Quaranta scatti esposti al centro urbano San Donato (via dell’Artigiano, 28/A) ci accompagnano per Bologna attraverso un percorso di graffiti urbani. Tramite un linguaggio grafico fatto di immagini e parole tracciate a bomboletta sulle strutture della nostra città, ci ricordano che questa forma espressiva, da sempre in bilico fra arte e degrado, è comunque un impatto visivo che non lascia indifferenti.
Ho iniziato a fare fotografia in bianco e nero nel 1983 – spiega Leonardo Casadei, nato a Ravenna ma bolognese d’adozione – e ho potuto osservare l’evoluzione della città per quanto riguarda la concezione dell’arte e delle sue forme d’espressione.
Lavoro a Bologna da molti anni e durante i tempi di spostamento come pendolare mi sono incuriosito e successivamente appassionato a questo genere di opera. Fra tutti i ragazzi che scrivono sui muri vi sono a mio avviso artisti che si distinguono e che andrebbero valorizzati, attraverso i giusti metodi, sempre nel rispetto della legalità.
Il graffitismo urbano è internazionalmente riconosciuto come forma d’arte, ma nella nostra città viene maggiormente visto come qualcosa di negativo, ricordiamo ad esempio il ghetto ebraico.
Purtroppo è la realtà – aggiunge Casadei – e proprio per questo sono solito sottolineare l’aspetto legale delle possibilità che auspico per chi si esprime sotto questa forma d’arte: ho cinquanta anni, sono adulto e so che ci sono regole che vanno rispettate.
La mia mostra non vuole in alcun modo premiare chi va contro le regole, ma esalta il talento di chi riesce ad esprimersi in poco tempo e con pochi mezzi e che comprende anche una fase di preparazione dei lavori, organizzata in vere e proprie squadre, con tempi e modalità ben definiti, che non viene abitualmente notata.
Senza scomodare i più noti delle metropoli americane, lei pensa che gli imitatori delle firme locali, per citarne una, la nota ochetta “Pea Brain”, ottengano una sorta di effetto contrario, inflazionando l’architettura urbana?
Ho grande stima dei bolognesi e nutro la speranza che sappiano distinguere fra qualcosa che ha valenza artistica e qualcosa che, al contrario, lede un muro, un ponte, una panchina. Fra chi si attiene agli spazi opportuni, che non tocca la proprietà privata e chi invece intacca l’estetica della città in modo sconveniente.
Il mio, dopotutto, altro non è che uno sguardo esterno – conclude il fotografo – che coglie particolari che sfuggono a chi vive abitualmente in città. Cerco di dare il senso dell’impronta veloce di un’espressione artistica.
Le fotografie, scattate tra marzo e maggio del 2007, riguardano principalmente la zona Mascarella, Libia, San Donato e grazie all’iniziativa del Quartiere, promossa in collaborazione con l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna e Circolo Culturale Hera, resteranno in mostra fino al 30 novembre. Per maggiori informazioni: Centro Urbano San Donato, telefono 051-515069.
LdC