«Vorrei tornare adolescente» diceva ieri sera il mio moroso mentre uscivamo dal cinema «così non avrei tutte queste faccende di cui occuparmi». So che scherzava e che, come me, non farebbe cambio e non rinuncerebbe a tutto ciò che si è faticosamente costruito in quasi quarant’anni di vita. Lo comprendo perché a volte anche io, fra responsabilità, case da vendere, case da comprare, mutui da far combaciare, lavoro, secondo lavoro, scadenze fisse, un minimo di vita sociale per illudersi di avere ancora in pugno la situazione, ne esco stressata.
Per non dire stremata.
E allora, complice un pomeriggio trascorso con Leonardo come ai bei vecchi tempi e un concerto di Claudio Baglioni sputato fuori da Sky come a dire tiè, mi sono ricordata proprio del periodo quindici/sedici anni (vale a dire circa vent’anni fa) e mi sono chiesta come credo avrebbe fatto chiunque al posto mio, dov’è finita quella persona.
E se, come desideravamo io e la Simo sedute sulle panchine della Montagnola a fumare, le frasi delle canzoni -che sentivamo talmente nostre da cantare a squarciagola per sentirle ancora di più- avevano in qualche modo ragione, oppure se i pensieri di tutti i giorni hanno preso la loro poesia e l'hanno nascosta da qualche parte.
Oggi che ci sembrano così, banalmente, tremendamente, solo canzoni.
Sei tu che porterai il tuo amore
Per cento e mille strade
Perché non c’è mai fine al viaggio
Anche se un sogno cade
LdC