Senza categoria

La maledizione del centro assistenza.

8 Novembre 2007

Dovete sapere che, poco lontano dal mio ufficio, ha sede un centro autorizzato di assistenza di una nota marca, che non la cito per non farle pubblicità, ma è decisamente nota. Probabilmente dovuto al fatto che anche noi, fronte strada, esponiamo vetrofanie che richiamano un genere di attività se non identica quantomeno attigua, non è raro che qualcuno si sbagli ed entri cercando conforto per la propria digitale che ha cessato di funzionare. Questo centro assistenza, a mio modesto avviso, deve almeno un 2% del proprio fatturato alla sottoscritta che, sollecita e in cambio di nulla – in tredici anni mai uno di loro che si sia scomodato a venirmi a dire grazie – continua ad indirizzare verso di loro gli erronei, erranti, clienti. Nessun problema, anche la più sgodevole delle sgodevoli – a.k.a. io – può fare la fatica di dire no guardi che Fotoecceteraeccetera è dall’altra parte, al civico cinque mediamente dalle tre alle cinque volte al giorno, ma sempre per un fatto di mera statistica, come io ho il mio fardello, anche loro hanno la propria parte di clienti stronzi dall’atteggiamento spiacevole e poco beneducato, ça va sans dire.

 

Nello specifico, ieri, entra uno di questi sopra citati e senza dire quelle cose convenzionali come buongiorno, buonasera, salve, crepa, sono un emerito idiota maleducato, mi guarda e mi dice il centro assistenza dov’è? Come se io fossi l’ufficio informazioni.

 

Ora, già sono in pre-ciclo e mi sembra che il mondo trami contro di me, già ho i miei bei problemi relazionali all’interno della struttura lavorativa e del globo terracqueo in generale, già stavo facendo un’offerta su Ebay e le interruzioni mi indispongono, cosa potevo fare se non ingastrirmi e usarlo come valvola di sfogo per tutti i miei reali, presunti e inventati mali di vivere? E allora, come dicevano nel famoso film, Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione. L’ho guardato e gli ho risposto non lo so.

 

Ma siccome avevo stampata sul volto l’espressione di quella che lo sa ma è bastarda e non te lo dice, devo essermi attirata una sorta di maledizione, giacché da quel preciso istante, ho sentito come una cappa nera, la mano pesante della sfiga, appoggiarsi sulla mia testolina biondomesciata e difatti, da quel momento, ho nell’ordine: funto da confessionale per racconti non sollecitati di posa dei pavimenti, impianti elettrici, problemi esistenziali e domande senza risposta del tipo il fax che sto trasmettendo arriverà secondo te? (grazie, Trifola, sei sempre la migliore); subìto lo scombussolamento dei miei piani per il venerdì sera in funzione dell’ennesima festa di Amnesty (io, quelli di Amnesty, oh come sono simpatici, oh come sono bravi e soprattutto oh come fanno sentire a proprio agio chi non conoscono); dovuto tristemente constatare che una buona metà dei miei vestiti fatica ad allacciarsi e mi fa assomigliare, più che a una donna con la gonna, a un uovo con un elastico intorno e, ultima ma non per ultima, stamattina, mentre constatavo la questione della gonna e dopo aver mestamente indossato la solita braga nera, che sfina e non impegna, ho avuto la bella idea di bere un sorso d’acqua prima di uscire di casa, che tanto ero già in ritardo e minuto più minuto meno… ho aperto la porta del frigorifero, ho mollemente fatto presa su un precario tappo di cui non ricordavo la precarietà e ho estratto la bottiglia – rigorosamente di vetro – dove conservo l’acqua. Bottiglia che, per un’inderogabile e confutabilissima motivazione, si è frantumata in un milione di microscopici pezzettini-ini-ini che ho dovuto raccogliere con mocio, stracci e secchio, a pantaloni arrotolati – a metà fra un fachiro e un gondoliere veneziano. Il resto, come si confà ad una signorina del mio rango, l’ho asciugato a bestemmie.

 

Dopo aver usato il paziente Lorenzo – a.k.a. Santo Subito – come presa di terra sono venuta a lavorare e adesso che la Trifola mia ha regalato una tazza con una mucca, bianca e gialla (la tazza, non la mucca) mi sembra che le cose vadano meglio. A scanso di equivoci, però, la prossima volta sarò meno subdola e mi toglierò la soddisfazione di cacciare fuori a pedate l’eventuale avventore maleducato (e quando sentirò il tonfo toccherò ferro, che non si sa mai).

 

LdC

Only registered users can comment.

  1. E mi stai dicendo che in tutto questo bailame di sfiga non ti ha chiamato l’amica storditissima? No, perchè ci stava proprio bene, giusto a completamento della giornata ^_^

  2. Paolo, col piffero che gli faccio pubblicità a quelli!

    Eliseth, la mia amica stordita non ha chiamato, ma con un sms è riuscita a mandare a mucchio la serata di quattro persone. Ci vuol della passione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.