varie ed eventuali

Torno a casa e trovo una nuova lettera da Indirizzo Inesistente.

14 Giugno 2012

Concedetemi qualche giorno per ripigliarmi dalle ferie.
Nel frattempo ci leggiamo insieme il nuovo invio?

LdC

Caro Maurizio,
so che quando si diventa grandi ci si taglia i capelli. A te potrei dire un sacco di cose piccole, tu ne rideresti e faresti piccola anche tu la vita. A volte ripenso a Royal Tenenbaums e sto bene; ripenso a quei personaggi, a quelle situazioni. Vorrei che tu mi avessi scritto una lettera, che ti fossi accorto di cosa ti ho scritto, in basso, a matita, sull’ultima pagina di Totem e tabù di Freud. Le situazioni del film sono le tue e sono le mie, poi diventano quelle di tutti per inclusione del valore di umiltà, ma tanto non è vero che sono di tutti, sono mie e tue e basta. In questi giorni è difficile essere felici ed essere soli.
Qualche volta ti ho pensato e mi sono innamorata.
Non credo che ti darò mai un bacio perchè mi annoia il pubblico che ne sarebbe coinvolto. E invece no, magari ti bacerò.
Vorrei dirti quali sono i miei segreti, affidarteli, vedere che opera ne esce insieme. Vorrei che tu mi cullassi qualche notte anche se appena arrivi io divento di nuovo forte e sicura e non ho bisogno di niente perchè mi basta già tutto quando il mondo è anche di un altro. Mi è piaciuta la tua testa sulla mia spalla e la nostra timidezza, e ti vorrei tanto amare con la dolcezza di alcune canzoni da ascoltare insieme e pensare a come siamo in pace. Vorrei che mi aiutassi a dimenticare la violenza che ci portiamo dentro, quanto io detesti le cose e come io mi stia alzando or ora per restituire a bianchezza comune le pareti della mia stanza. E a disfarmi delle cose regalandole o magari – sai cosa? – nascondendole nelle case degli altri.
Ecco. Ecco il mio pensiero felice per stanotte: raccoglierò i miei oggetti e li nasconderò nelle case degli altri.
Vorrei venirti a cercare, subito, alle due e un quarto sotto la pioggia, aspettare che fai le scale, guardarti sorpreso ma preciso nel sorriso ebete che è il mio uguale. Vorrei trovare la sicurezza, l’allineamento astrale per darti un bacio e poi vorrei che tu mi abbracciassi per ore, finalmente. Quando mi abbracci io sono sicura di qualche felicità misteriosa fatta di niente. E poi sono certa, anche se idealmente, del tuo cuore, del tuo discutere con calma, della tua leggerezza. Mi fido della tua voce cauta, della delicatezza che ti anima. Mi fido di come tu mi sia piaciuto: dell’insicurezza con la quale t’ho respinto, della sorpresa scomoda nello scoprire totale timidezza e imbarazzo quando ti ho rivisto di nuovo da Parigi.
Forse la tua è una giusta attesa: mi lasci un incredibile spazio per dismettere la mia presenza, non sentire la tua che aspetta la mia in un cuore già caldo, in un pensiero di corpo. Vorrei solo dormire abbracciata a te e ridere di quanto stiamo facendo piccola la notte e stellato il petto. Mi brucia lo sterno questo pensiero.
E se mi stessi costruendo un corso comodo, un collegamento, una luce che mi riscaldi? Chi sono io per sentirmi così altra da tutti gli altri che hanno bisogno d’amore?
Mi fido del fatto che questa, inevitabilmente, è una lettera d’amore.
Tua Cara.

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