Un po’ di tempo fa ragionavo sulle cose che si perdono e che si possono perdere. Un pomeriggio, in montagna, stavo selezionando mentalmente gli amici a cui scrivere una cartolina –ebbene sì, sono una di quelle romanticone rétro che ama spedire cartoline scritte a mano- e mi sono resa conto di come, a distanza di un anno, coloro che avevo in mente erano molto diversi da quelli che potevo avere in mente l’estate scorsa a Lampedusa, oppure in Spagna nel 2009.
Quindi, ho pensato, anche le persone sono come le cose: ce ne sono di quelle che facciamo di tutto per non perdere e che, invece, purtroppo perdiamo… quelle che lasciano un vuoto incolmabile e semplicemente quelle la cui sparizione, ci rendiamo conto, alla fine non è poi un dramma.
Perché sono sostituibili, oppure perché non ne avevamo poi così bisogno.
Ad esempio io ho questa totale incapacità di portarmi dietro le amicizie dell’infanzia e dell’adolescenza. A parte un paio di rarissimi casi, le persone che frequento oggi sono conoscenze che risalgono al massimo ad un paio di lustri fa. Forse sono una che trangugia e digerisce troppo in fretta la gente, forse sono volubile, oppure forse sono solo un’amica di merda.
(in questo ultimo caso sono in buona compagnia)
Comunque sì, ci sono cose che si possono perdere e persone che, nonostante tutto ciò che abbiamo potuto condividere in passato, possiamo accettare di avere perso.
LdC