A come americani: a differenza della east coast, mi ricordo che i newyorkesi erano molto più spicci e bruschi di modi. Ebbene, li ho trovati molto cambiati, gentili, affabili e chiacchieroni. Probabilmente il 9/11 ha segnato un nuovo inizio.
B come breakfast e bagel: sarà che il commesso si è sbagliato, ma il bagel farcito con ham & cheese (o bacon & cheese, o qualsiasi cosa non si muova & cheese) è diventato la nostra colazione ideale, ovviamente annaffiato da un litro di cappuccino. Cinque dollari in due è suonato strano anche a noi, ma tant’è. Il locale è questo, se volete provarci anche voi.
C come cuore. In America tutto sembra fatto con il cuore, con l’orgoglio, con il forte senso di appartenenza a una nazione, a una città, a qualcosa in cui ci si possa identificare. Si sprecano i proud to, me ne rendo conto, forse a volte sono addirittura esagerati… ma una parte di me gli invidia questo amore incondizionato.
D come dormire: se siete persone mediamente adattabili e amate le location bohèmiennes, vi consiglio di affittare questo appartamento. Ho cercato di lasciargli la miglior recensione che abbia mai scritto: l’appartamento, per lo standard americano, era ok ma il loro punto di forza sono la disponibilità e la dolcezza. Praticamente come stare in famiglia.
E come East Harlem, El Barrio. Bellissima sorpresa, una zona che non conoscevo (e che comunque 12 anni fa era diversa) e di cui mi sono innamorata. I giocatori di stickball della domenica mattina e i giardini condominiali resteranno nella mia top ten dei ricordi preferiti.
F come fantastica: ho pensato a tanti aggettivi, ma non c’è altro modo per definire New York. È fantastica perché è così tanta, troppa, da non stare negli occhi. È fantastica perché a pochi metri di distanza convivono realtà agli antipodi l’una dall’altra. È fantastica perché è una terra di opportunità ed è fantastica anche per i suoi limiti assurdi, a volte stupidi. È fantastica perché chi si imbatte in tutto questo non può fare altro che restarne stregato.
G come gatti: non è che ne abbiamo incontrati tanti, ma quelli che abbiamo visto erano enormi! Il commento del padrone di casa? Big Country, big cats.
H come Hans Christian Andersen (e Alice nel paese delle meraviglie): due sculture bellissime all’interno di Central Park, che desideravo tanto vedere e… ce l’ho fatta! Ma non solo queste: grazie alla minuziosa board su Pinterest che mi ero creata, sono ben poche le cose che ho dovuto tralasciare.
I come Imagine: ci siamo fermati a contemplare lo Strawberry Fields, sempre in Central Park, voluto e finanziato da Yoko Ono. Non sapevamo che fosse costruito esattamente di fronte al condominio dove abitavano e dove John Lennon è stato ucciso (farci la foto davanti, sinceramente, non ce la siamo sentita).
J come JFK: vi auguro che la compagnia aerea non vi perda mai un bagaglio, perché affrontare l’aeroporto Kennedy di New York è un’impresa ai livelli della Casa che rende folli. Per la cronaca ho speso 16€ di telefonate per venire a capo del recupero delle valigie.
K come Kleinfeld: volevo tanto passarci, vittima della televisione spazzatura che non sono altro, ma nonostante gli avessi educatamente scritto per chiedere il permesso di scattare foto, non mi si sono filati. Allora ho pensato: Kleinfeld, vai ben a cagare. E non ci sono andata.
L come Late Show di David Letterman: purtroppo non era la settimana in cui registravano, ma ci siamo comunque tolti lo sfizio comprando la mitica tazza e la maglietta, con grande gioia e sommo gusto di Lorenzo in particolare.
M come Macy’s e compagnia bella: i negozi a New York sono tanti, probabilmente troppi. Le catene come H&M, Zara, Forever21, Abercrombie, Gap, ecc… sono ormai troppo mainstream e le abbiamo anche a casa nostra. Ho preferito (seppur non disdegnandole del tutto, ovviamente) negozi di usato come Buffalo Exchange e piccoli rivenditori di abbigliamento e accessori più particolari, rigorosamente no logo. Sarà che son diventata anziana, ero partita in quarta e con intenzioni assassine, invece macché.
N come nostalgia canaglia. È proprio vero quel che diceva Thomas Wolfe “One belongs to New York instantly, one belongs to it as much in five minutes as in five years”. Ne ha parlato meglio lui di me, però.
O come orrore! I cupcakes di Magnolia Bakery! Li ho mangiati perché la provincialotta che c’è in me voleva fare come Carrie Bradshaw, ma una buona parte è stata data ai passeri del parco di fronte che, a giudicare dal livello di obesità, non devono fare raramente da tritarifiuti per quelle spugne iperzuccherate.
