Arrivata alla veneranda età di trentadue anni non è che una può stare a far tanto spray per questa ricorrenza quindi, nonostante questo fosse il primo San Valentino decente che trascorro da anni, decente inteso come fidanzata con una persona normale, equilibrata, sincera e soprattutto senza trascorsi di ricovero in centri di igiene mentale, dicevo nonostante tutto ciò, non volevo ridurmi a una caricatura di me stessa e ho cercato di fare la superiore. Che ho ancora una dignità, parbleu.

Non è facile, tendenzialmente sempre ma soprattutto in questo periodo, non scadere nell’ovvio dribblando contemporaneamente pubblicità, venditori di rose, cioccolatini, tubi di Baci, orsacchiotti, mazzi di fiori, difatti non fosse stato per una "certa" terapeutica presenza non ce l’avrei fatta. Ma ce l’ho fatta. E son quei passi avanti che mi rendono molto orgogliosa di me stessa, diciamocelo.

Per quanto riguarda strettamente la mia amabile personcina – che sono sì una donna intelligente, emancipata, scafata, eccetera, ma sono sempre fondamentalmente una donna, quindi ho scritto da qualche parte, nell’elicoidale del dna, una specie di stringa, un comando, un codice che mi impone di amare fiori, cioccolatini, sorprese romantiche, cuori, cuccioli e il colore rosa – l’aspettativa era abbastanza omologata al resto delle rappresentanti del mio sesso ma il mio moroso, invece, che è scaltro e non si fa certo intrappolare da questi trucchetti commerciali, ma soprattutto quando dico che se non fosse il mio moroso l’avrei voluto come amico perché, oltre a volermi bene, spesso mi fa anche un attimo capire come si sta al mondo, dicevo il mio moroso, che posso nominare fino allo sfinimento perché si parla della festa degli innamorati e quindi almeno oggi è sdoganato e non vi fa gridare alla siringa di insulina o alla dose di Plasil, non è che è il mio moroso per caso, cioè non è che l’ho aspettato una vita così tanto per fare: più mi ci incastro più capisco che era proprio quello che mi serviva per smussare i lati più odiosi della mia Principessasulpisellaggine.

Lui, col suo porsi serenamente rispetto ad ogni argomento della vita, mi ha permesso in questo caso di capire che molto spesso i miei pseudo-San Valentini (organizzati per uomini che avrebbero meritato solo un cricco in mezzo agli occhi, ma tant’è) erano senz’altro orchestrati in modo sublime, ma fondamentalmente erano di facciata. Nel senso che quando c’è amore, se proprio si sente l’improcrastinabile necessità festeggiare, lo si può fare in qualsiasi modo e non c’è bisogno di ambire alla perfezione, che spesso è solo una mera ostentazione che serve per colmare altre lacune.

(teoria applicabilissima a molti altri contesti)

Difatti mi ha dato un regalo pratico, oltre che bello. E io, che mi son lasciata coinvolgere dal circolo virtuoso e sono arrivata a ieri sera senza ansia da prestazione ma contestualmente senza regalo, per contraccambiare gli ho preso un libro, quasi senza neanche incartarlo, che sapevo avrebbe gradito e che gli ho dato in mezzo all’Ipercoop mentre spingevo un carrello pieno di battistiana memoria sotto braccio a lui. Poi abbiamo comprato i biscotti, l’insalata, il pane, le mele, il prosciutto crudo, i wurstel di pollo e tacchino, le bistecche, la marmellata e la Coca Cola Zero siamo andati a casa a guardare RIS.

(your own private way is the right way)

E tra l’altro, vi torni buono per l’anno prossimo il consiglio, l’Ipercoop la sera di San Valentino è pressoché deserta perché son tutti in altre faccende affaccendati.

LdC