Sono disposta a schierarmi faziosamente e partiginamente contro tutte le iniziative di questo governo, però ammetto che ‘sta cosa non mi convince completamente:
“Il cosiddetto “obbligo di rettifica” imposto al gestore di qualsiasi sito informatico (dai blog ai social network come Facebook e Twitter fino a …. ) appare chiaramente come un pretesto”
Perchè chiaramente? A me così chiaro non è. Se si vuole essere autorevoli come mezzo di informazione bisogna assumersi delle responsabilità… Altrimenti il blog di informazione continuerà ad essere considerato (e giustamente) territorio di cazzeggio.
Ci sono comunque un po’ di differenze fra i blog e la carta stampata, non si può fare una regola generale.
Tra l’altro -a mio avviso- è bene che ci sia questa differenza, che non significa per forza essere considerati meno autorevoli… semplicemente che sono ancora (e mai fortemente come ora) due mondi separati. A volte la cosa è positiva, altre è negativa.
Tra l’altro non so se tutti i blog di informazione abbiano così voglia di essere “equiparati” alle normali testate giornalistiche.
Su tutto, comunque, c’è una cosa da dire: così come recita lo slogan, prima di legiferare sui blog, la classe politica italiana dovrebbe imparare innanzitutto ad inviare una e-mail.
Credo sia ancora valida la tesi espressa da Giuseppe Granieri nel suo libro “Blog Generation”, secondo cui in un ambiente come quello della blogosfera non valgono (o meglio, funzionano molto meno!) le regole che governano l’informazione giornalistica ufficiale dei cosiddetti media “mainstream”. E’ nel DNA della blogosfera stessa la capacità di autoregolamentare l’attribuzione dell’autorevolezza e dell’attendibilità ai flussi informativi: chi scrive delle panzane può essere confutato, smentito, screditato, dai commenti dei suoi lettori. Automaticamente, grazie alle dinamiche “virali” che in rete hanno una loro forza, perde di autorevolezza e credibilità e non viene più letto. Chiaro che lo spirito critico di chi legge deve comunque restare sempre vigile e, faticosamente incrociare differenti fonti prima di elaborare una nuova sintesi da postare e rilanciare in rete. Quello che è certo, è che in rete diminuisce di gran lunga l’unidirezionalità dei flussi informativi (come era in passato, da una redazione centrale che filtra tutte le notizie e le pubblica distribuendole
ad un pubblico che non può verificare/confutare ciò che gli viene propinato). La blogosfera (con i suoi distinguo, naturalmente!) è molto più trasparente, dialogica, “democratica”, offre la possibilità di un diritto di replica rispetto ai canali tradizionali dell’informazione generalista asservita ai vari poteri!!! Per questo è e deve restare un terreno “libero”, in cui poter esercitare il diritto alla libera espressione (che non sognifica libero arbitrio in barba alla legalità e alle norme della convivenza civile!!!). Facebook e altre piattaforme simili sono strumenti da usare “cum grano salis”, utili se si è consapevoli dei risvolti delicati relativi alla privacy, devastanti se uno scrive tutto ciò che gli passa per la mente. Sono d’accordo sul fatto che la cultura digitale dell’internauta medio in Italia sia ancora un po’ grossolana (e talvolta poco responsabile!). Ci sarebbe bisogno di maggiore formazione in questo senso, sia per i cosiddetti “digital natives” che per i cosiddetti “tardivi digitali”, come li ha definiti in un recente articolo Luca Sofri
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Sono disposta a schierarmi faziosamente e partiginamente contro tutte le iniziative di questo governo, però ammetto che ‘sta cosa non mi convince completamente:
“Il cosiddetto “obbligo di rettifica” imposto al gestore di qualsiasi sito informatico (dai blog ai social network come Facebook e Twitter fino a …. ) appare chiaramente come un pretesto”
Perchè chiaramente? A me così chiaro non è. Se si vuole essere autorevoli come mezzo di informazione bisogna assumersi delle responsabilità… Altrimenti il blog di informazione continuerà ad essere considerato (e giustamente) territorio di cazzeggio.
Ci sono comunque un po’ di differenze fra i blog e la carta stampata, non si può fare una regola generale.
Tra l’altro -a mio avviso- è bene che ci sia questa differenza, che non significa per forza essere considerati meno autorevoli… semplicemente che sono ancora (e mai fortemente come ora) due mondi separati. A volte la cosa è positiva, altre è negativa.
Tra l’altro non so se tutti i blog di informazione abbiano così voglia di essere “equiparati” alle normali testate giornalistiche.
Su tutto, comunque, c’è una cosa da dire: così come recita lo slogan, prima di legiferare sui blog, la classe politica italiana dovrebbe imparare innanzitutto ad inviare una e-mail.
Credo sia ancora valida la tesi espressa da Giuseppe Granieri nel suo libro “Blog Generation”, secondo cui in un ambiente come quello della blogosfera non valgono (o meglio, funzionano molto meno!) le regole che governano l’informazione giornalistica ufficiale dei cosiddetti media “mainstream”. E’ nel DNA della blogosfera stessa la capacità di autoregolamentare l’attribuzione dell’autorevolezza e dell’attendibilità ai flussi informativi: chi scrive delle panzane può essere confutato, smentito, screditato, dai commenti dei suoi lettori. Automaticamente, grazie alle dinamiche “virali” che in rete hanno una loro forza, perde di autorevolezza e credibilità e non viene più letto. Chiaro che lo spirito critico di chi legge deve comunque restare sempre vigile e, faticosamente incrociare differenti fonti prima di elaborare una nuova sintesi da postare e rilanciare in rete. Quello che è certo, è che in rete diminuisce di gran lunga l’unidirezionalità dei flussi informativi (come era in passato, da una redazione centrale che filtra tutte le notizie e le pubblica distribuendole
ad un pubblico che non può verificare/confutare ciò che gli viene propinato). La blogosfera (con i suoi distinguo, naturalmente!) è molto più trasparente, dialogica, “democratica”, offre la possibilità di un diritto di replica rispetto ai canali tradizionali dell’informazione generalista asservita ai vari poteri!!! Per questo è e deve restare un terreno “libero”, in cui poter esercitare il diritto alla libera espressione (che non sognifica libero arbitrio in barba alla legalità e alle norme della convivenza civile!!!). Facebook e altre piattaforme simili sono strumenti da usare “cum grano salis”, utili se si è consapevoli dei risvolti delicati relativi alla privacy, devastanti se uno scrive tutto ciò che gli passa per la mente. Sono d’accordo sul fatto che la cultura digitale dell’internauta medio in Italia sia ancora un po’ grossolana (e talvolta poco responsabile!). Ci sarebbe bisogno di maggiore formazione in questo senso, sia per i cosiddetti “digital natives” che per i cosiddetti “tardivi digitali”, come li ha definiti in un recente articolo Luca Sofri
Rizo