«Se vuoi chiamare una tua amica c’è un altro posto libero» mi dice Orietta, ferrarese, fan di Tiziano Ferro che ha accompagnato il figlio al suo primo concerto.
«Non è necessario, grazie» le rispondo «ai concerti vado da sola».
È iniziata circa due anni fa, per puro caso perché gli amici con cui dovevo andare (sempre ad un altro concerto di Tiziano Ferro) hanno purtroppo smarrito i loro biglietti. Al disappunto per la loro disavventura si aggiungeva per me ansia, che a me far le cose da sola… si sa, retaggio del passato, del Povera sfigata, nessuno è voluto venire con te?
Poi, senza nulla togliere ai miei amici, dopo attente riflessioni, sono andata lo stesso: epifania. Come quando si scopre che fare una cosa in modo diverso dal solito piace tantissimo e, da quel momento in poi, si vuole sempre farla così.
Io ho capito di voler sempre andare ai concerti da sola.
Chiariamo: a me piace stare in compagnia, soffro la solitudine, se non mi sento al centro dell’attenzione dei miei affetti patisco come una piantina a cui si sono dimenticati di dare da bere. Ma un concerto è un’altra dimensione: innanzitutto non sono l’unica a fare questa cosa, sono in mezzo a migliaia di altre persone che sono lì per lo stesso identico motivo. Non sono sola, anzi. Ma se non mi va non devo socializzare per forza. Poi nessuno sa chi io sia, quindi libero sfogo ad emozioni, grida, cori, stonature, tanto chi mi rivede? Mi posso muovere all’ultimo momento, tanto un posto per una persona si trova sempre, anche se non si hanno le poltrone assegnate (tipicamente è il posto fra due sconosciuti che non vogliono sedere vicino). Da sola posso scegliere se ho fame, se ho sete, se voglio andare in bagno, se voglio spostarmi, se voglio avvicinarmi, allontanarmi, uscire prima se sono stanca. Posso mangiare un tramezzino in piedi mentre faccio la fila e posso contare sul sorriso degli addetti alla perquisizione che tanto, una donna sola, con una borsa così piccola, che male potrà mai fare.
«Prego, si accomodi, non serve stappare la bottiglia, si figuri signora».
E così, zitta zitta, ho comprato biglietti per Morandi e Baglioni, per gli Who, per i Kasabian, i Baustelle poi di nuovo per Tiziano Ferro, sabato scorso, allo stadio. E la magia si è verificata ancora, puntuale, con sommo disagio di mia madre e dei suoi «Ma proprio non piace a nessun altro dei tuoi amici?».
Continuerò sempre ad essere una piccola piantina da annaffiare quotidianamente, avrò sempre bisogno dei miei affetti intorno perché nessun uomo è un’isola.
Ma quando vado ad ascoltare Tiziano, canta solo per me.
LdC