P come pork, perché quando dividi un piatto di pork con qualcuno, ci diventi subito amico. Questo era il clima che si respirava, come dicevo prima persone molto affabili e gentili a differenza di come mi ricordavo. Forse abbiamo preso solo bene, ma la serata passata a chiacchierare con Felipe e Cecilio è stata indimenticabile.
Q come Quaranta carote, ossia Forty Carrots: all’interno di Bloomingdale’s c’è questo bar carinissimo con una varietà pressoché infinita di dolcezze, dal gelato alle spremute salutari.
R come ristoranti e luoghi per rifocillarsi: ci siamo azzardati a mangiare la pizza due volte, la prima a Little Italy da Sal’s (inzomma…) e la seconda da Patsy’s ad Harlem (decisamente meglio). Abbiamo voluto assaggiare un po’ di tutto, quindi oltre ai canonici hamburger e carnàza, abbiamo mangiato anche messicano, giapponese, cinese, ecc… Degni di nota: El nuevo Caribe, sempre a East Harlem e Matt’s, a Hell’s Kitchen. Per le merende, sempre e rigorosamente Starbucks.
S come Survivor Tree: all’interno del Memorial di Ground Zero c’è questo albero di pero, in realtà solo un pezzo dell’originale pianta, che ha resistito al 9/11. Vederlo in fiore, rispetto agli altri alberi che sono giovani e nuovi, è stato di grande impatto. Un simbolo molto importante.
T come trasferimenti da e per l’aeroporto. Va bene che all’arrivo eravamo senza bagagli e non è stato difficile, ma anche con le due trolley a seguito, personalmente mi sento di consigliarvi i mezzi pubblici per andare e tornare dal JFK, cioè Air Train + metropolitana. Sono semplicissimi da prendere, puntuali, tranquilli e soprattutto… economici!
U come underground: la metropolitana di New York è facile e intuitiva, le fermate sono numerate così come le strade, le linee sono dritte ed è quasi impossibile sbagliarsi. Un abbonamento settimanale illimitato costa 30$ a testa (mai denaro fu meglio speso, con certi dolori ai piedi che mi ritrovavo).
V come ventisette dollari per salire sull’Empire State Building… però! Con la stessa cifra mi son portata a casa una maglietta di Bubba & Gump Shrimps (lo so, sono una brutta persona). Non siamo stati neanche alla Statua della Libertà, sempre per vostra informazione, ma in questo caso perché riaprirà solo il prossimo 4 luglio.
W come World Trade Center (e Ground Zero) ovviamente. Un luogo di pace e memoria che mi ha commosso immensamente. Sapere di camminare lì dove si è svolta questa grande tragedia, sopra a dove mi ero sdraiata tanti anni fa per fotografare le Twin Towers… mi ha lasciato un grande nodo nel cuore, difficile da sciogliere.
X come XL perché qui è tutto grande (vedi alla voce gatti) e dividere è la parola chiave, specie le porzioni giganti di cibo. Questo è anche uno dei motivi per cui si spende davvero il giusto per sopravvivere.
Y come New York Yankees e tutto il loro sport in generale… i tifosi coloratissimi in metropolitana, guardare i playoff in televisione sgranocchiando nachos… fa tutto così incredibilmente… America! Io li amo anche perché sono così.
Z come zagno! (in bolognese: freddo) A differenza dell’altra volta non faceva per niente caldo, anzi. Faceva freddino e il tempo è stato incerto. Chi si ricordava poi che a downtown tirasse tutto quel vento…
Per quanto possa essere utile, o se avete delle domande, o se siete capitati su questo post per un consiglio di viaggio su New York, non esitate a scrivermi :)
LdC
Come sempre spinti dalla nostra voglia di confonderci alla gente del luogo e sempre suggeriti dal mitico Motore di ricerca di Google abbiamo mangiato piatti tipici della zona del lago di Garda (Bigoi con le sarde alla Gardesana) e birra locale prodotta sul posto (fantastica la rossa e la Weizen).
davvero era così freddo?!?!?
pensa che noi invece siamo schiattati dal caldo quando ci siamo stati qualche anno fa
La statua di Hans Christian Andersen e quella di Alice sono stupende, confermo!
F come fantastica, concordo al 100% ciao!
vedi che alla fine anche Harlem sembrava un brutto quartiere e ora è uno dei posti più sicuri e protetti…? non dire che non te l’avevo detto!
avete fatto dei video? sono curiosa!
uhm, onestamente no :(
non ci abbiamo pensato
non siamo patiti dei video, ad essere sincera.