché un posto romantico. La stazione, diciamocelo una volta per tutte, è un po’ come il mare d’inverno: almeno secondo me, è di una tristezza unica. Uno squallore senza precedenti. La stazione, poi, è di uno sporco ai limiti del contagio malarico e pullula di attività ben oltre il lecito. Insomma ‘nammerda. Che son qui a chiedermi ma come ho fatto a fare la pendolare per otto lunghi mesi senza contrarre il colera o essere violentata o rapinata? E poi dicono che c’è gente che i treni anziché prenderli ci si butta.
Scusi, sa dove si oblitera il biglietto?
Ho la faccia che ispira fiducia.
LdC
Come non darti ragione! Nello scorso anno ho fatto Roma-Genova almeno una volta ogni 2 settimane (anche io per la mia morosa) e devo dire che ormai le stazioni sono + luogo di disperazione (per i continui ritardi) che altro…
Per anni sono stata fidanzata con un ferroviere, e il nostro luogo d’incontro principale, dati gli orari improbabili di lui, era la stazione.
Adesso tutte le volte che ci vado (evito accuratamente, se posso) mi sale la tristezza al ricordo di quei momenti, che detestavo con tutto il cuore perchè erano i pochi che passavamo insieme, nel più completo disagio ovviamente.
Però, uh, ho fatto sesso in uno degli uffici che danno sul binario 1, strana sensazione avere mille persone intorno separate solo da un vetro…
si sei donna di fiducia…
per cui passa dame e dammi sto consiglio..please!
Di solito nei tuoi post le digressioni sono lunghe, ma qui occupano quasi tutto il post! rimangono giusto quattro righe!!!
:-)))
Ste
PS
ah, che autobus devo prendere per andare…
Ehi, abbiamo commentato insieme!!!
Aspettavi anche tu che il maledetto splindero uscisse dall’ennesima “manutenzione”?
non te l’ha mica segato il post…e’ li bello scritto..
mi piace un casino la parete in vetro che si vede in camera tua!!
PS: lui piscia seduto e tira giu pure il coperchio del water..
Cris non è una porta-vetro, è l’armadio! Comunque ho fatto un po’ di paciugo con i commenti di là nel tuo blogghe, sorry.
Ma quanti sono gli uomini che la fanno da seduti, mi domando, dunque?
E’ evidente che nel mio blog l’OT non è vietato.
Forse solo il mio ;)
Mochè mai, solo fra me e la Cris siamo già a quota 3, con tuo marito fanno 4. E se prima erano in 4 a ballare l’alligalli, se qualcun altro fa outing diventano cinque…
uè ma lo strofinaccio con nome è troooppo IN!!!
mi paice casa tua.
Sembra accogliente!!!
anch’io seduto, è più comodo :-))) ma anche perchè ho il bagno micro dalla forma strana, dovrei far fare una curva al getto per farla arrivare a destinazione e ciò è contro le leggi della fisica… taglia pure il commento se è disgustoso.
copio e incollo un post appena letto in blog di amica mia, orasesta.splinder:
Settembre
I treni di una volta scandivano il tempo del viaggio e la fatica dello staccarsi o dell’avvicinarsi, delle partenze e degli arrivi. Viaggiare come sospesi su uno di quei bruchi moderni rende i luoghi e i tempi… – come dire? – sur/reali. Il tempo trascorso come l’arco di un ponte tra due punti vissuti.
Così è passata l’estate. La prima carezza di una tiepida alba, la prima voglia di sole, il primo frutto maturo… tutti i sapori d’inizio ancora sul palato ed è già tempo di raccolto. Tempo di conserve. Mese difficile, settembre, inizio della fine, «e così poco silenzio ancora sappiamo» da temere l’ombra che s’allunga del “noi” di un tempo di cicale e di attese.
Mese difficile, settembre, fine del tempo delle cicale e fine delle attese, già tempo di attesa della fine.
Ste
ad ogni modo…la stazione…io la ODIO!!! se non altro…per le partenze…degli altri…
e presto mi ritrovero’a frequentarla tanto…!!!!!!
io con la stazione ho un rapporto di amore/odio.. tipo quando frequentavo il nano di merda schifoso impestato impunito era odio misto a piacere, perche’ sapevo che andavo a casa sua ma non sapevo quando l’;avrei preso ancora quel treno.
Ora ionvece e’ solo amore..raggiungo la mia mela che fa pipi seduto e abbassa pure il coperchio e so che e’ gia li in stazione a prendermi da 15 minuti perche’ e’ impaziente di vedermi!!! E so che il giorno dopo per non farmi fare avanti e indietro viene lui da me.
Io SOLO seduto
Misunderstanding, il mio la fa in piedi…quindi state ancora a 3 + StefanoCorradi + TheBigSteve! Devo essermi coniugata all’unico insensibile ancora in giro …
C’è da dire che il bagno lo pulisco spesso io… ma non è per quello che la faccio seduto, l’ho sempre fatto, anche quando vivevo con mamma
E si fa anche meno rumore, volete mettere con quei getti tipo cascate del Niagara? ;o)
nono pure il mio la fa in piedi….anzi…sta cosa del farla da seduto mi destabilizza non poco…
non sapevo che gli uomini…ehm…come dire ci riuscissero!!
GRANDE chi ci riesce!
io ai tempi immemori della pipì in piedi avevo risolto il problema con un trucco, mirare sulla ceramica appena sopra il bordo dell’acqua del sifone… vabbè, comincio ad avere un po’ schifo @_@
Ah, in piedi ora rischio anche di prendere una gomitata e di aprire per sbaglio la doccia e lavarmi.
Ste
Ciao,
sono appena sbarcata nel tuo blog ed ho già trovato un sacco di cose che mi piacciono, dal decalogo della fidanzata antipatica alla poesia di Benni. Penso che ti leggerò spesso, sarà che anch’io ho una faccia che ispira fiducia agli automobilisti sperduti!