L’altra sera, mentre tornavamo dal cinema con Lorenzo e ci scambiavamo impressioni su Caos calmo, tipo che io dicevo per me è un film molto delicato, quasi un acquerello e lui mi chiedeva ma il messaggio, il messaggio l’hai capito? e io pensavo ma non gli dicevo oibò son mica deficiente – almeno mi pare di aver capito che il messaggio ha a che fare con la mobilità e l’immobilità e la reversibilità e l’irreversibilità e soprattutto del fatto che tutto ciò avviene a prescindere da cosa facciamo o non facciamo – insomma dicevo mentre eravamo in macchina ho alzato lo sguardo e vicino alle torri di Kenzo, insomma ai palazzi della Regione, abbiamo notato che degli operosi attacchini stavano cambiando le pubblicità, che addirittura c’era ancora qualche promozione natalizia di un gestore telefonico, non mi ricordo bene, perché ci sono pubblicità che puoi passarci davanti tutti i giorni e manco te ne accorgi.
L’indomani invece ce ne siamo accorti eccome, visto che nemmeno la più distratta delle persone non avrebbe potuto fare altro: un’infinita distesa di terrificanti manifesti multicolore di quello là che non voglio neanche nominare, che uno poi può avere l’idea politica che vuole, ma diciamoci che graficamente e a livello di comunicazione fanno proprio cagare non risultano particolarmente accattivanti.
Allora mi è venuto in mente quando nel lontano 1996 aveva messo invece il suo bel faccione con un sacco di slogan che proprio uno se era uno sprovveduto ci credeva anche, in buona fede sia chiaro, tipo tolgo le tasse, mando a casa i cattivi, saremo tutti felici, è normale che un miliardario rappresenti operai e casalinghe e altre cose così – una serie di fioretti che io manco quando chiesi la casa di Barbie in regalo feci delle promesse così accorate – allora insomma dicevo che ripensavo alla sua campagna elettorale del 1996 e mi è tornato in mente che io, una notte, assieme a dell’altra brutta gente in malafede che non credeva alla sincerità di tutti questi propositi, sono andata a fare un po’ di modifiche folcloristiche a questi manifesti e, poiché l’idea originaria era tirare dei gavettoni di vernice ma non avevamo trovato i palloncini, tirammo delle patate marce intrise di vernice e allora l’ho raccontata a Lorenzo che si è molto divertito e alla fine ho realizzato che questa singolare accoppiata, involontariamente, mi suggeriva a chiare lettere cosa cucinare domani sera per cena.
Farò maiale e patate.
LdC
passavo di qui.
mi piace il tuo blog
e mi piace pensare che so esattamente dove sono le torri di kenzo
temevo nano e patate ;)
Vuoi una ricetta portoghese??
Maiale con patate pomodoro peperoni e vongole!! è buonissimo eh.
Leggero, soprattutto…
Io che ho adorato il libro, trovo così deprimente la versione cinematrografica di caos Calmo da non averne avuto nemmeno il coraggio di parlarne nel blog…
Tralasciando la politica (no comment), ho un consiglio culinario.
Prova la mia torta al testo!!!! ;)
http://tinyurl.com/2xxnzs
Arguta metafora ;)
Metafora particolarmente azzeccata, peccato non essere stata a cena con voi…avrei gradito!
Chi te l’ha consigliata la ricetta, il nano compagno?
:)))))))))))))
…no, a me quel maiale rimarrebbe indigesto… ;)