Questo post è dedicato a S., che adoro e che ha bisogno di farsi una sana risata.
Magari a voi risulterà meno divertente, difatti non è nell'intento accaparrarmi larghi consensi
(almeno stavolta)
(però son storie carine, dai)
La mia amica e Claudio Martelli
1993, gita scolastica a Roma. Mentre io insistevo per passare davanti a Montecitorio a lanciare monetine e insulti (era l’alba di Mani Pulite e il clima era tesissimo), la mia amica, che era carampana dei politici come io lo ero di Marco Masini (ognuno ha la sua condanna) insisteva invece per andare a cercare Claudio Martelli in una serie di esercizi commerciali, ristoranti e bar di cui si era fatta dare l’elenco dalla nostra professoressa di Storia dell’arte che, pare, bazzicasse la mondanità capitolina.
Per capire meglio questo aneddoto ci sono due cose principali da considerare: a) eravamo in gita a Roma e dovevamo vedere le cose “da gita”, non bazzicare per bar; b) avevamo sedici, diciassette anni e non è che avessimo tutti ’sti soldi e libertà da investire in questa ricerca.
Comunque… sta di fatto che, di riffo o di raffo, la mia amica era riuscita a fare un tot di “capatine” in una serie di indirizzi, dove ordinava un caffè ogni volta (la cosa che costa meno) e cercava di sottrarre preziose informazioni ai camerieri, informandosi se per caso Claudio Martelli fosse habitué del locale. La risposta era sempre no, forse sfiga o forse diritto alla privacy o forse che la nostra professoressa di Storia dell’arte non era così inserita, comunque sia, arrivati a sera, non solo non aveva incrociato Martelli, ma era pure schizzatissima per essersi bevuta qualcosa come sette caffè in un pomeriggio.
Dopo cena, rientrati in albergo, io e le altre compagne di stanza siamo rimaste dove ci avevano imposto di restare, in stanza per l’appunto, mentre un manipolo di altre compagne da lei fomentate, aveva deciso di uscire sotto la pioggia per quella che erano riuscite a vendere all’insegnante come escursione notturna, ma che altro non era che un ennesimo tentativo di beccare Claudio Martelli.
Mentre eravamo in camera mi è venuta questa idea geniale…
(a me, e chi sennò? ero già una merda allora)
siccome il nostro albergo era proprio di fianco a un teatro abbastanza grande perché dalle finestre vedevamo molto viavai (non chiedetemi il nome, non lo ricordo) ho deciso di imbastire uno scherzone: presa una piantina della città, scarabocchiato un finto autografo di Martelli. Quando la mia amica è tornata in stanza, fradicia e con le pive nel sacco le ho detto
(con tutte le altre ovviamente complici a darmi ragione)
«oh, te non ci credi, ci siamo affacciate un attimo a fumare, è passato Martelli, allora sono scesa a busso e gli ho dato la prima cosa che avevo in mano per farti un autografo».
La mia amica lì per lì è rimasta contenta della sorpresa, poi improvvisamente ha deciso di odiarmi per tutto il resto della gita perché io ero riuscita in cotanta impresa pur non essendo interessata e lei no (perle ai porci, insomma).
La mia amica e Gianfranco Fini
1994, forse. Ovviamente avevamo fatto pace subito dopo, difatti a distanza di un anno ci siamo ritrovate ad affrontare un'altra avventura, sempre con questa pazza che a giorni alterni aveva una passione per un politico o per un altro. Senza simpatizzare per lo schieramento, ci tengo a sottolinearlo, a neanche vent'anni ci si basava unicamente sul fattore estetico per questa e per molte altre cose. Insomma, dopo avercela menata mesi su quanto fosse figo Claudio Martelli, una mattina era arrivata in classe (quinta superiore) annunciando «oh, ne voglio a pacchi da Gianfranco Fini».
Reazione mia: ma no! E’ un fascista, che schifo.
Reazione dell’altra nostra amica: ma è vecchio, avrà quarant’anni (!)
Fatto sta che aveva deciso di scrivergli (non esistevano ancora le e-mail) una lettera per declamargli tutta la sua stima e ammirazione. Lo aveva fatto davvero! Ma la cosa più incredibile è che lui la l'aveva fatta chiamare e convocare a Roma!
Vabbè, roba che solo negli anni ‘90, ripensandoci…
E insomma, saltando tutta la parte della preparazione pratica ed emotiva, che andava dal “cosa mi metto” a “cosa cazzo racconto ai miei”, abbiamo escogitato tutto l’escogitabile e l'abbiamo spedita a Roma due giorni
(se la mente non m'inganna è scesa un giorno in anticipo per andare dal parrucchiere prima dell’incontro)
e durante questo incontro -che c'è stato veramente- hanno parlato della città di nascita che avevano in comune, di politica, lui le ha un po’ illustrato i programmi del suo movimento suppongo ipotizzando di poterla reclutare, lei si è ascoltata tutto in brodo di giuggiole, ha ringraziato, si è fatta fare un autografo e poi ha ripreso il treno per tornare a casa.
(sul ritorno a casa c’è un contributo video in VHS fatto dalla sottoscritta alla stazione e forse quando farò un film sulla storia della mia vita lo infilerò in qualche modo)
Ciccia, tu sei artefice e protagonista di queste gag, il che la dice lunga su quanto sia umanamente possibile divertirsi e di quanto tu sia in grado di farlo oggi e sempre.
(ti voglio bene)
LdC
Eccomi…. ebbene si: S. sono io! …. Che ricordi che hai tirato fuori dal cassetto…. e che razza di rabbia che avevo (me la ricordo come fosse ora) quando sono rientrata in camera…. ti ho davvero odiata!!!!
… Grazie Dani…. anche io ti voglio bene!
P.S. hai dimenticato Pierferdi però! ahhahahaha
Forse Pierferdi l'ho rimosso!
E meno male che t'è passata 'sta mania, altrimenti magari volevi conoscere pure il Trota ahahahhahaha
(non credo proprio)
un bacione ciccetta :*